Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/01/2016, a pag. 4, con il titolo "Agila Saleh, il 'signor nessuno' che tiene in scacco le sorti della Libia", la cronaca di Rolla Scolari.
Rolla Scolari
Agila Saleh
Le sorti del governo di unità nazionale libico sono appese alle mosse e ai destini di due personaggi: il generale Khalifa Haftar e il presidente della Camera dei rappresentanti, Agila Saleh. L’Assemblea che si riunisce oggi deve approvare la lista dei ministri, ma la posizione del suo leader è ambigua.
Agila Saleh è stato eletto nel 2014 - si presentò alle urne il 15 per cento della popolazione - con 913 voti nella circoscrizione della sua città, Gubba, nell’est libico. Nonostante i numeri da consiglio comunale, nella sua posizione di presidente della Camera dei rappresentanti Agila Saleh è anche leader dell’esercito e capo di Stato. Quello che molti osservatori della Libia definiscono in privato un «signor nessuno», oscuro burocrate dell’era pre-rivoluzionaria, ha parlato a settembre dal podio del Palazzo di Vetro, all’Assemblea generale dell’Onu.
Carattere difficile
Chi lo ha incrociato lo racconta come un uomo dal carattere difficile, ispido, uscito dall’ombra e interessato a rimanere in una posizione di forza. L’accordo siglato da diverse componenti della vita politica e sociale libica a dicembre prevede però una modifica costituzionale: la guida dell’esercito non sarà più del capo dello Stato. E con un nuovo esecutivo in funzione, difficilmente Agila Saleh ricoprirebbe tutte le cariche elencate. In questo momento, non ha dunque interesse a cambiare status. Forse anche per questo non è mai stato un sostenitore dell’intesa. Tuttavia, nelle ultime settimane, le pressioni delle diplomazie di diversi Paesi - si è seduto con l’inviato dell’Onu in Libia, il tedesco Martin Kobler -, e le più morbide posizioni di tribù e notabili dell’Est nei confronti di una soluzione politica sembrano sollevare la sua attenzione a un compromesso.
Fin dal suo arrivo sulla scena politica, Agila Saleh è considerato il braccio politico di Haftar, il comandante che ha dichiarato guerra agli islamisti, alleato di Egitto ed Emirati Arabi. Il suo appoggio è fondamentale per un ordinato passaggio di consegne a un governo d’unità nazionale del premier Fayez al-Sarraj: occorre infatti il voto di una Camera dei rappresentanti, che da settimane non raggiunge però il quorum. La comunità internazionale ha già fatto sentire la propria disapprovazione nei confronti di chi si oppone all’intesa, sollevando la minaccia di sanzioni individuali. Agila Saleh è dunque sotto pressione, mentre la posizione di Haftar sembra indebolirsi. Il presidente ha appena aperto una commissione d’inchiesta dopo che un portavoce di Haftar, Mohamed al-Hijazi, in una svolta inattesa, ha accusato in televisione il generale di corruzione. Per fonti diplomatiche Usa, l’inchiesta marcherebbe una presa di distanza di Saleh da Haftar; per altri sarebbe un gesto politico dovuto ma privo di valore: un Parlamento che non riesce a riunire i suoi deputati difficilmente porterà a termine un’inchiesta valida. I due si sono incontrati sabato al quartier generale delle Forze armate di al-Marj, roccaforte di Haftar, sollevando questioni sullo stato della relazione.
Si riunisce l’Assemblea
Il presidente riunisce oggi l’Assemblea. Non significa che ci sarà una votazione, o che lui sia per un accordo politico. La convocazione del Parlamento - che difficilmente raggiungerà il quorum - mantiene Agila Saleh interlocutore internazionale, lasciandogli diverse strade aperte. Un articolo del sito libico al-Wasat parlava ieri di lui in relazione al «dialogo nazionale», iniziativa presa assieme all’altro importante oppositore dell’accordo, il presidente del Parlamento di Tripoli, Nuri Busahmein, per la formazione di un governo alternativo a quello mediato dall’Onu.
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