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La Stampa Rassegna Stampa
31.01.2016 Clamoroso fiasco degli odiatori di Israele nelle università italiane
Cronaca di Fabrizio Assandri

Testata: La Stampa
Data: 31 gennaio 2016
Pagina: 47
Autore: Fabrizio Assandri
Titolo: «No agli scambi con l'ateneo di Haifa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/01/2016, a pag.47, con il titolo "No agli scambi con l'ateneo di Haifa ", la cronaca di Fabrizio Assandri.

169 docenti universitari su decine di migliaia in tutta Italia è un enorme flasco  nel campo degli odiatori. Sarebbero stati ancora meno, se alla testa del manipolo non ci fosse il vero führer che li guida , il più fanatico di tutti, Angelo D'Orsi, che da molti anni si dedica con massimo zelo a diffondere propaganda contro Israele. Bene hanno fatto i responsabili del Politecnico di Torino a sottolineare che fra i loro docenti nessuno ha firmato.

Ecco la cronaca:
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Fabrizio Assandri           Marco Gilli, rettore Politecnico

La ricerca non ha a che vedere con la politica, oppure sì. Gira intorno a questo interrogativo il braccio di ferro tra professori scoppiato intorno alla collaborazione che l’Università di Torino e il Politecnico hanno avviato con il Technion, l’Israel Institute of Technology di Haifa.
«Non vogliamo fornire sostegno all’occupazione militare e alla colonizzazione della Palestina». Ventisette docenti torinesi, tutti dell’Università e nessuno del Politecnico, hanno sottoscritto una petizione che chiede di boicottare gli accordi con il Technion e interrompere la collaborazione. In tutta Italia sono state raccolte 169 firme. Oltre agli atenei torinesi, hanno stretto accordi con Haifa ad esempio il Politecnico di Milano e le università di Cagliari e di Firenze. Il Technion, secondo chi ha sottoscritto la petizione, collabora con l’esercito israeliano e i produttori di armi. Tra i firmatari torinesi ci sono professori strutturati e non, dai dottorandi Chiara Colombero, di Scienze della terra, ai docenti ordinari come lo storico Massimo D’Orsi e l’informatica Mariangiola Dezani, ma c’è anche un membro dell’organo di governo d’ateneo, la ricercatrice Silvia Pasqua, nel cda di Unito.
Già a novembre, quando al Campus di Agraria di Grugliasco si tenne il primo incontro della convenzione, ci furono le contestazioni di un gruppo di studenti, che interruppero la conferenza. Il giorno dopo srotolarono sulla facciata del Poli uno striscione di protesta. L’accordo con Technion è difeso da Federico Bussolino, vicerettore per la ricerca dell’Università. «Prevede scambi tra studenti, dottorati e ricercatori su tematiche biomediche. La scienza travalica ogni ideologia e non ha confini: oggi parliamo di collaborazione internazionale a livello scientifico quasi come di un obbligo per far crescere il benessere di tutti. Al contrario trovo assurdo che due centri di ricerca, uno il Technion, l’altro la Kaust University in Arabia Saudita, non si parlino, sebbene facciano entrambi ricerca su acqua e agricoltura». Il vicerettore assicura che l’accordo non prevede stage in industrie israeliane. «Abbiamo duemila docenti, non possiamo pensare che siano tutti d’accordo, ma rispetto le loro opinioni».
Il rettore del Politecnico, Marco Gilli, non si stupisce nell’apprendere che nessun docente del Politecnico ha firmato la petizione. «Non avevamo ricevuto particolari critiche: uno dei valori cardine dell’università è l’indipendenza dalla politica, in base alla quale possiamo collaborare con tutto il mondo». I progetti della Technion con l’esercito? «Non ne sono al corrente – dice il magnifico – io rispondo per i progetti che portiamo avanti noi: vertono sull’acqua, le nanotecnologie e le energie. Nulla che abbia a che vedere con politica o guerra».

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

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