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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
11.02.2016 Hamas e Fatah verso la 'riconciliazione'? Sarà un modo per coordinare meglio il terrorismo contro Israele
Entrambe lautamente finanziati dall'Occidente, ovvero da tutti noi

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 11 febbraio 2016
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Accordo tra Hamas e Fatah»

Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 11/02/2016, a pag. 3, la cronaca "Accordo tra Hamas e Fatah".

E' da dieci anni che, a intervalli regolari, si discute di "riconciliazione" tra Hamas e Fatah e di nuove elezioni. Per ora non se ne è mai fatto nulla: la cleptocrazia dell'Anp e i terroristi clericofascisti di Hamas non vogliono rischiare di perdere tangenti e privilegi perché la guerra - è cosa nota - è un grande affare, soprattutto se i finanziamenti per farla sono concessi generosamente dai Paesi musulmani, dall'Occidente e dalle organizzazioni internazionali, Unrwa, Unione Europea e le innumerevoli agenzie Onu dalle molte denominazioni.
Alcune osservazioni:
1) ...
il palazzo di Vetro sostiene «tutti ili sforzi a favore di una genuina riconciliazione palestinese sulle basi della non violenza». Ci chiediamo come debbano essere lette queste parole, visto che Hamas è universalmente riconosciuto da tutti gli organismi internazionali come un movimento terrorista.
2) ...
I membri di Al Fatah furono cacciati dalla Striscia e Hamas assunse il controllo. I più fortunati riuscirono a fuggire, la maggior parte venne scaraventata in strada dagli ultimi piani dei palazzi di Gaza City. Cacciati ??
3) A Gaza la situazione non è cambiata, se ci saranno elezioni nei territori l'Anp cederà il potere ad Hamas. Non dovrebbe Israele preoccuparsi ? Secondo l'inviato dell'Onu la notizia è delle migliori. Per Hamas, sicuramente.

Ecco la cronaca:

Immagine correlata
Un raduno di terroristi di Hamas

I due principali partiti palestinesi, Hamas e Al Fatah, che controllano rispettivamente la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, hanno raggiunto ieri a Doha, in Qatar, un accordo per la creazione di un nuovo Governo di unità nazionale che dovrebbe spianare la strada verso le elezioni generali. Si tratterebbe — dicono i commentatori — di un passo molto importante verso la riunificazione amministrativa di tutti i Territori palestinesi. Secondo il quotidiano palestinese «Al Quds», le trattative si sono svolte sotto l'egida dell'emirato qatariota, che ha svolto un'importante mediazione tra le parti.

Sul tavolo, oltre alle discussioni riguardanti la creazione del nuovo Esecutivo congiunto, le trattative tra Khaled Meshal per Hamas e Azzam Al Ahmad per Fatah si sono concentrate sulla gestione del valico di Rafah (tra Gaza e l'Egitto) che dovrebbe essere affidata a un unico corpo di guardie. Il precedente tentativo di creare un Governo di unità nazionale palestinese risale al giugno 2014: i negoziati fallirono a causa dell'influenza delle frange più estreme dei due movimenti.

Immagine correlata
Abu Mazen con Khaled Mashal, ovvero: il ladro antisemita e il terrorista assassino

Un plauso all'accordo di Doha è giunto dal coordinatore speciale dell'Onu per il processo di pace in Medio oriente, Nickolay Mladenov, il quale ha sottolineato che il palazzo di Vetro sostiene «tutti ili sforzi a favore di una genuina riconciliazione palestinese sulle basi della non violenza». Mladenov ha espresso l'auspicio per «la formazione di un nuovo Governo di unità nazionale che si attenga al programma dell'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina, ndr.) e che conduca a elezioni da tempo attese: questi sono elementi importanti». La frattura tra Hamas e Al Fatah risale al giugno del 2006 quando si verificarono combattimenti nella Striscia di Gaza. I membri di Al Fatah furono cacciati dalla Striscia e Hamas assunse il controllo.

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ornet@ossrom.va

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