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Oriana Fallaci - Le radici dell’odio. La mia verità sull’islam - 15/02/2016

Le radici dell’odio. La mia verità sull’islam
Oriana Fallaci
Rizzoli euro 20

Con Le radici dell’odio. La mia verità sull’islam (pp. 480, € 20, prefazione di Lucia Annunziata) Rizzoli pubblica una raccolta di scritti di Oriana Fallaci che accompagnano il lettore in un viaggio nelle viscere del Medio Oriente. Gli articoli di maggiore interesse risalgono al periodo fra il 1966 e il 1970, quando apparvero sull’Europeo, e descrivono le origini della lotta armata palestinese contro Israele. È una finestra che consente di guardare da vicino il conflitto di guerriglia e contro-guerriglia che opponeva palestinesi e israeliani da prima a dopo la Guerra dei Sei Giorni, così come di ascoltare Yasser Arafat teorizzare alla vigilia del Settembre Nero: «Non vogliamo la pace ma la distruzione di Israele».

I feddayn descritti da Oriana Fallaci erano «volontari arabi» ma anche «stranieri», italiani inclusi, che si muovevano tra piccoli villaggi, dune desertiche e rifugi ingaggiando il primo conflitto asimmetrico del Novecento contro l’esercito regolare israeliano. La presenza di «stranieri» colpì Oriana Fallaci perché distingueva i feddayn dai vietcong «che dall’estero accettano solo armi e danaro».

A guidare il movimento armato palestinese, a fianco di Arafat, erano leader come Faruk Kaddumi, che credeva nel legame con la Cina di Mao e nell’alleanza con l’Urss, e George Habbash, teorizzatore degli attentati terroristici ovunque nel mondo «perché il nemico non è solo Israele ma l’imperialismo» e dunque «è lecito colpire anche in Europa e anche i passeggeri non israeliani che vanno in Israele».

La Fallaci si reca nelle basi dei feddayn nel Nord della Giordania, sotto il Golan siriano, descrive le incursioni contro i kibbutzim israeliani in Galilea e le loro motivazioni, tattiche e ideologiche. Sono cronache risalenti a quasi mezzo secolo fa, ma in una regione come il Medio Oriente, dove il passato è immanente per milioni di individui, aiutano a comprendere cosa c’è nella memoria dei protagonisti contemporanei di un conflitto che ancora oggi cerca la sua definitiva composizione.

Maurizio Molinari - La Stampa




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