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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.02.2016 La conferenza di Monaco? Inquietante come nel '38
Analisi di Guido Salerno Aletta

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 febbraio 2016
Pagina: 6
Autore: Guido Salerno Aletta
Titolo: «La conferenza di Monaco? Inquietante come nel '38»

Riprendiamo da MILANO FINANZA di oggi, 18/02/2016, a pag. 6, con il titolo "La conferenza di Monaco? Inquietante come nel '38", l'analisi di Guido Salerno Aletta.

A destra: Monaco 1938, Neville Chamberlain stringe la mano a Hitler: "la pace nei nostri tempi"

Già parlare di una Conferenza a Monaco per trovare una soluzione pacifica alla crisi della Siria evoca un precedente inquietante. Oggi come allora si discute della fine dell'integrità territoriale di uno Stato sovrano: la Siria di oggi è la Cecoslovacchia del 1938. Allora fu il preludio a un nuovo conflitto mondiale: si squilibrava un assetto geopolitico già di per sé molto precario. Difficile descrivere diversamente la situazione attuale. La Germania nazista, a quei tempi, rivendicò con successo l'estensione dei suoi confini alla regione dei Sudeti, sottraendola alla Cecoslovacchia, in virtù della popolazione di etnia e lingua tedesca che la popolava. II desiderio della Gran Bretagna di appeasement con la Germania, volto a equilibrare lo strapotere continentale della Francia vincitrice del primo conflitto mondiale, fu decisivo.

Oggi ci sono due potenze arabe sunnite, Turchia e Arabia Saudita, che offrono sostegno alla popolazione anch'essa sunnita maggioritaria nella porzione orientale del territorio siriano, per aiutarla a sottrarsi al regime alawita di Bashar al-Assad. Turchia e Arabia Saudita si sono dichiarate pronte a far entrare le loro truppe in territorio siriano: l'integrità territoriale della Siria, Stato sovrano, è in pericolo così come accadde nel 1938 per la Cecoslovacchia. Anche stavolta, come allora, c'è una forte tensione revisionistica: la Germania rivendicava la necessità di ridiscutere non solo il Trattato di Versailles, ma l'intero assetto geopolitico dato al Centroeuropa dopo la fine della Prima Guerra mondiale, con lo smantellamento dell'Impero austro-ungarico. La Germania voleva tomare al rango politico di grande potenza, e perseguiva concretamente l'obiettivo con una politica di espansione territoriale: l'annessione dei Sudeti, per via della popolazione di stirpe e lingua tedesca, fu il primo passo. Presto seguì l'Anschluss con l'Austria.

Immagine correlata
Monaco 2016: John Kerry con il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov

Stavolta è la Russia di Putin che vuole rivedere l'ordine geopolitico: vuole riconquistare il ruolo di superpotenza globale che perse con la dissoluzione dell'Urss, e non può accettare che si saldino alle frontiere meridionali le forze di due Paesi, Turchia e Arabia Saudita, legati a filo doppio agli Usa. Se la prima è il pilastro della Nato in quello scacchiere, l' altra è legata da una special relationship sin dai tempi di Yalta. Gli Usa, per contro, mirano a ridurre definitivamente la Russia a potenza regionale. L'accerchiamento iniziato con l'adesione alla Nato di Paesi europei già membri del Patto di Varsavia, e dopo il ribaltamento recente degli equilibri in Ucraina, sarebbe completato con questa operazione in Siria. Devono approfittare ora della debolezza politica ed economica della Russia, determinata dalle sanzioni seguenti l'annessione della Crimea, e del travaglio economico e politico della Cina.

C'è un terzo fattore che richiama il contesto in cui si arrivò al Patto di Monaco del '38: così come, allora, l'Inghilterra si arrese alla Germania per ridefinire gli equilibri europei a danno della Francia, oggi sono gli Stati Uniti a rimettersi alle convergenti ambizioni di Turchia e Arabia Saudita pur di chiudere ancor più nell'angolo la Russia. E c'è una quarta assonanza: così come nel '38 sarebbe stata impensabile un'espansione della Germania a danno della Cecoslovacchia, se non a seguito dello spappolamento dell'Impero austro-ungarico deciso a Parigi con il Trattato di Saint-Germain, oggi sarebbe impensabile una saldatura sunnita a danno della Siria senza la decomposizione dell'Urss, la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo lamentata da Vladimir Putin. Così come il collasso dell'Impero austro-ungarico rese possibile l'invasione tedesca dei Sudeti, così è stato il collasso dell'Urss a rendere possibili le guerre occidentali in Afghanistan e in Iraq e ora a spianare la strada all'ingresso di Turchia e Arabia Saudita in Siria.

A Monaco, nel '38 fu l'Inghilterra a dare via libera all'invasione dei Sudeti da parte della Germania, pur di mettere all'angolo la Francia. Londra nutriva un odio inestinguibile verso la nazione che aveva incendiato l'Europa con una Rivoluzione laica, con le antiche dinastie detronizzate da Napoleone, un borghese che si era arrogato il rango di Imperatore senza averne alcuna legittimità. Stavolta, sempre a Monaco, è l'intero blocco occidentale che sembra voler dare via libera all'invasione dell'area orientale della Siria da parte delle potenze sunnite, Turchia e Arabia Saudita, pur di mettere ancora più all'angolo la Russia, l'ultimo impero antico, fondato su principi e valori che nulla hanno a che vedere con il capitalismo occidentale. Anche il comunismo sovietico, in fondo, si è rivelato una mera sovrastruttura di potere, incapace di incidere sulle millenarie tradizioni russe. Che Mosca abbandoni il regime di Assad è escluso. Che i Paesi occidentali siano davvero pronti a impiegare i propri eserciti in un conflitto terrestre in Siria, è ancor più dubitabile. Sono guerre di riequilibrio, combattute per procura. A Monaco, ancora una volta, si gioca con i destini del mondo.

Per inviare la propria opinione a Milano Finanza, telefonare al direttore Pierluigi Magnaschi a 02/58219207, oppure scrivere a mf-milanofinanza@class.it


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