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Informazione Corretta Rassegna Stampa
01.02.2016 IC7 - Il commento di Alessandro Bertoldi: Israele siamo noi, lo saremo sempre più
Dal 24 al 30 gennaio 2016

Testata: Informazione Corretta
Data: 01 febbraio 2016
Pagina: 1
Autore: Alessandro Bertoldi
Titolo: «IC7 - Il commento di Alessandro Bertoldi: Israele siamo noi, lo saremo sempre più»

IC7 - Il commento di Alessandro Bertoldi
Dal 24 al 30 gennaio 2016

Israele siamo noi, lo saremo sempre più

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Israele siamo noi. È il titolo di uno dei più importanti libri di Fiamma Nierenstein, già parlamentare italiana e presto Ambasciatrice d'Israele in Italia, ma è molto più che un motto, uno slogan o il semplice titolo di un eccellente libro. Dire che Israele siamo noi significa richiamare alle nostre radici, alla nostra provenienza storica, religiosa e culturale, nonché constatare che Israele si riconosce in noi, ma soprattutto che noi ci dovremmo riconoscere in Israele come nostro unico avamposto libero e democratico in Medio oriente. Quella frase dovrebbe ricordarci da che parte stare in quella porzione del mondo, perché gli israeliani sono come noi e vedono e vivono la vita e la religione esattamente nel nostro stesso modo, modo di vivere sempre più in pericolo.

Quel titolo è davvero emblematico, una premonizione per l'Occidente intero, come lo è la recensione di Angelo Pezzana pubblicata da Libero nel lontano 2007, in cui il cofondatore della Federazione Italia-Israele e di Informazione Corretta, scrisse: "Se noi occidentali siamo in piena crisi di identità, se non sappiamo capire le radici nazi-fasciste del fondamentalismo islamico, se di fronte alla minaccia globale del terrorismo non ci viene altro in mente che imbandire il tavolo della pace, rivolgiamo un pensiero grato a Fiamma Nirenstein, che con il suo libro appena uscito Israele siamo noi (Rizzoli ed.) ci insegna come tirarci fuori dalle sabbie mobili dentro le quali, totalmete inconsci, stiamo affondando. Da Israele, il Paese nel quale vive ormai da molti anni, lancia al mondo occidentale segnali inequivocabili. Ci dice di aprire gli occhi prima che sia troppo tardi, ci chiede di capire che quanto sta accadendo agli ebrei in Israele sarà destino comune in Europa se non avremo il coraggio di dare una svolta alla politica suicida che ha segnato troppo a lungo la storia di questo dopoguerra. In mezzo a tutti gli “ismi“ criminali che hanno marchiato a sangue il secolo passato, solo uno ha lasciato una eredità di valori democratici, il sionismo, il movimento risorgimentale che ha portato alla rinascita dello Stato ebraico. Che però ci viene presentato dalla disinformazione dilagante come un insieme di errori e di illegittimità, con lo scopo dichiarato, persino spudoratamente, di arrivare alla cancellazione di Israele dalle carte geografiche. Un’Europa addormentata, che invece di combattere il terrorismo, che ne vuole distruggere storia e civiltà, gli liscia il pelo, convinta di essere poi risparmiata, in preda ad uno pseudo pacifismo che le impedisce di vedere e reagire. E’ un libro, quello di Fiamma Nirenstein, che non concede nulla all'ipocrisia dilagante."

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Fiamma Nirenstein, Angelo Pezzana

L'Italia, l'Europa e l'Occidente intero erano stati avvertiti, più volte e non soltanto da Nirenstein e Pezzana, ma anche molti altri intellettuali avevano segnalato il pericolo a cui stavamo andando in contro. Oggi dopo un anno intenso di attacchi contro il mondo libero, dopo i diversi attentanti in Francia, dopo quelli in Libia, Tunisia, dopo la scoperta di decine di cellule jihadiste in tutto il continente, con l'inasprirsi della guerra in Siria ed Iraq, dopo i numerosi attacchi sventati tra Europa, Russia e Stati Uniti, nonché, dopo gli ultimi di una lunga serie, attacchi che hanno portato alla morte di due giovani israeliani a Tel Aviv il primo gennaio scorso e altrove in Israele, forse è più chiaro per tutti noi che clima vive Israele dal 1948, dalla sua nascita.

Nonostante la jihad e appunto la guerra santa dell'islam sia sempre più sotto gli occhi di tutti, il mondo e chi lo governa pare non aver ancora capito fino in fondo cosa stia accadendo. La jihad mondiale rappresenta il 29% di tutta la violenza che si manifesta sulla terra, ma nonostante ciò la presa di coscienza totale non c'è ancora stata e le regole dell'ipocrisia e dei distinguo continuano a regnare. Il terrorismo islamico internazionale acquisisce sempre più le caratteristiche evolutive assunte negli ultimi 60 anni dal terrorismo palestinese contro Israele. Come accadde in Israele sin dalla sua nascita il terrorismo palestinese, pur colpendo sempre i civili, ha iniziato a manifestarsi attaccando prevalentemente obiettivi simbolici e militari, per diffondere tra la popolazione quel terrore di cui la violenza islamica si fa forza, è passato poi rapidamente a concentrarsi sugli obiettivi civili, sulla massa e infine sulla quotidianità. Eccoci qui, dall'11 settembre 2001 a Charlie Hebdo, obiettivi simbolici ed importanti, passare agli ultimi attacchi di Parigi, chiari attacchi alla quotidianità della popolazione civile, alla gioia e alla quiete dello svago: dallo stadio, al ristorante, passando per la strada, il bar e il negozio.

Tutta questa evoluzione drammatica delle strategie d'attacco messe in atto dal terrorismo islamico internazionale, mentre Israele veniva lasciata sempre più sola, sanzionata e boicottata dall'Occidente stesso. Qual è la differenza? Mentre lo Stato d'Israele, nato in guerra, con decine di organizzazioni e Paesi che gli negavano il diritto ad esistere, vivendo sin dalla sua nascita la minaccia terroristica, ha continuato ad affinare le sue tecniche di difesa e ad adattare le sue misure di sicurezza al tipo di attacchi che i terroristi mettevano in campo, l'Occidente è stato seduto a guardare, a criticare Israele, talvolta a strizzare l'occhio a chi il terrorismo lo ha sempre finanziato e sostenuto come Iran e Arabia Saudita. Occidente che oggi si trova più che mai impreparato, vulnerabile e forse addirittura compromesso davanti alle minacce dello jihadismo.

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La nostra quotidianità, la nostra vita, saranno sempre più condizionate dal terrorismo, minacciate, fino ad assomigliare sempre più a quelle degli israeliani, gli attentati saranno sempre più frequenti e noi ci faremo sempre più l'abitudine, finché saremo costretti a limitare le nostre stesse libertà per difenderci e garantire la nostra sicurezza. Finché non ci abitueremo e diventeremo quasi indifferenti davanti a questi drammatici attacchi, quasi come si tratti di banale cronaca nera? Mi auguro di no, significherebbe essere del tutto compromessi, se già non lo siamo.

Chissà se quanto sta accadendo in questo periodo sarà sufficiente per capire che Israele siamo noi e che è con Israele che dobbiamo stare per combattere il nemico comune, io ci voglio sperare. Credo ora sarà progressivamente sempre più chiaro che abbiamo sbagliato a non schieraci da subito senza se e senza ma e spero vivamente questa presa di coscienza servirà a qualcosa e che quando avverrà non sarà troppo tardi. Ma se così non accadrà tra qualche anno non ci resterà che il rimpianto di dire: aveva ragione Israele e le libertà andavano difese a partire dalle mura di Gerusalemme. È ora di capire e cambiare strada.


Alessandro Bertoldi
Associazione Italia Israele - Bolzano


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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