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Il Foglio Rassegna Stampa
02.02.2016 Alain Finkielkraut: un intellettuale scomodo
Sotto attacco di moralisti e benpensanti

Testata: Il Foglio
Data: 02 febbraio 2016
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Il 'maledetto' di Francia»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/02/2016, a pag. 3, l'editoriale "Il 'maledetto' di Francia".

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Alain Finkielkraut

La notizia è stata commentata su IC sabato scorso.

Se non verrà eletto, non metterò più piede all’Accademia”, aveva esclamato Jean d’Ormesson. Alla fine Alain Finkielkraut è riuscito a sedersi tra i quaranta “immortali” dell’Académie Française, la prestigiosa istituzione fondata dal cardinale Richelieu nel 1635. Per l’occasione era presente anche il premier Manuel Valls. A nulla sono servite le torte in faccia che Finkielkraut ha ricevuto durante il suo discorso di commiato dall’università. A nulla i pamphlet contro “il neoreazionario”. Anche ieri, i giornali francesi erano pieni di editoriali contro l’autore della “Sconfitta del pensiero”, il libro di Finkielkraut che nel 1987 segnò la svolta “reazionaria” nella cultura francese, perché conteneva già tutti i temi conduttori di tanti successivi lamenti: la barbarie che contamina la cultura, l’antirazzismo, l’odio di sé, la cultura dominante “prigioniera della dittatura dell’opinione pubblica”… Finkielkraut è odiato perché è l’inclassificabile di Francia, la sua Cassandra inquieta. Perché spazia su tutto, letteratura, modernità, ebraismo, nazionalismo, colonialismo, tradizione, umanesimo, sionismo.

Ieri, il deputato socialista Pascal Cherki ha detto che se Finkielkraut non fosse stato ebreo, “sarebbe uno dei portavoce del Front national”. Repubblica in Italia gli dava di “teorico del nazionalismo”, mentre il francese Monde lo accusava di “ossessione dell’immigrazione”. Scrittore, storico, scienziato sociale, figlio di un ebreo polacco deportato a Auschwitz, nel suo ultimo libro, “L’identità infelice”, Alain Finkielkraut tratteggia “una Francia in cui l’origine non ha diritto di cittadinanza se non a condizione di essere esotica, e in cui una sola identità è tacciata d’irrealtà: l’identità nazionale”. In quel conclave di laiconi che è l’Académie Française, Finkielkraut sarà l’unico ad aver definito Papa Ratzinger “lo scomunicato dal pensiero maggioritario, per quelli che potremmo chiamare i precetti mediatici della congregazione per la propagazione delle dottrine del politicamente corretto, un Papa che ha saputo puntare il dito sul problema maggiore della nostra epoca, ossia il relativismo”. Mediapart, il sito della sinistra benpensante, moralista e inquisitrice, ha chiamato Finkielkraut “le maudit”. Averne di maledetti così.

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lettere@ilfoglio.it

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