Riprendiamo da SETTE - Corriere della Sera di oggi, 05/02/2016, a pag. 47, con il titolo "Prove di disgelo", il commento di Davide Frattini.
Davide Frattini
Le scuse, il risarcimento (20 milioni di dollari da dividere tra i parenti delle nove vittime), il ritorno a breve degli ambasciatori. Ci sono voluti quasi sei anni perché le relazioni diplomatiche tra la Turchia e Israele ripartissero dalla normalità: succede adesso che i due Paesi sembrano di nuovo avere bisogno l'uno dell'altro. La guerra in Siria ha scompigliato le alleanze nella regione, il premier turco Recep Tayyip Erdogan si è dovuto allontanare dagli iraniani diventati avversari nel Paese dall'altra parte della frontiera e in qualche modo è rientrato nella coalizione sunnita che l'Arabia Saudita vorrebbe guidare. Benjamin Netanyahu ha fatto della battaglia (persa) contro l'accordo tra le potenze occidentali e Teheran sul programma nucleare una ragione di vita (e di politica).
Un albergo a cinque stelle a Gaza. Prigione a cielo aperto?
Resta ancora un passaggio da definire tra le due nazioni: Ankara chiede che il governo di Netanyahu rimuova l'embargo che stringe la Striscia di Gaza . La formula concordata prevederebbe un annuncio che permetta ai turchi di proclamare vittoria e agli israeliani di non ammettere la resa. Le trattative devono tenere però conto di un terzo leader: Abdel Fattah al Sissi preferisce che il blocco imposto ad Hamas resti in vigore, Gaza preoccupa l'Egitto quanto Israele.
Da Gerusalemme hanno rassicurato il Cairo («nessuna decisione unilaterale sarà presa»), mentre ad Ankara aspettano a comprare il biglietto aereo per l'ambasciatore da inviare a Tel Aviv fino a quando la questione della Striscia non sia risolta. L'ingorgo geopolitico potrebbe venire sciolto dai sauditi: Erdogan ha bisogno di uscire dall'isolamento (è in crisi pure con la Russia di Vladimir Putin), Sissi non può fare a meno degli aiuti miliardari concessi dalla monarchia del Golfo. Il presidente egiziano minaccia di non riaprire il valico di Rafah, a sud della Striscia, anche se la Turchia e Israele dovessero trovare un'intesa. Da Faraone del più popoloso Paese arabo sa però di non poter restare l'unico a tenere le chiavi del cancello che isola i palestinesi.
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