Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/02/2016, a pag. 16, la cronaca "Netanyahu: 'Barriere attorno a Israele' ".
Il numero di israeliani uccisi da attentati palestinesi prima e dopo la costruzione della barriera difensiva
Il primo ministro Benjamin Netanyahu è convinto che chiudere tutte le frontiere di Israele con una barriera protettiva o un Muro come nella Cisgiordania aiuterà il suo Paese a sentirsi più protetto e scoraggiare attacchi da oltre confine, dove agiscono «le belve feroci». Un chiaro riferimento al Califfato islamico e al pericolo che la “debole” Giordania possa essere la prossima tappa di conquista dei miliziani del Daesh. Se i tunnel da Gaza sono un minaccia primaria e immediata, nel giro di pochi anni Israele sarà interamente chiuso da una barriera, ha annunciato il premier durante un sopralluogo compiuto a nord di Eilat, lungo il confine con la Giordania, dove è in fase di costruzione una barriera di 30 chilometri per proteggere la zona. Netanyahu ha anche avvertito che saranno presto chiuse anche le attuali “parti mancanti” nel Muro con la Cisgiordania e sarà rinforzato quello con Gaza.
La nuova barriera sul confine giordano è stata avviata con una decisione del governo nel 2015, i 30 km in costruzione partono, dalla più meridionale località turistica di Eilat e arrivano fin nella valle di Timma, dove è in costruzione un nuovo aeroporto internazionale. Quello attualmente in uso a Eilat è stato quasi circondato dall’abitato negli anni e la pista consente — per le normative internazionali — soltanto lo scalo di piccoli aerei turboelica non in grado di soddisfare le aspettative degli albergatori della città-vacanze israeliana.
La barriera difensiva
Nel 2013, Israele ha anche completato un recinto di cinque metri di altezza filo spinato lungo i 200 chilometri di confine con il Sinai, cercando così di impedire ai gruppi terroristici, trafficanti di droga e migranti africani di infiltrarsi territorio israeliano dalla penisola egiziana. Per motivare la scelta della barriera da costruire tutto intorno al Paese, il premier è ricorso ad una definizione dell’ex primo ministro Ehud Barak secondo cui Israele è una “villa nella jungla”. «Diranno: ma cosa volete fare, circondare la villa? La mia risposta — ha ripetuto Netanyahu — è sì. Nell’ambiente in cui viviamo dobbiamo guardarci dalle belve. Un’opera del valore di miliardi da costruire gradualmente in più anni ma da completare per difendere il Paese».
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