Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/02/2016, a pag. 3, con il titolo "Storia della 'gauche morale' e dei profeti del 'campo del Bene' ", l'analisi di Mauro Zanon.
Mauro Zanon
La Revue des Deux Mondes
La Revue des Deux Mondes è la più antica rivista europea fra quelle ancora in attività. Fondata nel 1829 con l’obiettivo di dotare la Francia di una tribuna di idee in grado di dialogare ad alti livelli con gli altri paesi europei e l’America, ospitò nella prima parte della sua esistenza le riflessioni dei più importanti letterati del XIX secolo, Alexandre Dumas, Honoré de Balzac, Charles Baudelaire, Alfred de Musset, quando erano le questioni letterarie a costituire l’architrave della rivista. Poi la riflessione politica, i temi di società, l’economia e le belle arti hanno iniziato a occupare gli spazi principali, e ora, con l’altrettanto celebre Commentaire, si contende il trono di rivista intellettuale di riferimento delle destre. Fa sempre dibattito, La Revue des Deux Mondes, e l’ultimo numero, consacrato ai benpensanti e al conformismo del “campo del Bene”, da Rousseau alla “gauche morale”, ha già fatto venire l’orticaria a certa stampa progressista (Mediapart di Edwy Plenel, una settimana fa, bollava già gli autori come “ossessionati dall’identità e dalle origini”).
Si parte da lontano nel dossier principale della rivista, intitolato “Le camp du bien”, da colui che Robert Kropp definisce “il padre del politicamente corretto”, JeanJacques Rousseau, per dirigersi verso i nuovi “preti del progressismo”, come li chiama la giornalista del Figaro Natacha Polony: gli apologeti del multiculti, le femministe che straparlano di égalité ma si tappano la bocca quando quell’uguaglianza non è rispettata dai musulmani, quelli che è tutta colpa dei neoreazionari se aumentano le tensioni nel paese, quelli che i Zemmour, i Finkielkraut, le Lévy e i Mé- nard sono degli ottusi passatisti quando parlano di “identità infelice” e difendono le radici cristiane della Francia. Nell’editoriale, la direttrice Valérie Toranian parla di “nuova battaglia ideologica” in corso tra gli insubordinati al pensiero unico e la “gauche morale”, quelli che apodittici affermano di essere dalla parte giusta della Storia, quel “campo del Bene” che il filosofo e sociologo Jean-Pierre Le Goff ha ribattezzato “goscismo culturale”. “E’ relativista, antiautoritario ed edonista, moralista e sentimentale ed esercita una polizia del pensiero e di linguaggio di un nuovo genere (…) Non taglia le teste, demonizza e consegna i suoi avversari alla vendetta trattandoli allegramente come razzisti, islamofobi, omofobi, devoti o complici dell’estrema destra”, scrive Le Goff.
Lo storico dell’arte Jean Clair ricorda quando fu etichettato come “vichysta” per aver esaltato il tricolore francese: “Come avevo osato fare l’elogio di questo pezzo di stoffa tricolore che le Ligues prima della guerra e poi Vichy avevano brandito?”. Dopo gli attentati a Parigi, sono tornate a essere esposte con orgoglio le bandiere, ma “come ripetere queste parole, riaccendere queste fiamme, quando fino a ieri non si poteva fare senza essere sospettati di cripto-nazismo?”. E’ una storia analoga a quella dell’intellettuale Richard Millet, processato dal pol. corr. per il suo “Éloge littéraire d’Anders Breivik”. “Come ogni sistema totalitario, anche se soft, quello del bene funziona attraverso l’intimidazione e la propaganda; denunciarlo è un impegno senza fine”. L’anno scorso, il Monde ha scritto che La Revue des Deux Mondes è la rivista del “pessimismo profetico e reazionario”, da quando Valérie Toranian, ex direttrice di Elle, ne ha assunto la guida, e tra i contributor sono arrivati Eric Zemmour, Michel Houellebecq e Michel Onfray. Figuriamoci cosa potranno pensare ora i giornalisti del quotidiano della “gauche morale” sbertucciati dalla Revue des Deux Mondes.
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