Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 17/02/2017, a pag. 3, l'articolo "Netanyahu a Berlino incontra Merkel".
Sulle pagine dell' Osservatore Romano trovano spazio soltanto le voci palestinesi ufficiali, naturalmente tutte protese nella propria guerra ideologica contro Israele. "E' di 28 palestinesi feriti da armi da fuoco il bilancio degli scontri avvenuti ieri nel campo profughi di Al-Amari", riporta OR senza preoccuparsi di indagare la dinamica dei fatti.
La presenza solo della versione dei fatti fornita dall'ufficio stampa di Abu Mazen condiziona l'intera narrativa di questo pezzo e, in generale, il modo in cui OR presenta gli avvenimenti che riguardano Israele. Strabismo, cecità e condiscendenza verso l'operato criminale dei terroristi.
Ecco l'articolo:
I negoziati di pace in Vicino oriente, la guerra in Siria, il terrorismo internazionale e un prgramma di aiuti congiunto per l'Africa: questi i temi centrali sul tavolo dell'incontro, oggi a Berlino, tra il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Un incontro di particolare importanza — dicono gli analisti — anche nell'ottica di un rilancio delle relazioni tra Unione europea e Israele dopo i recenti attriti sulla etichettatura Ue dei prodotti provenienti dagli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Ma non solo: Netanyahu cerca il sostegno europeo anche sulla questione del nucleare iraniano e più in generale sulla necessità — da lui sottolineata nel suo intervento al Forum di Davos — di un rafforzamento della sicurezza per Israele.
Benjamin Netanyahu
E proprio ieri è stata l'ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, Samantha Power, a sottolineare l'importanza dell'accordo con Teheran. Intervenendo di fronte a una platea di studenti in Israele, l'ambasciatrice ha ricordato che «l'Iran resta una minaccia» ma «se l'accordo sarà applicato correttamente, la strada verso le armi nucleari sarà interrotta». Proprio in questi giorni stanno partendo le trattative tra Israele e gli Stati Uniti per un piano decennale di aiuti militari. E anche per questo Power ha incontrato ieri i vertici del Governo e delle forze armate.
La necessità di un rafforzamento della sicurezza è anche dovuto alla recente escalation delle violenze in Cisgiordania. E' di 28 palestinesi feriti da armi da fuoco il bilancio degli scontri avvenuti ieri nel campo profughi di Al-Amari. Tutto è cominciato, secondo la ricostruzione fornita dalle autorità palestinesi, quando una pattuglia di 25 soldati israeliani è arrivata nel campo per arrestare un funzionario di Al Fatah (il partito politico del presidente Mahmoud Abbas). I soldati si sono dovuti confrontare con un nutrito gruppo di giovani che ha iniziato a lanciare pietre e bottiglie di vetro e, secondo i palestinesi, anche «ordigni artigianali». I militari hanno sparato. Un soldato è finito in ospedale, ferito da una pietra.
E sulla questione della sicurezza in Cisgiordania è intervenuto ieri il premier palestinese Rami Hamdallah che, in un discorso a una delegazione di parlamentari britannici in visita a Ramallah, ha chiesto a Londra di «proteggere le vite dei palestinesi, in Cisgiordania e a Gaza, dalle violazioni israeliane come le demolizioni delle abitazioni, le incursioni giornaliere dell'esercito e il trasferimento illegale». Il premier ha ricordato che i negoziati diretti sono ancora in profondo stallo e che la condizione centrale posta da Ramallah per il dialogo è la completa e immediata cessazione delle attività edilizie israeliane in tutta la Cisgiordania. «Più di 175 palestinesi sono stati uccisi da ottobre» ha ricordato Jamal Dajani, direttore media dell'ufficio del primo ministro, sostenendo che la situazione di instabilità è tale che potrebbe essere risolta solo «dalla presenza di forze internazionali». Hamdallah ha inoltre informato la delegazione di parlamentari che la leadership palestinese ha intenzione di portare presto la questione degli insediamenti all'attenzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
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