Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/01/2016, a pag. 6, con il titolo "Il fastidio del premier per Mogherini considerata ormai 'fuori controllo' ", la cronaca di Francesca Schianchi.
Anche a Matteo Renzi comincia a essere chiara l'incompetenza di Mogherini, da lui fortemente voluta prima come Ministro degli Esteri e poi come responsabile per la politica estera dell'Ue. Il danno ormai è fatto, ma - come si dice - meglio tardi che mai. E dire che accorgersene in tempo era un gioco da ragazzi:
Mogherini con il terrorista Yasser Arafat
Ecco l'articolo:
Matteo Renzi, Federica Mogherini
Il primo sintomo di rottura risale a settembre. L’occasione, un vertice a Parigi che incluse i capi della diplomazia francese, inglese e tedesca, più l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini. Italia esclusa, ufficialmente perché si parlava di Iran, e noi non abbiamo fatto parte del gruppo che ha portato avanti i negoziati sul nucleare: ma si finì per allargare il discorso anche a Libia e Siria, argomenti su cui anche Roma ha parecchio da dire. Il premier Renzi si infuriò moltissimo: è in quel momento che molti beninformati individuano la prima, seria, forse irrecuperabile crepa nel rapporto tra Lady Pesc e il presidente del Consiglio.
L’ultimo incidente
Una scossa non isolata, a prova di rapporti non più idilliaci tra i due, anzi lentamente deteriorati dai tempi in cui lui la pescò dalla corrente di Franceschini per inserirla nella segreteria del Pd e decantare pubblicamente «la lucidità» del suo lavoro, tanto da battersi con determinazione per averla prima come ministro degli Esteri e poi ai vertici della Ue: nei giorni scorsi, il nuovo incidente, sulle parole della Mogherini nel suo duello con il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, a giudizio di Renzi troppo poco in difesa dell’Italia. «Mi sono sembrate un eccesso, mi hanno ricordato il detto “fatta la festa, gabbato lo santo”», si è spinta a dire ieri una renziana della prima ora come l’eurodeputata Simona Bonafè, «molti dei suoi colleghi che dovrebbero rappresentare l’Europa quanto lei non perdono occasione per difendere gli interessi nazionali» (sottinteso: lei no). Salvo poi cercare di ridimensionare la portata delle frasi in serata, quando da Forza Italia qualcuno fa due più due e le sintetizza con un brutale: Renzi ha mollato la Mogherini.
«I canali con il governo italiano sono aperti, funzionano, ci sono costanti scambi e il lavoro comune con il governo italiano funziona», minimizza la Mogherini da Bruxelles le tensioni di questi giorni. Che a mille chilometri di distanza, però, a Roma, diverse fonti non si danno la pena di smentire: solo che, a seconda del punto di vista, cambiano i torti e le ragioni. Chi conosce bene lei, e da tempo la stima, sottolinea quanto sia delicato il suo ruolo, e quanta la necessità di mantenere una giusta distanza dall’Italia che le dia autorevolezza e credibilità come commissario europeo, e non solo italiano: cosa che, dicono a Bruxelles, è riuscita a fare lavorando sodo e costruendo un ottimo rapporto con Juncker. Anche a costo di dire, come ha fatto venerdì scorso, mandando appunto su tutte le furie Renzi, che «è stupido creare divisioni in seno all’Europa».
Tra chi è più vicino al premier e al governo, invece, si sottolinea quanta strada lui le abbia consentito di fare, sponsorizzandola in un’ascesa folgorante, motivo per cui si aspetterebbe maggiore solidarietà e impegno nel fare sponda: «Non le si chiede tanto, ma almeno un po’ più di coordinamento col governo italiano», sospira chi conosce la questione. «Arrivata in Europa, ha sentito la “brezza dell’altitudine”», secondo un parlamentare esperto di esteri.
Se i rapporti fra i due non sono più intensi come all’inizio, c’è il sottosegretario Sandro Gozi a garantire il collegamento. Inevitabile e necessario ancora per molto tempo: lei è destinata a rimanere in carica fino al 2019. Oltre la scadenza di questo governo.
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