Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/02/2016, a pag.10, con il titolo "La Lega Araba non esiste più, e il Marocco cancella il vertice ", l'analisi di Francesca Paci. La Lega Araba è morta già da tempo, grazie al Marocco adesso dovrebbero saperlo tutti, ottimo il pezzo di Paci.
Francesca Paci Lega Araba: in memoriam
Il mondo arabo è tutto fuorché unito. Oggi più che mai. A sostenere il contrario ci si ostinerebbe nello spaccio di quel fuorviante sogno nasseriano per il quale molti governi regionali sono già stati chiamati a rendere conto alla piazza. Lo sa bene il sovrano del Marocco, l’unico ad aver finora parato l’effetto domino delle rivolte del 2011 e il primo adesso a cogliere l’aria glaciale che tira cancellando la riunione della Lega Araba
prevista i 6 aprile prossimo a Marrakesh. Con una dura nota del ministro degli esteri Salaheddine Mazouar, re Mohammed VI ha fatto sapere al Segretario Generale Nabil al-Arabi e ai colleghi con base al Cairo che il suo Paese si tira indietro, che non ospiterà come promesso il 27esimo summit perché in «assenza di obiettive condizioni di successo» rischia di essere «fine a se stesso» e di rifilare alla gente «una falsa impressione di unità e solidarietà tra gli Stati arabi».
Sviluppo regionale
Correva l’anno 1945 quando i regni di Egitto, Iraq, Transgiordania si associavano all’Arabia Saudita, al Libano e alla Siria dando vita all’organizzazione della Lega Araba con lo scopo a oggi sostanzialmente disatteso di favorire lo sviluppo regionale. Quattro anni dopo si sarebbe aggiunto lo Yemen e poi via via altri 15 Paesi, dalla Libia alla Tunisia alla Somalia, moltiplicando le sedie intorno al tavolo proporzionalmente alle inimicizie trasversali. A tre quarti di secolo di distanza l’Iraq è a pezzi, la Siria, sospesa nel 2011 a fronte della feroce risposta del regime alla richiesta di riforme, non c’è più, lo Yemen è lacerato dalla guerra, la Libia è una polveriera solo parzialmente esplosa, il Libano balla tristemente sul Titanic, l’Arabia Saudita ha perso con il valore del greggio tutto l’allure dell’onnipotente petrolmonarchia. Anche considerando le limitate performance della Lega, che in 52 anni di vita è riuscita a portare in porto appena 26 riunioni, la situazione attuale è eccezionalmente frammentata. Cosa tirarne fuori ancora? Ben poco, sembra pensare re Mohammed VI, che da tempo, anche in contrapposizione al litigioso Consiglio di Cooperazione del Golfo, punta molto di più sulle opportunità strategiche della locale Arab Maghreb Union (nelle ore in cui inviava al Cairo la lettera di disdetta, il Marocco scriveva pure al presidente algerino Abdelaziz Bouteflika ribadendo «l’irreversibile unione» strategica rappresentata dall’Amu).
Mohammed VI, re del Marocco
Spostato in Mauritania
A ospitare il summit, già precedentemente spostato da 29 marzo al 6 aprile su richiesta di Riad, dovrebbe essere adesso la Mauritania ma l’orizzonte annuncia nubi nere. Nelle parole del ministro Mazouar («i leader arabi non possono confinarsi ancora una volta ad analizzare sterilmente le loro divergenze e divisioni senza offrire risposte decisive») si ode l’eco della tensione crescente testimoniata anche dalla decisione dell’Arabia Saudita di tagliare 3 miliardi di dollari di aiuti all’esercito libanese, reo di non aver affiancato a sufficienza Riad nello scontro politico con Teheran e di conseguenza in quello tra sunniti e sciiti. «Voglio chiedere un appuntamento con re Mohammed VI, guardarlo negli occhi, dirgli che è un eroe e baciargli le mani per essersi rifiutato di ospitare la Lega Araba», dice l’anchorman egiziano Tawfiq Oukasha, uno dei più acerrimi nemici della Fratellanza Musulmana che pochi mesi fa si è augurato che Netanyahu bombardasse l’Iran.
Mala tempora per la Lega Araba, orfana al tempo stesso del bellicoso passato nasseriano ma anche di quello più recente e un po’ più propositivo. «I negoziati tra israeliani sono a un’impasse tragica e l’unico piano di pace sul tavolo oggi è quello della Lega Araba i cui Stati membri praticamente non esistono più», nota l’ex deputato del Mertz Mossi Raz di passaggio a Roma per una conferenza sulla sua All for Peace Radio di Gerusalemme. Il Marocco guarda avanti, alla fine raccontare agli arabi la favola di un’unità mai esistita non ha portato fortuna a nessuno.
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