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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
23.01.2016 George Weidenfeld, in memoriam
Cronaca di Caterina Soffici

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 23 gennaio 2016
Pagina: 14
Autore: Caterina Soffici
Titolo: «L'ex profugo ebreo che salvava i cristiani»

Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 23/01/2016, a pag.14, con il titolo " L'ex profugo ebreo che salvava i cristiani", la cronaca di Caterina Soffici.

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George Weidenfeld è stato uno dei più grandi editori a livello mondiale,  non è stata la pubblicazione di "Lolita" a dargli fama e ricchezza, ma l'essere per decenni l'editore dei libri d'arte più importanti. Poi, come ogn buon ebreo, nel suo caso anche super sionista, sentiva il  bisogno di aiutare un altro ebreo dalle idee opposte alle sue, in questo caso Eric Hobsbawn, fanatico odiatore di Israele, che grazie all'appoggio della sua casa editrice divenne - immeritatamente - uno storico tradotto in tutto il mondo. Nel suo libro più citato "Il secolo breve" dedica allo sterminio nazista degli ebrei 10 righe.  Ma così era fatto George Weidenfeld, così lo conoscevano i suoi amici, generoso anche con chi non l'avrebbe meritato. 


Caterina Soffici

E' uno di quei personaggi che quando muoiono il mondo sembra più vuoto. Ripercorrere la vita di George Weidenfeld è un po' come rileggere la storia del Ventesimo secolo. E davvero, a vederlo così, non sembra affatto un secolo "breve" come scriveva Eric Hobsbawn, lo storico che nessuno voleva pubblicare e che lui, intuendone le potenzialità, coraggiosamente lanciò e fece diventare un prestigioso autore della sua casa editrice. Il nome di Weidenfeld, morto mercoledì a Londra a 96 anni, è legato principalmente ai libri e all'edizione inglese di Lolita, che pubblicò sfidando la censura britannica nel 1959. Ma fu anche molto altro: mente brillante, dotato di una memoria elefantiaca e un vero cosmopolita, con conoscenze e connessioni in tutto il mondo, a casa a Londra come a Roma, a Gerusalemme (dove si recava spesso, essendo un convinto sionista) e a New York, Bonn, Berlino, Vienna e dovunque i suoi poliedrici interessi,gli affari o la sterminata rete di amicizie lo portassero. Recentemente si era parlato di lui per una sua nuova iniziativa, che aveva fatto scalpore. Profugo ebreo salvato dai cristiani, due anni fa - alla bellezza di 94 anni - ha iniziato a finanziare il Weidenfeld Safe Havens Fund, un progetto per salvare le famiglie cristiane dalla persecuzione dell'Isis in Iraq e Siria. In una intervista del luglio scorso al Times di Londra spiegava: "Avevo un debito di riconoscenza da pagare". Ebreo austriaco di padre polacco, aveva 19 anni e si era appena iscritto all'università, quando le cose iniziarono a mettersi male a Vienna. Riuscì a scappare dopo l'Anschluss grazie all'aiuto di un gruppo di quaccheri e a trovare rifugio in Inghilterra. Così scampò all'Olocausto (e riuscì a portare in salvo anche il padre e la madre) e per questo, sul finire della propria vita, ha voluto saldare il suo debito con la storia e con i cristiani. "Cattolici ed ebrei sono fratelli" diceva. E per tutta lavita ha sempre cercato di creare ponti e di mettere insieme le due religioni. "Noi ebrei dovremmo essere grati e fare qualcosa per i cristiani che sono in pericolo", diceva. Era diventato cittadino britannico nel 1947, durante la guerra aveva lavorato per il servizio diplomatico della Bbc, come molti dei fuoriusciti europei che avevano trovato rifugio a Londra. Subito dopo la fine del conflitto, con pochissimi soldi in tasca, con l'amico Nigel Nicolson fondò la Weidenfeld e Nicholson. Uno profugo ebreo con simpatie socialiste e l'altro inglese fino al midollo con tendenze conservatrici: due personaggi improbabili, totalmente diversi, che però funzionavano a meraviglia. E la casa editrice ha inanellato un successo dietro l'altro, diventando un punto di riferimento importante nel panorama intellettuale britannico. Oltre a " LOLITA" ha pubblicato altri best-seller come La doppia elica di James Watson o II riccio e la Volpe di Isaiah Berlin. Ma anche autori come Saul Bellow, Edna O'Brien e Antonia Fraser, che all'inizio aveva pure lavorato nella casa editrice. Si erano specializzati in memoir, biografie e autobiografie dei grandi del mondo, molti dei quali Weidenfeld conosceva anche personalmente, da Helmut Kohl a Henry Kissinger, da Wilson a Golda Meir, da De Gaulle a Shimon Peres. Viaggiatore, curioso, tre mogli, una figlia, nel 1976 ormai miliardario e all'apice della carriera e del successo, la regina Elisabetta l'aveva nominato Lord. Nel 1991 aveva venduto il marchio, che era stato rinominato Orion (acquistato poi da Hachette). Aveva 71 anni: si era tenuto la poltrona di presidente ma aveva smesso di occuparsi di libri per dedicarsi ai suoi mille altri interessi.Tra cui il finanziamento di borse di studio, progetti per le università e dopo l'11 settembre aveva lanciato l'Institute for Strategic Dialogue, per combattere l'islamismo e la radicalizzazione dell'Islam, lanciando addirittura un premio per il miglior romanzo islamico, in collaborazione con il Booker Prize.

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