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Israele: dove la giustizia è uguale per tutti e la morte è quotidiana a destra la famiglia Weismann Israele ha una peculiarità, in verità una tra le tante, che poche nazioni al mondo hanno. Scrivo spesso che Israele è un paese che non conosce la noia, un paese dove una notizia, anche la più importante, dopo qualche ora, passa in seconda linea di fronte ad avvenimenti nuovi, quasi sempre tragici. Ma non divaghiamo, Olmert, condannato a 19 mesi per corruzione, si farà la sua galera come decretato dai giudici. Naturalmente lui si proclama innocente ma fosse dipeso da me lo avrei condannato solo per l'obbrobrio dei palazzi dell'affare Holyland, un vero e proprio colpo nello stomaco, e per aver attentato, facendosi corrompere, alla gloria di Israele e alla storia pulita e onesta dei suoi Padri fondatori. Israele non è un paese corrotto, la sua è una storia di gente che ha sempre amato l'essenziale e che fino agli anni 90 del secolo scorso andava orgogliosa di una dignitosa quasi-povertà. Credo comunque che oggi sia molto difficile trovare un paese dove non esista la corruzione, nemmeno i paradisi scandinavi ne sono esenti e lo dimostrano proprio recentemente le accuse al Ministro degli esteri svedese, Margot Wallstroem, si proprio quella che aveva accusato Israele di omicidi extraterritoriali, coinvolta in uno scandalo immediatamente insabbiato. Ho nominato i Padri (e Madri) fondatori e mi vengono inevitabilmente alla mente Golda Meir e il suo tre camere e cucina in cui riceveva i ministri offrendo loro tazze fumanti di caffè; Menachem Begin e la sua onestà; David Ben Gurion, i capelli bianchi al vento, la sua camicia aperta, gli immancabili sandali marroni e la sua casetta nel kibbuz Sdè Boker nel Neghev dove si possono ancora vedere le consunte poltrone di pelle dove lui e Paula passavano le serate e , naturalmente, l'immensa libreria. La vicenda di Ehud Olmert è finita e cancellata dalle cronache dei media perchè nel frattempo sono accadute altre cose molto più gravi e dolorose. Aveva 21 anni, si chiamava Tuvia, serviva nell'Unità combattente di Nahal, sposato con un bimbo di pochi mesi. Erano tutti e tre, Tuvia, la giovanissima moglie e il loro bambino, al supermercato per fare la spesa prima dello Shabbat quando due ragazzini di 14 anni, due esemplari dell'esercito di bambini assassini allevati da Abu Mazen e, prima di lui , da Arafat che aveva inventato e programmato i corsi propedeutici per terroristi organizzando lezioni di odio e violenza dalle scuole materne in su. Ricordiamolo Tuvia Weissman, ragazzo di 21 anni, assassinato perchè ebreo, ricordiamolo bello e sorridente come ce lo mostrano le foto assieme al suo bambino. Oggi, durante i suoi funerali, come sempre con la partecipazione di migliaia di persone in lacrime, altri tre israeliani sono stati accoltellati, otto attacchi terroristici in 12 ore. Nei 4 mesi dell'intifada dei coltelli sono state uccise 33 persone innocenti, più di 300 i feriti e a Ramallah non hanno più strade, piazze e scuole da intitolare agli assassini. Ne parlano i media in Italia? Forse mi è sfuggito, ma non ho sentito la notizia della morte di Tuvia nè della morte di Almog assassinato a Tel Aviv mentre parlava al telefono con la sua ragazza, nè di Eden colpito a morte da un sedicenne arabo mentre dormiva in autobus o di Gal che era di guardia alla tomba dei Patriarchi a Hebron. Mentre Israele è invaso da questi giovani assassini pronti a tutto pur di ammazzare l'ebreo ecco che arriva un' altra minaccia all'esistenza di Israele dal Libano, dove Nasrallah, non pago della guerra in Siria, ha minacciato di far saltare per aria gli impianti di ammoniaca di Haifa che, ha dichiarato il mascalzone, avrebbero l'effetto d una bomba all'idrogeno e potrebbero ammazzare quasi un milione di israeliani. Per finire in gloria ho letto oggi una notizia scandalosa che arriva dall'Italia. A Milano, alla Fiera del turismo, BIT, esiste uno stand della "palestina" che non parla di Ramallah o di Gaza, bensì di Israele. Gerusalemme, il Monte degli Ulivi, la Chiesa del Santo Sepolcro, tutto in chiave palestinese. Presentano Israele, i suoi luoghi sacri, le sue bellezze, chiamandolo palestina, nei depliant si legge che la "palestina" va dal mare Mediterraneo al fiume Giordano, con tanto di gigantografia dell'aquila palestinista. https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1214872701874652&set=pcb.1214882395207016&type=3&theater Eppure qualcuno osa ancora parlare di pace tra Israele e una popolazione di terroristi dove le madri si lamentano di non avere abbastanza figli da mandare ad assassinare ebrei. Deborah Fait |
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