Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/02/2016, a pag. 13, con il titolo "Turchi e sauditi in Siria: è iniziata la spartizione", il commento di Carlo Panella.
Carlo Panella
Aleppo, Siria
Il poderoso attacco che le forze di terra iraniane, con la massiccia copertura dell'aviazione russa e il supporto delle milizie siriane hanno scatenato mercoledì contro Aleppo non ha solo fatto fallire le trattative di Ginevra sulla Siria. Ha creato una situazione sul terreno che impone alla Turchia e all'Arabia Saudita una contro escalation che sicuramente non tarderà. Questo attacco, che mira a prendere d'assedio da tutti i lati la "capitale morale della Siria", indica che Russia, Iran e ovviamente Beshar al Assad non hanno nessuna intenzione di combattere solo l'Isis, ma puntano a sbaragliare soprattutto le forze ribelli anti Assad. Aleppo, infatti, non è affatto una città in mano al "Califfato" ma è controllata a spicchi: innanzitutto, quasi a metà, dalle forze ribelli anti Assad filo Ankara e Ryad (con una posizione forte della laica Free Syrian Army); meno di un quarto è controllato dalle milizie di Assad, ben più di un quarto è controllato da al Nusra e l'Isis occupa posizioni marginali.
Il dispositivo militare messo in campo da Iran, Russia e Assad è talmente massiccio che ha effettivamente la possibilità non tanto di conquistare la citta, ma di cingerla d'assedio per prendere gli avversari per fame e isolamento, esattamente come avviene a Madaya (dove i civili continuano a morire di fame) e in molti altri centri. Nessun dubbio, peraltro, che l'offensiva terrestre sia condotta essenzialmente dai Pasdaran iraniani e da Hezbollah (che obbedisce formalmente agli ayatollah di Teheran), ieri infatti è ufficializzata la morte in battaglia del colonnello dei Pasdaran iraniani Mohsen Qajaryan, che si aggiunge ai 4 generali iraniani dei Pasdaran caduti ad Aleppo negli ultimi due mesi.
Ma la concreta possibilità di una vittoria militare irano-russa-baathista su Aleppo non può essere assolutamente tollerata né da Ankara, né da Ryad, né dai Paesi sunniti, Egitto in testa. Se si avverasse, infatti l'Iran degli ayatollah consoliderebbe in maniera definitiva il suo controllo di una parte determinante del territorio della Siria. È quindi ovvia la loro reazione che probabilmente non si limiterà all'incremento delle forniture militari - in particolare i micidiali missili Tow - ai ribelli. È invece probabile che la Turchia - con un qualche facile pretesto - decida di penetrare nel territorio siriano, peraltro pienamente legittimata dal fatto che questa striscia lunga circa 90 chilometri al di là del confine tra Turchia e Siria, si estende tra le città siriane di Jarabulus e Marea, ed è occupata dall'Isis. Quindi, anche dal punto di vista formale e della legalità internazionale, questa mini-invasione contro l'Isis non darebbe problemi. Anche se Obama ha sempre imposto di non attaccare l'Isis su questo facile fronte, come più volte chiesto da Erdogan. Ma ora, questo fronte è "caldo", per più tentativi di provocazione di parte turca, tanto che ieri al Amaq, organo ufficiale del "Califfato" ha scritto che i propri jihadisti «hanno aperto il fuoco contro soldati turchi che volevano infiltrarsi nella terra del Califfato nei pressi di Tarabulus».
L'eventualita di una "mini invasione" turca è data peraltro per certa da Mosca, tanto che il generale Igor Konashenkov portavoce del Ministro della Difesa russo ieri ha denunciato: «Abbiamo seri motivi per sospettare una intensa preparazione della Turchia per una invasione militare della Siria; osserviamo con crescente frequenza i segnali di preparazione segreta da parte delle forze militari turche ad azioni concrete sul territorio della Siria». L'invio delle truppe da parte saudita invece non ha nulla di segreto. Lo ha dichiarato ieri il portavoce militare di Riad: siamo pronti a inviarle, ha detto, «Se la coalizione internazionale sarà d'accordo» Dunque, la "non strategia" siriana di Obama sul Medio Oriente, così come la sua piena legittimazione di un Iran ormai non più frenato dalle sanzioni, permettono ora agli ayatollah di tentare una sostanziale annessione della Siria al proprio dominio. Il tutto, condito da insulti sprezzanti dell'alleato siriano di Teheran nei confronti di Washington e Parigi, che ieri hanno chiesto la fine dell'assalto a Damasco. Secondo il ministro degli Esteri di Damasco, infatti «le parole di Kerry e Fabius provano la relazione tra i terroristi e i Paesi che cospirano contro la Siria e che continuano a essere coinvolti nel bagno di sangue». Siamo al punto che Assad ormai si premette di dare del terrorista a Obama e Hollande...
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