Germania: l'incontro Netanyahu/Merkel
Commento e rassegna stampa di Roberto Giardina
Giorni di tensione per la visita di Netanyahu a Berlino, nella settimana della Berlinale, il Festival del Cinema. Le misure di sicurezza hanno paralizzato il cuore della metropoli, bloccando le strade intorno alla Stazione dello Zoo, dove si intrecciano tutti i collegamenti regionali, e giungono tra l´altro gli autobus per e dall´aeroporto. Eppure nessuno ha osato protestare.
Il “Tagesspsiegel”, il primo giornale della capitale, elenca in un lungo articolo i disagi e i problemi logistici, limitandosi e dare dei consigli ai lettori per evitare il caos. Tuttavia, i commenti e i servizi della tv e dei quotidiani rivelano preoccupazione, e un malcelato imbarazzo.
La “Frankfurter Allgemeine”,17/02 mette in prima pagina la foto di Angela Merkel e dell´ospite sorridenti, ma la didascalia pur di una riga è esplicita: “Die hohe Kunst des Erwartungs managements”, l´alta arte del management delle aspettative. “Siamo due paesi amici e due grandi democrazie”, dichiara la Cancelliera, ma dall´incontro nessuno può attendersi molto. Israele cerca, almeno nell´occasione, di evitare critiche troppo aspre: Berlino ha sottoscritto gli accordi con l´Iran, e i tedeschi sono in fibrillazione, si precipitano a Teheran per fare affari. L´articolo a pagina quattro sui colloqui (il sesto incontro dal 2008) analizza il desiderio di riavvicinamento in una fase di crisi: quando si parla di tutto, di cooperazione in economia e nel campo della ricerca sceitnfica, ma il conflitto in Medio Oriente viene appena citato superficialmente, “allora qualcosa non quadra”.
“Israele teme il riavvicinamento tra Germania e Iran", scrive nell´edizione online il settimanamel “Der Spiegel”, e durante l´incontro con Netanyahu, la Merkel ha cercato di attenuare le preoccupazioni…la Germania vuole normalizzare i rapporti con Teheran, assicura Frau Angela, solo se l´Iran riconoscerà il diritto all´esistenza di Israele.
E l´ospite ha ribadito il ruolo di Israele nella lotta contro l´islamismo.
“Der schwierige Freund”, l´amico difficile, è il titolo in prima pagina della “Berliner Zeitung”: Germania e Israele rafforzano la loro unione, nonostante i dissensi. “Sì, nonostante l´armonia ci sono state domande scomode”, inizia l´articolo. Netanyahu è giunto in un momento poco opportuno in una Germania invasa in pochi mesi da oltre un milione di profughi, in gran parte giovani maschi arabi, che hanno già creato gravi problemi.
Basta ricordare la notte di San Silvestro a Colonia: un migliaio di Flüchtlinge, fuggiaschi, come qui più esattamente vengono chiamati quelli che noi definiamo migranti, hanno aggredito le donne, per ore, davanti alla polizia che non è intervenuta e, dopo, ha taciuto con la complicità dei media. Per non mettere in difficoltà Frau Merkel, già isolata per la sua politica delle frontiere aperte, e favorire l´avanzata dei movimenti populisti e dei gruppi razzisti.
Una Germania in scacco matto: sotto il peso del passato, si evitano critiche ai profughi arabi, per non essere accusati di razzismo.
“La nostra politica di migrazione viene guidata in modo sbagliato a causa di un complesso storico di colpa”, ammette “Die Welt” sempre il 17 febbraio. “Der deutsche Integrations furor”, è il titolo dell´articolo di fondo a pagina tre, che non occorre tradurre. Non tutti gli ospiti sono controllabili. Per l´integrazione è necessario che accettino i principi della Costituzione, che ricorda la Shoah.
I profughi arabi in maggioranza la ignorano completamente, e alcuni dichiarano agli istruttori tedeschi di essere d´accordo con Hitler. E per gli ebrei la vita quotidiana si fa pericolosa. Si moltiplicano le aggressioni, anche se la stampa vi dà poco risalto, e si consiglia “di evitare di farsi riconoscere”. “Wir werden sehr viel Geduld haben müssen”, dovremo avere molta pazienza, è il titolo dellla „Süddeutsche Zeitung“, nei giorni precedenti all´arrivo di Netanyahu, sull´intervista a Salomon Korn, 73 anni, dal 2003 vicepresidente del Consiglio Centrale degli ebrei in Germania.
Un´intervista chiaramente voluta per sdrammatizzare il clima: per Korn, dal 20 al 25 per cento della popolazione nutre sentimenti antisemiti, ma non si dovrebbe eccedere in pessimismo, in sostanza va meglio di quanto si creda. I tedeschi che per natura tendono al pessimismo vanno rassicurati. Meglio evitare che si facciano prendere dal panico.
Roberto Giardina