"Vi spiego perché ho lasciato i Fratelli musulmani"
Valentina Colombo intervista Mohammed Louizi
Nel momento in cui le istituzioni italiane ed europee, le istituzioni religiose aprono sempre più alle organizzazioni islamiche legate alla Fratellanza musulmana, l’intervista qui presentata rappresenta un ulteriore spunto di riflessione sui processi di radicalizzazione e sull’operato dell’islam politico. Mohammed Louizi, di origine marocchina, ma residente a Lille in Francia, è un ex Fratello musulmano che ha vissuto la Fratellanza sia in Marocco che in Francia, come Presidente dell’organizzazione Etudiants Musulmans de France, membro del Forum delle Organizzazioni Giovanili e Studentesche Europee (FEMYSO) di cui fanno parte anche i Giovani Musulmani d’Italia (GMI). Louizi ha avuto il coraggio non solo di lasciare gli incarichi e l’affiliazione alla Fratellanza, ma anche di denunciarne il progetto globale. Questa lunga intervista si propone di contribuire al dibattito, arduo e delicato, della rappresentanza dei musulmani in Italia e in Europa che molto spesso è monopolizzata dall’islam politico a scapito dell’islam politico cui richiama Louzi nel proprio saggio.
Il Suo libro autobiografico Pourquoi j’ai quitté les Frères Musulmans. Retour éclairé vers un islam apolitique (Perché ho abbandonato i Fratelli musulmani. Ritorno illuminato verso un islam apolitico, Michalon, Parigi 2016) è la storia del vostro rapporto con l'Islam da un lato e l'Islam politico dei Fratelli Musulmani dall’altro. Quali sono le principali differenze tra i due? Il mio saggio è la storia di una vita pressoché normale, la mia, che è ruotata dai 13 ai 28 anni, intorno a una versione particolare della fede musulmana, ovverosia la narrazione ideologica dei Fratelli Musulmani. Vorrei innanzitutto fare una precisazione. Al pari dello studioso Reza Aslan nel suo libro Il Misericordioso, faccio la distinzione vitale tra “fede” e “narrazione della fede”. “La religione - ha affermato Aslan - non è la fede, ma la narrazione della fede.” Se “la fede” resta “misteriosa e ineffabile”, la religione, l'islam nel mio caso, è una "narrazione della fede", o di più fedi, attraverso le varie dottrine, l’istituzionalizzazione di simboli, miti, rituali, pratiche, per dare un senso all'esistenza di una comunità che condivide la stessa fede musulmana, e causando, talvolta, conflitti intra- ed extra-comunitari. Detto questo, la narrazione dei Fratelli Musulmani, e quella dell'islam politico in generale, oltre a “rapire” la fede, la strumentalizza per offrirsi al potere politico e militare con lo scopo di dominare e sottomettere l'altro: sia l'altro, all'interno di questa comunità virtuale, che non condivide la stessa narrazione dei Fratelli Musulmani sia l'altro, all’esterno, che non si riconosce in questa narrazione, poiché fedele di un'altra religione oppure estraneo a tutte le religioni e con una vita senza Dio né padrone. In questo senso, una delle principali differenze tra “islam" e "islam politico" risiede in questa necessità di maggiore differenziazione. Mentre l'islam, oserei dire gli islam al plurale, è un insieme di narrazioni, radicate nella storia dopo l'avvento del Profeta Maometto, che in alcuni casi include la politica come elemento endogeno alla religione (l’islam politico) e, in altri casi, la considera un elemento esogeno (l'islam sociale e il sufismo), l'islamismo cancella queste sfumature e differenze per imporre la propria visione totalitaria e la propria dottrina politico-religiosa oppressiva, inserendosi purtroppo in una continuità storica, che affonda le radici negli eventi immediatamente successivi alla morte del Profeta nel 632 d.C. Nel mio saggio, ho illustrato questa e altre differenziazioni, mettendole a confronto con un'altra visione illuminata, un'altra narrazione assolutamente apolitica della fede musulmana i cui ingredienti principali sono la semplicità, l'umanità, la non violenza e una certa idea di progresso che concilia fede e ragione, il dubbio e la verità, la natura umana, la conoscenza e la pace.
Il "pacifico" simbolo della Fratellanza musulmana: Corano e scimitarre
Ha vissuto i Fratelli Musulmani in Marocco e in Francia e nel Suo saggio sottolinea la differenza dei loro scopi ovvero da un lato la “presa di potere” e dall’altro “l’integrazione” che corrisponde all’infiltrazione istituzionale… In tutti i paesi in cui sono presenti i Fratelli Musulmani, in Oriente così come in Occidente, il progetto islamista non è mutato dal momento in cui il movimento è stato fondato da Hasan Al-Banna nel 1928. L’obiettivo è quello di riportare il califfato islamico ai suoi confini storici, compresi i luoghi in cui l'islam si era insediato Europa. Questo progetto ha un nome: tamkin, “messa in atto”. Nel mondo arabo-musulmano, le esperienze di questo movimento passano attraverso alti e bassi. Talvolta è riuscito a sfondare. Talaltra è stato messo in difficoltà. Ma non è mai scomparso. I Fratelli musulmani stessi descrivono la loro influenza come una successione di fasi e cicli: nascita, ascesa, apogeo, declino, latenza e poi nuovamente ascesa e così via. Qui, in Europa e in Occidente, la situazione è diversa. Infatti, se il mondo arabo-musulmano è già considerato un “territorio” acquisito, questo non è certamente il caso dell’Occidente. I Fratelli Musulmani stanno operando dagli inizi degli anni Ottanta nel Vecchio continente per acquisire diversi “territori” privati al fine di introdurre, nel corso del tempo, la loro narrazione islamista come elemento della narrazione nazionale di ciascun paese europeo. Questa operazione si chiama tawtin, ovvero “diventare cittadini, integrarsi”, e viene attuata con la costruzione di moschee-cattedrali, svariate e differenziate acquisizioni immobiliari, la costruzione di scuole private e così via. Questo perché senza tawtin, il progetto del tamkin non può essere portato a compimento in modo efficace. Se il tawtin è l'obiettivo territoriale di una tappa, il tamkin è l'obiettivo finale affinché la legge di Allah, così come intesa dagli ideologi e dagli ulema della Fratellanza, domini l'Europa per annetterla allo Stato islamico tanto agognato dai Fratelli. Chakib Benmakhlouf, ex presidente della FOIE (Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa) cui appartiene la Lega Islamica in Italia e cui fa riferimento anche l’UCOII, ha dichiarato in un'intervista rilasciata il 20 maggio 2008 al quotidiano arabo Asharq Al-Awsat quanto segue: “all'interno della FOIE abbiamo un piano d'azione, abbiamo un piano d'azione su vent’anni; un piano nel breve, medio e lungo termine. Alcuni eventi, purtroppo, che hanno di volta in volta luogo, influenzano negativamente il progresso del nostro operato. Alcuni musulmani sono stati ben presto sentiti attratti da scontri marginali e tutto ciò ha turbato il nostro piano d’azione globale.”
Sono i Fratelli musulmani a scegliere chi è entra a fare parte dell’organizzazione e non viceversa. E’ vero? La coppia predatore/preda consente di assicurare l'equilibrio delle piramidi alimentari di un ecosistema. Il predatore sceglie la preda secondo i criteri dettati dalla natura. La piramide dei Fratelli Musulmani, quella che descrive le fasi del tamkin, ha anche i suoi “predatori”, che selezionano le prede in base a criteri dettati dall'ideologia e dalle esigenze di risorse umane del progetto globale del tamkin. Nei Fratelli Musulmani, colui che aderisce al progetto non sceglie l'associazione. E’ quest’ultima che, come una setta oscura, lo sceglie, e sono i suoi membri più anziani che lo cooptano al termine di un percorso iniziatico molto particolare.
Qual è il significato del giuramento alla Fratellanza che rappresenta il momento finale della iniziazione? Il progetto del tamkin ha bisogno, oltre che di un territorio, di una “base” umana solida. Si tratta di un concetto ideologico, spesso usato negli scritti di Sayyid Qutb, uno dei principali ideologi della Fratellanza, soprattutto nella sua esegesi delle sure coraniche VIII e IX. Secondo Qutb la creazione di uno Stato islamico in qualsiasi territorio ha un preliminare educativo, ideologico e organico superiore che è quello di costituire innanzitutto una base umana solida composta da persone, fratelli e sorelle, altamente istruiti e convinti dell'idea e dalla necessità della creazione dello Stato islamico per essere pronti, in qualsiasi momento, a sacrificare tutto, compresa la loro vita, per concretizzarla e difenderla nel bene e nel male. Qutb cita l'esempio del profeta Maometto e il fatto che sia riuscito a costituire alla Mecca una “base” umana di Compagni convinti, prima di emigrare e insediarsi a Medina, il suo nuovo territorio per stabilire il primo stato islamico conquistatore, secondo l'interpretazione politica di questo ideologo della Fratellanza. I Fratelli-predatori si adoperano al fine di identificare le reclute per formare questa “base” solida e zoccolo duro in ogni paese. Al termine di un'iniziazione ideologica, durante la quale vengono illustrati i dieci pilastri del giuramento di fedeltà, così come previsti da Hasan al-Banna, ovverosia “la comprensione, la sincerità, l'azione, il jihad, il sacrificio, la totale obbedienza, la persistenza, la fedeltà all'impegno, la fraternità e la totale fiducia”, il/la candidato/a che rispondono agli standard ideologici passano alla fase del giuramento di fedeltà in cui lui/lei s’impegna esplicitamente ripetendo la seguente dichiarazione: “Mi impegno innanzi ad Allah, l'Onnipotente, a osservare rigorosamente le disposizioni e i precetti dell'islam e condurre il jihad per difendere la sua causa. Mi impegno innanzi a Lui a rispettare le condizioni della mia fedeltà ai Fratelli Musulmani e adempiere ai miei doveri nei confronti della nostra confraternita. Mi impegno innanzi a Lui a obbedire ai suoi dirigenti nei momenti di prosperità e nei momenti difficili, al limite delle mie forze, nella misura in cui gli ordini che sono impartiti non mi obbligano a commettere un peccato. Presto giuramento di fedeltà e Allah ne è testimone.” Da quell’istante la nuova recluta ha la missione di lavorare per il progetto del tamkin, illuminata dal leggendario motto del movimento: "Allah è il nostro obiettivo finale, il Messaggero è il nostro esempio e la nostra guida, il Corano è la nostra costituzione, il jihad è la nostra via, morire sulla via di Allah è la nostra più alta speranza"!
Il giuramento di fedeltà è indispensabile oppure esistono diversi livelli di appartenenza alla Fratellanza, soprattutto in Europa? Un osservatore esterno dell'operato dei Fratelli Musulmani in Francia penserebbe che ci siano decine di migliaia di sorelle e fratelli attivi. Ma la realtà dei numeri è diversa. Il loro numero totale non supera, ragionando per eccesso, le mille persone disseminate in tutta Francia. E’ decisamente poco rispetto al peso che hanno in seno comunità fede musulmana, ma è sufficiente per costituire la “base” solida intorno alla quale fanno gravitare altre reti, altre strutture associative, apparentemente indipendenti. I Fratelli Musulmani sono un'organizzazione che ha ininterrottamente modernizzato la propria azione strategica per ben 88 anni. Inizialmente la diffusione dell'ideologia si faceva secondo un modello arcaico simile a una “ragnatela” correndo il rischio di indebolirsi o addirittura scomparire, in caso di un contraccolpo poiché tagliare la testa del ragno della Fratellanza - in questo caso la Guida Suprema che ufficialmente si trova al Cairo – corrispondeva a decapitare l’intera struttura dei Fratelli Musulmani. Oggi questo modo di operare è ormai superato. Le organizzazioni della Fratellanza assomigliano a una “stella marina” alla quale si possono tagliare le braccia, ma non muore, anzi ricresce un nuovo braccio. Meglio ancora, quando si taglia il braccio nasce una nuova stella autonoma e così via, in una sorta di moltiplicazione impressionante e infinita. Se in ogni stella, i Fratelli posizionano uno o più membri portatori del virus islamista, è sufficiente a contaminare tutti coloro che li circondano. Così, i Fratelli puntano a garantire una “base” umana ultra-indottrinata al fine di diffondersi e infiltrarsi in tutte le strutture, con un colpo solo che porta grande benefici, comprese quelle che non hanno alcun legame organico con la casa madre.
L’intellettuale saudita Turki al-Hamad ha dichiarato in un'intervista recente che i giovani arabi “sono cresciuti con una overdose di religione” che ha portato alcuni di loro a radicalizzarsi. Le organizzazioni dei Fratelli Musulmani possono essere identificate con questa “overdose di islam”? La nozione di “globalità” dell’islam della Fratellanza, è sufficiente per avvallare l’affermazione di Turki al-Hamad. L’islam della Fratellanza si prende cura di tutto, dalla nascita alla morte. Nessun momento, nessun gesto, nessun pensiero, nessun un sogno deve sfuggire questo islam totalizzante e totalitario. Ma al di là di questo aspetto quantitativo molto pesante, c'è un altro aspetto qualitativo ancora più potente e più pericoloso. Si tratta del contenuto ideologico dell’indottrinamento. Un contenuto che crea la rottura sentimentale ed emotiva tra il soggetto e l’ambiente da cui proviene. Due esempi. Quando i Fratelli insegnano dogma teologico detto al-walà wa-al-barà, ovverosia “fedeltà [a tutto ciò che è islamico] e disapprovazione [di ciò che non lo è], insinuano nello spirito di un giovane una logica binaria mortale, ovvero che all'interno della società, esiste un “noi” e un “loro”. “Noi”, il gruppo salvato, e “loro”, il gruppo maledetto. “Noi”, le vittime, e “loro”, i carnefici. “Noi”, la comunità migliore, e “loro”, la comunità perversa. Peggio ancora, si trasmette al giovane che in nome dell'islam è vietato amare “loro” e che, in nome della fede, dobbiamo odiare “loro”. L'odio nei confronti dell’altro diventa un atto di fede, un atto di adorazione. Nel programma educativo dei Fratelli, c'è un capitolo fondamentale intitolato "Amare per Allah e odiare per Allah." Il secondo esempio è la costruzione ideologica intorno al jihad armato. I Fratelli considerano questo jihad come un obbligo religioso per tutti i musulmani fino all'Ultimo giorno. Tutto è strumentalizzato per mantenerne accesa la fiamma nella mente. Lascio al lettore la traduzione della Lettera del jihad di Hassan Al-Banna che ho scoperto in Francia, quando ero un Fratello musulmano.
Si tende a credere che i Fratelli Musulmani si occupino solo di religione, ma nel Suo libro lei spiega che c'è anche del business e del denaro che proviene dall'estero ... I Fratelli musulmani considerano il denaro come una potente arma per il progetto tawtin e per l'acquisizione di nuovi territori privati che fungono da punti di appoggio per il progetto stesso. Hanno dei business molto redditizi. Ad esempio, il presidente dell’UOIF gestisce o co-gestisce diverse aziende di trasporto e società immobiliari. Contano sul denaro dei fedeli ingannati delle moschee colonizzate dai Fratelli. Ma tutto questo non è sufficiente. Prima dell'11 settembre 2001, facevano molto affidamento su donatori sauditi. Negli ultimi anni, contano sui finanziamenti della Qatar Charity e donatori kuwaitiani. Inoltre, i Fratelli in Francia e in altri paesi beneficiano di sovvenzioni pubbliche. In Francia, la retribuzione degli insegnanti e dei membri di gestione di quattro scuole private, nelle quali l’UOIF conta di islamizzare e indottrinare le risorse umane del futuro, proviene dalle casse dello Stato.
Quali sono i libri e i testi che sono studiati dai membri della confraternita? Che ruolo svolge oggi il pensiero di Hasan al-Banna? I Fratelli non leggono né scrivono molto. A parte gli scritti di Tariq Ramadan, non sono in grado di elencare altri membri dell’UOIF che abbiamo scritto qualcosa, tranne rare eccezioni. Inoltre, i Fratelli predicatori leggono solo Fratelli e le loro fonti ancestrali e contemporanee. Non so se leggono il Corano. Tra gli antichi, troviamo al-Bukhari, Ibn Taymiyah e al-Ghazali. Tra i moderni e contemporanei, Muhammad Ibn Abd al-Wahhab, Hasan al-Banna, Sayyid Qutb e Qaradawi. Tuttavia la letteratura dei Fratelli musulmani, tra cui alcune lettere di Hasan al-Banna, è essenziale e fondamentale.
Quali organizzazioni e quali individui dei Fratelli Musulmani in Europa la preoccupano maggiormente? Dipende da che cosa si intende per pericolosità. Quello che posso confermare è che nelle moschee colonizzate dai Fratelli, non ci sono nascondigli di armi, che io sappia. In assenza di un pericolo immediato relativo al jihad armato, c’è il pericolo ideologico legato all'indottrinamento dei giovani musulmani, in particolare, per asservire un progetto totalitario. Dobbiamo continuare a chiudere gli occhi e nutrire il mostro con denaro pubblico? Dobbiamo continuare ad aprire le porte delle istituzioni europee ai rappresentanti della Fratellanza? Dobbiamo continuare a facilitare la marcia dell'islamismo, il tamkin globale? In questo senso, unitamente a quanto ho spiegato circa la diffusione dell'ideologia islamista in forma più modernizzata, circa l’esempio della stella marina, e non potendo grado di identificare tutte le “stelle” della Fratellanza, non è difficile individuare le principali strutture dei Fratelli Musulmani impegnate a formare e mantenere la “base” non solo in tutta Europa, ma anche in ogni paese, a partire dalla Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FOIE), l’Institut Européen de Sciences Humaines (IESH) e il Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca e tutte le organizzazioni che fanno loro riferimento o che ne sono membri.
Il governo britannico ha pubblicato un sunto di un rapporto sulle attività dei Fratelli musulmani nel Regno Unito in cui si afferma che l'ideologia della Fratellanza rappresenta un terreno fertile per la radicalizzazione. Avete suggerimenti per le istituzioni europee che hanno progetti e rapporti con organizzazioni legate alla Fratellanza? La risposta a livello di sicurezza contro la radicalizzazione è necessaria, ma non sufficiente. Bisognerà forse iniziare a considerare ai più alti livelli europei l'ideologia dei Fratelli Musulmani, oltre alla ideologia wahhabita e a quella jihadista, come un generatore a medio e lungo termine di radicalizzazione. L'Europa dovrebbe monitorare il flusso di denaro in entrata e uscita verso o dagli islamisti. I paesi europei dovrebbero stabilire regole di trasparenza per quanto riguarda la raccolta di denaro nei luoghi di culto musulmano. Si dovrebbero riclassificare alcune organizzazioni come “sette” e, qualora necessario, scioglierle per proteggere i giovani e le persone più vulnerabili. Se non è possibile vietare alla Fratellanza di aprire scuole private, si dovrebbe per lo meno smettere di sovvenzionarle con il denaro dei contribuenti. L'Europa dovrebbe redigere una lista nera di tutti i leaders internazionali della Fratellanza, noti per incitare il jihad, per la loro misoginia e impedire di risiedere o agire sul proprio territorio.
Valentina Colombo