Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 07/02/2016, a pag.14, con il titolo "Svolta nelle moschee, sermoni in italiano contro i predicatori dell'odio", l'articolo di Vladimiro Polchi.
La Moschea di Roma
Spade e Corano, il simbolo dei Fratelli Musulmani, il Corano si legge, ma le spade a che serviranno ?
Se si trattasse di una religione come le altre, la cronaca di questa firma sarebbe da accogliersi con un 'finalmente' e la cosa finirebbe lì. Ma così non è, per diversi motivi:
1. L'islam non è soltanto una religione, l'identificazione fra stato e moschea è totale. Non a caso il terrorismo, che invano tanti, troppi, si ostinano a chiamare 'islamista', si auto definisce 'islam' e l'obiettivo è la conquista del mondo, con la conseguente sottomissione di tutti coloro che musulmani non sono.
2. L'islam in Italia è una branca dei Fratelli Musulmani, un movimento mondiale super integralista, catalogato in Egitto e in molti paesi musulmani come 'terrorista'. In Italia non lo si è mai voluto riconoscere, ma questa è la verità. Il suo obiettivo, molto più pericoloso dell'Isis, è l'invasione silenziosa dei paesi occidentali. L'Italia non fa eccezione.
3. L'articolo definisce i Fratelli Musulmani 'duri', un aggettivo fuori luogo, non sono duri, per ora, , ma astuti, nel proporsi 'moderati' e come tali vengono ritenuti. Soprattutto dai nostri vari governi, che di islam non hanno mai capito nulla.
4. Con questa firma si ufficializza la rispettabilità dei Fratelli Musulmani. L'invasione silenziosa avrà così maggiori possibilità di crescere, con la benedizione, per ora di due sindaci, di Torino e Firenze, convinti di fare la cosa giusta, ma la bacchetta magica che credono di possedere è una pia illusione, si rivelerà presto per quello che è: una catastrofe per l'Italia.
Ecco l'articolo:
«Chi predica nelle nostre moschee deve farlo anche in italiano. È arrivato il tempo della trasparenza». Nelle parole di Izzedin Elzir, c'è la fotografia di una "svolta": i duri dell'Ucoii ( Unione delle comunità islamiche d'Italia) firmano un «patto di cittadinanza» con i sindaci di Firenze e Torino. «Sermoni in italiano - promette l'imam fiorentino - contro i predicatori d'odio». Chi sono oggi i "musulmani d'Italia"? A mappare la complessa galassia dell'islam è un recente studio interno del Viminale. «La presenza islamica nel nostro Panse - si legge - ammonta a circa 1.613.000 unità, pari al 32,2% del totale degli stranieri». Non solo. «In Italia sono presenti più di 700 luoghi di culto islamici, ma non tutti possono qualificarsi come moschee. Le moschee vere e proprie oggi sono poche: quelle di Roma, Segrate, Ravenna, Colle di Val d'Elsa, Palermo e Catania». Tra le varie organizzazioni islamiche censite, l'Ucoii, originariamente vicina ai Fratelli musulmani, «rappresenta sicuramente un punto di riferimento importante, essendo la più diffusa e radicata organizzazione islamica italiana». «Oggi - sostiene il presidente, Izzedin Elzir - alla nostra comunità fanno capo ben 163 moschee e sale di preghiera in tutta Italia». Sarà proprio lui, Izzedin, a firmare domani il "patto di cittadinanza" a Firenze e Torino, a cui seguiranno presto altre città. Cosa cambia? Se è vero che già oggi molti imam leggono il Corano anche in italiano, per la prima volta si firma un impegno tra comunità islamiche e istituzioni locali. Insomma, non ci si affiderà più alla buona volontà del singolo predicatore, ma lo si obbligherà alla traduzione. «La recita rituale del Corano in arabo durante la preghiera - spiega Izzedin - è un elemento fondante dell'adorazione di Allah, dunque insostituibile. Tuttavia da secoli è autorizzata la traduzione, così anche i non arabi possono comprenderne il senso. Molti imam dell'Ucoii da oltre vent'anni già tengono il sermone nelle due lingue». Ora lo dovranno fare tutti. Non sarà un risultato immediato, «gli imam seguiranno corsi di italiano e all'inizio saranno assistiti da traduttori, cosl durante il sermone del venerdì non solo le parole del predicatore, ma anche i versetti del Corano verranno letti in arabo e italiano». Non è tutto: con la firma del patto, i musulmani si impegnano al rispetto dei valori della Costituzione e all'apertura di bacheche nelle varie moschee dove raccontare e spiegare tutte le iniziative della comunità. «Vogliamo garantire trasparenza e tranquillizzare i nostri concittadini - afferma il presidente dell'Ucoii - per far capire a tutti che non abbiamo nulla da nascondere. Inoltre, il sermone in italiano è per noi anche una necessità pratica. Oggi infatti sempre più musulmani non sono arabofoni. Mi riferisco ai fratelli albanesi, senegalesi, pachistani, bangladesi e, naturalmente, agli italiani convertiti. Ci unisce a tutti la lingua del Paese in cui viviamo».
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