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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.02.2016 Auto-odio ebraico: riflessioni per capire
Analisi di Eli Kavon

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 febbraio 2016
Pagina: 1
Autore:
Titolo: «Auto-odio ebraico: riflessioni per capire»

Auto-odio ebraico: riflessioni per capire
Analisi di Eli Kavon

(Traduzione di Angelo Pezzana)

L'articolo è stato pubblicato in inglese sul Jerusalem Post.

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Walter Rathenau, Theodor Lessing

Gli irlandesi si auto-disprezzano ? Gli italiani provano imbarazzo di fronte alla loro storia ? Perché gli iraniani, che dovrebbero provare vergogna per essere in cima alla lista degli sponsorizzatori del terrorismo mondiale, sono così orgogliosi del loro passato ? Non ho la risposta a queste domande, non appartengo a queste culture e tradizioni, io discendo da un popolo – l’ebraico – che appare a disagio per quello che è, ignora la propria storia ma la condanna e critica lo Stato ebraico che invece rappresenta la speranza dell’indipendenza degli ebrei nella terra d’Israele, per cui hanno pregato per 2.000 anni. Mi chiedo, c'era auto-odio ebraico nel mondo antico ? e in quello medievale ? E' vero, c’erano degli ebrei che abbandonavano l’ebraismo per diventare pagani o che si convertivano al cristianesimo o all’islam.

Nel 1492, per non essere espulsi, 50.000 ebrei si convertirono al cattolicesimo, ma 100.000 decisero di salvare la propria identità ebraica e abbandonarono la Spagna, affrontando ogni sorta di avversità pur di continuare a vivere da ebrei. L’auto-odio ebraico e senso di inferiorità sono un fenomeno moderno. All’ebreo moderno manca il “complesso di superiorità” dei suoi avi e non si riconosce più nel concetto di “popolo eletto”. L’illuminismo europeo ha contribuito a diffondere negli ebrei un senso di inferiorità - il giudaismo antico era primitivo, tribale e privo di etica - mentre gli illuministi sostenevano che la religione rivelata, come anche il cristianesimo, era in profondo contrasto la superiorità della “ Religione della Ragione” Conquistata l’emancipazione e la cittadinanza, per gli ebrei l’idea di un popolo e di una nazione ebraica venne meno, si rivolsero quindi ad altro per provare la loro lealtà ai paesi dove vivevano.

Heinrich Heine, il grande poeta tedesco del 19° secolo, era ebreo, ma divenne luterano, attribuendo la sua conversione al fatto che il cristianesimo era “ la chiave per entrare nella civiltà occidentale”. Per questo, per Heine e molti altri, l’essere ebrei era un disagio e un ostacolo. Persino l’arrivo del moderno sionismo non riuscì a cancellare l’auto-odio. Mentre gli ideali del movimento sionista restituivano agli ebrei l’orgoglio e una difesa contro l’assimilazione - dopo 2.000 anni di vita nella dispora - l' essere ebrei veniva vissuto come una storia di sofferenza, persecuzione e dolore. Ma questa è solo una parte del tutto, perchè il successo economico, le conquiste culturali e la creatività religiosa erano comunque al centro dell’esperienza ebraica nell’esilio. Nei 19 anni che ho insegnato Storia Ebraica nelle scuole superiori della South Florida, ho avuto come guida il Libro “ The Jew in the Modern World: A Documentary History”, una raccolta di testi curata da Paul Mendes-Flohr e Jehuda Reinharz.

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Max Nordau

In merito al moderno auto-odio ebraico, ho trovato due testi in soprendente contrasto fra loro. Il primo – “Ascolta, o Israele”- pubblicato in Germania nel 1897, scritto da Walter Rathenau, un famoso industriale e uomo di stato, ed ebreo. La sua critica degli ebrei tedeschi è devastante, tanto che venne persino usata in Germania dagli anti-semiti quale valido strumento contro gli ebrei. Rathenau non incluse poi quel testo dalla raccolta dei suoi scritti, giudicandolo troppo negativo. Eppure Rathenau rifiutava la conversione come risposta al rifiuto cristiano verso gli ebrei tedeschi, proponendo piuttosto una “ cosciente auto-educazione e adattamento degli ebrei alle attese dei Gentili”. Le sue parole rivolte agli ebri tedeschi sono sconvolgenti: “ Guardatevi allo specchio! Questo è il primo passo verso una auto-critica. Sfortunatamente nulla può modificare il fatto che sembrate spaventosi per i vostri difetti personali, o che vi vengono attribuiti... quando avrete osservato il vostro corpo mal fatto, le vostre spalle ricurve, i vostri goffi piedi, la vostra immagine sciatta e tondeggiante ... arriveranno nuove generazioni che avranno cambiato, rinnovandolo, il loro modo di presentarsi al mondo esterno “.

Rathenau continua: “ Non so a chi assomiglia in Palestina il popolo d’Israele – non mi pare però che appaiano di bella presenza – ma 2.000 anni di miseria lasciano dei segni troppo profondi per essere ripuliti dall’acqua di colonia”. Mentre il leader sionista Max Nordau, pochi anni dopo, esalta gli “ebrei muscolosi”, quasi una risposta alle critiche di Rathenau, entrambi giungono a conclusioni del tutto opposte. Rathenau chiede agli ebrei di assimilarsi imitando la società dei gentili. Nordau chiede agli ebrei di presentarsi in gran forma fisica e oltrepassare il concetto di assimilazione. In contrasto con le idee portanti di Rathenau in merito a fede, preghiere e martiri ebrei, come sottolineava il titolo del suo testo, il suo contemporaneo Theodor Lessing, filosofo tedesco, anche lui ebreo, esplora l’auto-odio ben riassunto nell’appello di Rathenau agli ebrei per respingere aspetto e valori ormai solo più imbarazzanti. Quando era studente, Lessing si convertì al cristianesimo, ma poi ritornò al giudaismo e divenne sionista. Il suo studio “Auto-odio Ebraico”, pubblicato nel 1930, esplora la psicologia degli intellettuali ebrei, che respingono la proprie radici ebraiche e ne disprezzano le origini. Lessing si chiede: “ Tutti amiamo l’uso di questa bella affermazione ‘ Felice colui che ricorda con gioia i propri avi ‘. Ma quanto è andato perduto per un bambino che si vede costretto a vergognarsi perchè opinioni irresponsabili sulla sua etnia lo hanno precipitato in un mondo dove tutto sembra essere accidentale ? Quel bambino, circondato da un ambiente insoddisfacente, trova risposte deboli, avvolte da catene infrangibili”. Lessing esorta gli ebrei a liberarsi da questa oppressiva eredità e a non tradire il proprio destino. Come Rathenau esortava gli ebrei a guardarsi nello specchio per cancellare la propria ebraicità, Lessing lancia un messaggio del tutto opposto: “ Siate decisi ! di sicuro saprete resistere alle vostre sofferenze e ottenere la vostra stessa liberazione in mezzo al vostro popolo eterno”.

Per Lessing, il ritorno degli ebrei nella Terra d’Israele era la condizione per raggiungere il rinnovamento ebraico e la fine di una vita innaturale in Europa, che aveva portato all’auto-odio. Ironia della sorte, sia Rathenau che Lessing hanno fatto la stessa fine. In quanto Ministro degli Esteri del governo di Weimar dopo la 1a Guerra mondiale, Rathenau fu assassinato in quanto “porco ebreo” da estremisti di destra nel 1922. Lessing venne ucciso dai nazisti in Cecoslovacchia nel 1933. Quasi un secolo dopo, il dibattito è più vivo che mai, visto che giovani ebrei fanno parte del movimento che boicotta Israele in America e Europa, intellettuali ebrei etichettano Israele come “stato di apartheid” e paragonano i soldati ebrei di Tzahal ai nazisti. I post-sionisti, che diffamano Israele, affermando che lo Stato è nato dal “peccato originale” del genocidio e dell’imperialismo, sono esempi di auto-odio. Come si dice spesso, gli ebrei sono a volte i peggiori nemici di se stessi. La nostra grande eredità viene sperperata e respinta da quegli ebrei che disprezzano le loro radici e la loro identità, un passato glorioso e un prospero presente che dovrebbe invece essere celebrato, non denigrato.

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Eli Kavon, rabbino, scrittore e insegnante a Sunrise, Florida.
Scrive per il Jerusalem Post


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