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Siamo in guerra 06/02/2016

La testimonianza di un italiano deportato in un campo di sterminio nazista, sopravvissuto ed ora in Israele, mi ha scosso non poco: "Erano (le Waffen SS) in 170 e noi in 170.000: a sputi li avremmo potuto ucciderli, ma noi eravamo così tanto annichiliti da non riuscire a far niente." Testimonianza tratta dallo speciale "L'europeo" su Israele di pochi anni fa. Il vostro articolo recente sugli Ebrei tedeschi mi ha riportato immediatamente alla mente l'antefatto. Ritengo possibile che i circa 300.000 Ebrei residenti attualmente in Germania, ma ciò vale per tutti gli Ebrei nel Mondo e non solo che non vogliono soccombere al nuovo dilagante antisemitismo, si organizzino, prima di tutto mentalmente, a difendersi come si difende oggi Israele: sì, anche paramilitarmente, sfruttando tutte le "pieghe legali"che la democrazia offre, con un accurato lavoro di "intelligence", sfruttando la denuncia pubblica verso tutti gli atti antisemitici perpetrati nei propri confronti dai nuovi nazisti-islamisti, aprendo e coinvolgendo con dibattiti pubblici chi tutt'oggi solo apparentemente se ne disinteressa, gridando quanto la Libertà sia insita nel'Uomo e quanto invece la prevaricazione dei Diritti vada contro il comune senso di Giustizia. Ritengo, ancora, che il Popolo tedesco si stia accorgendo di quanto poco lungimirante possa essere l'uomo politico tanto da prendere a pedate il comune buon senso a favore di un cattivo senso economico riservato ai soliti pochi.
L'invito alla "Resistenza" vale, indistintamente, per tutte le persone che amano la Liberta! Grazie per l'attenzione,

Stefano Riva

Ha ragione, anche in modo paramilitare, se questo significa capire che siamo in guerra. I metodo sono tanti, fare informazione è quelle a cui tutti possono accedere.

IC Redazione


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