Riprendiamo dalla STAMPA - Torino di oggi, 04/02/2016, a pag. 47, con il titolo "L'Università: 'Abbiamo 20 progetti con Israele' ", la cronaca di Fabrizio Assandri.
Il Technion a Haifa
«Lo sviluppo dei rapporti di scambio scientifico e didattico con Israele costituisce un impegno importante e irrinunciabile per l’Ateneo». L’Università di Torino mette in chiaro che non tornerà indietro rispetto all’accordo di collaborazione con il Technion, l’Israel Institute of Technology di Haifa, che trenta docenti torinesi chiedono di rescindere «per non collaborare con l’occupazione della Palestina». Lo fa parlando dei venti progetti europei, gestiti con ventisei partner nelle università israeliane di Tel Aviv e Gerusalemme, e in diversi istituti e centri di ricerca israeliani.
Le intese tra atenei
Non c’è dunque solo l’accordo con il Technion: gli accordi coinvolgono undici dipartimenti, sui 27 totali dell’Università, e spaziano dalla scienza alle medicine, dall’informatica alle scienze sociali, fino agli studi umanistici. Tra i campi di indagine ci sono la genomica, le nanotecnologie, la neurologia, la sicurezza del cibo e perfino la dipendenza dal gioco. All’accordo con Haifa sui temi della salute e del benessere, si aggiungono altri tre accordi quadro, che prevedono lo scambio di studenti e dottorandi in diritto comparato, agraria, biochimica con le università di Haifa, Gerusalemme e l’istituto Weizman.
No ai progetti militari
«Nessuna delle ricerche prevede finalizzazioni in applicazioni militari» spiegano dal rettorato. Ma l’accordo con il Technion, che collaborerebbe con l’esercito e alla produzione di armi, continua a essere contestato. Ieri è stata la volta di un gruppo di studenti, che fanno parte del collettivo “Progetto Palestina”. Con kefiah e bandiere palestinesi hanno volantinato nel Campus Einaudi, dove hanno anche appeso un grosso manifesto – che il vento in serata si è portato via –, che recita: «Trenta docenti universitari hanno chiesto di boicottare l’accordo con il Technion. E tutti gli altri?»
Per sollecitare altre adesioni, hanno appiccicato cartelli fuori dagli studi dei docenti, invitandoli al boicottaggio. «Contestiamo l’idea che la ricerca non c’entri con la politica – dice Fabio, studente di psicologia –. Invece, c’entra eccome». Anche lo sviluppo tecnologico sul tema dell’acqua – recita ad esempio il volantino - «è strumento del colonialismo in Palestina».
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