Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 10/02/2016, a pag. 11, con il titolo "Netanyahu: 'Un muro contro le belve' ", il commento di Eric Salerno.
Oggi il contaballe n° 1 della stampa italiana, Michele Giorgio del Manifesto, scrive il solito articolo parziale, che non riprendiamo: gli manca la fantasia nell'accusare Israele di ogni nefandezza che di solito caratterizza i suoi pezzi. Proponiamo invece quello del contaballe n° 2, Eric Salerno, le ha contate quando era in Israele, continua a raccontarle adesso che è rientrato in Italia.
Il suo pezzo è tutto proteso a "dimostrare" l'estremismo di Israele, senza dimendicare di attaccare Benjamin Netanyahu, che "non sembra trovare altro modo per difendere il paese che l'arroccamento".
Ma Salerno ha anche pronta la giustificazione del terrorismo (mai nominato come tale, naturalmente): "La maggioranza dei giovani, spesso bambini, protagonisti dell'intifada dei coltelli provengono da villaggi in Cisgiordania e hanno attaccato (anche ieri due aggressioni) coloni o militari ai posti di blocco all'interno del territorio occupato". In questa frase non manca proprio niente: i bambini (guai a chiamarli terroristi!) palestinesi, i coloni, i posti di blocco, l'occupazione.
Anche la redazione del Messaggero è responsabile di disinformazione e menzogna omissiva, con la scelta di un titolo ("Netanyahu: 'Un muro contro le belve' ") che lascia intuire falsamente che il premier di Israele consideri belve tutti i palestinesi e che voglia costruire un muro (mentre in realtà il progetto concerne una barriera difensiva a rete).
Ecco l'articolo:
Michele Giorgio, Eric Salerno: i contaballe n° 1 e 2 della stampa italiana
Israele è una «villa nella giungla» circondata da «bestie feroci». Per il premier israeliano e il suo governo di destra i negoziati con i palestinesi non hanno senso, la leadership palestinese è inesistente, il piano di pace saudita insufficiente e l'unica soluzione per difendere il paese è chiuderlo in una grande gabbia. Cemento armato, reticolati e mine anti-uomo. Un progetto miliardario per «difendere Israele dal Medio Oriente così come è oggi e così come potrebbe diventare in futuro».
L'intifada dei coltelli continua a mietere vittime più tra i giovani attaccanti che tra i soldati e i civili israeliani e il governo non sa come fermarla. Netanyahu, ieri, ha fatto un sopralluogo a nord di Eilat, la cittadina balneare sul mar Rosso, dove è in fase di costruzione una barriera di trenta chilometri lungo il confine con la Giordania. Doveva essere una zona più aperta nelle menti di Rabin e re Hussein all'epoca della storica firma del trattato di pace ma la mancanza di un accordo con i palestinesi e la situazione destabilizzata in tutta la regione ha modificato il quadro e il premier non sembra trovare altro modo per difendere il paese che l'arroccamento. Qui la barriera seguirà il tracciato del confine come nel deserto a sud dove gli anni scorsi hanno visto alcuni tentativi di infiltrazione dall' Egitto e nel nord dove è sempre possibile una nuova guerra con gli Hezbollah libanesi.
UNA VILLA NELLA GIUNGLA Netanyahu ha avvertito che saranno chiuse anche le "falle" in Cisgiordania, ossia nei territori occupati dove il grande Muro di cemento e le altre barriere hanno tracciato una linea “difensiva” che ha strappato terre e case ai palestinesi rendendo sempre più difficile la loro vita quotidiana. Fu l'ex primo ministro Ehud Barak a parlare di Israele come una «villa nella giungla» e ai giornalisti che lo accompagnano nel sopralluogo di ieri Netanyahu si è servito della stessa definizione. «Diranno: ma cosa volete fare, circondare la villa? La mia risposta è sì. Nell'ambiente in cui viviamo ha insistito - dobbiamo guardarci dalle belve. Un’opera del valore di miliardi da costruire gradualmente in più anni ma da completare per difendere il Paese». Non è entrato nei dettagli ma almeno lungo la cosiddetta “linea verde", ossia il tracciato dell'armistizio del 1967, Israele intende appropriarsi di altre terre palestinesi. Soprattutto a ridosso delle colonie che avanzano rendendo sempre meno possibile la creazione di uno stato palestinese indipendente accanto a Israele. La maggioranza dei giovani, spesso bambini, protagonisti dell'intifada dei coltelli provengono da villaggi in Cisgiordania e hanno attaccato (anche ieri due aggressioni) coloni o militari ai posti di blocco all'interno del territorio occupato. Il Muro, in questi casi, non costituisce una difesa. E non lo è contro quei giovani arabi nati e cresciuti nei villaggi e quartieri intorno a Gerusalemme o contro i pochi arabi israeliani coinvolti negli attacchi degli ultimi mesi.
GLI SPECIALISTI Se la barriera è un progetto a fasi, oggi specialisti dell'esercito sono impegnati su due fronti alla ricerca di tunnel sotto il confine con Gaza e, a Nord, con il Libano. Hamas continua a costruirne anche se la sua leadership sostiene di non voler un altro scontro armato con Israele. Netanyahu ha sollecitato l'esercito a demolire i tunnel simili a quelli che furono usati dai militanti di Hamas durante l'ultima guerra.
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