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La Stampa Rassegna Stampa
19.01.2016 Libia: le divisioni tribali porteranno a tre esecutivi?
Cronaca di Rolla Scolari

Testata: La Stampa
Data: 19 gennaio 2016
Pagina: 17
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Libia, si ritira l'uomo di Haftar, più lontano il governo di unità»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/01/2016, a pag. 17, con il titolo "Libia, si ritira l'uomo di Haftar, più lontano il governo di unità", la cronaca di Rolla Scolari.

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Rolla Scolari

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Il generale Khalifa Haftar

La formazione del governo di unità nazionale in Libia procede con fatica. Il Consiglio presidenziale nato dall’accordo firmato il 17 dicembre in Marocco e che opera da un albergo di Tunisi avrebbe dovuto annunciare domenica la lista dei ministri. Ha annunciato invece un ritardo di 48 ore. Quando un accordo su una lista di circa dieci e non più 22 ministri sembrava essere a portata di mano, si è ritirato uno dei vice premier incaricati di lavorare all’esecutivo. Ali Qatrani, spiega Karim Mezran, ricercatore libico dell’Atlantic Council, è un politico molto vicino al generale Khalifa Haftar, il comandante dell’esercito dell’est e contrario fin da subito a un’intesa. La sua uscita di scena ha indebolito le speranze per un compromesso.

Il ruolo dei 2 Parlamenti
A bloccare la formazione dell’esecutivo ci sono disaccordi tra i membri del Consiglio e il primo ministro Fayez al-Sarraj sulle nomine. Le fratture politiche, geografiche e militari che attraversano la Libia fanno il resto. Le tensioni ruoterebbero attorno ai nomi dei ministri di Esteri, Difesa, Finanze, Petrolio e sulla possibilità che il primo ministro prenda su di sé alcune poltrone ad interim. La città di Misurata sarebbe interessata a un ruolo guida in un futuro esercito nazionale e vorrebbe avere da dire sulla nomina alla Difesa. Nell’Est, il generale Haftar e gli ufficiali a lui vicini vorrebbero mantenere però la loro leadership.

A pesare sulla formazione di un nuovo governo c’è una frammentazione, quasi a livello individuale, della realtà politica e militare libica. La divisione tra governo di Tripoli e governo di Tobruk - riconosciuto a livello internazionale -, tra un Parlamento dipinto come filo-islamista e uno spesso descritto come più «laico», è sorpassata dall’ulteriore frazionamento interno di fazioni politiche e militari.

Due figure chiave nella loro opposizione all’accordo mediato dalle Nazioni Unite sono i presidenti dei due Parlamenti rivali: Agila Saleh per Tobruk e Nuri Busahmein per Tripoli. Dai loro campi è emersa anche l’ipotesi di un governo parallelo nel caso un esecutivo di unità nazionale vedesse la luce. «È un tentativo di togliere legittimità al nuovo governo - spiega Mohamed Eljarh, analista libico dell’Atlantic Council -, ma con sempre meno successo, visto che a Tobruk sembra allargarsi il consenso a una soluzione».

Egiziani, italiani, l’inviato speciale dell’Onu, il tedesco Martin Kobler - in visita nell’est libico domenica - stanno in queste ore trattando proprio con Agila Saleh, cui occorrerebbero garanzie per sé e per Haftar: un uomo di peso, scomodo, difficilmente allontanabile da un futuro esercito. Per questo, tra le soluzioni in studio, spiega Mattia Toaldo, dello European Council on Foreign Relations, ci sarebbe quella di un Consiglio militare dove Haftar sarebbe «primo tra pari».

Kobler ha condotto ieri altre trattative. L’inviato dell’Onu ha il gigantesco compito di ricucire in poche ore una realtà sempre più frammentata. La firma dell’accordo in Marocco «è stata individuale. Alcuni membri del Parlamento di Tobruk e alcuni membri del Parlamento di Tripoli hanno siglato il documento. Non hanno però firmato a nome delle due istituzioni», spiega Claudia Gazzini, dell’International Crisis Group, che definisce la divisione tra Tripoli e Tobruk una «semplificazione mediatica». Questo vale anche per i gruppi armati: a Misurata, le cui milizie appoggiano il governo di Tripoli, un’importante componente militare ha sostenuto l’intesa.

Quando un governo di unità nazionale vedrà la luce sarà comunque destinato ad affrontare difficoltà. Il Parlamento di Tobruk deve approvare l’esecutivo entro dieci giorni dalla sua nascita, ma da settimane non raggiunge il quorum per una votazione. «Si aprirà una grande questione legale - spiega Eljarh -. Un governo senza l’ok di Tobruk sarebbe subito messo in questione: rischiamo così di avere tre governi».

Nel caso si arrivasse alla creazione di un esecutivo, resterebbe l’ostacolo geografico: i ministri non possono avvicinarsi alla capitale, Tripoli, a causa della minaccia delle milizie ostili. E un governo «in esilio» in Tunisia non risolverebbe i mali della Libia. Il generale italiano Paolo Serra, consigliere militare di Kobler, media in queste ore con le milizie per una soluzione su Tripoli, assieme all’appena nominato Temporary Security Committee: la nuova controparte della comunità internazionale per la sicurezza.

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