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Chiesa cattolica e immigrazione 14/01/2016

Gentilissima Redazione, concordo su gran parte di quanto scritto oggi dal prof. Volli nella ‘Cartolina’ “La religione suicida del filoislamismo”. Vorrei, tuttavia, evidenziare che: - nel capitolo 10 del Vangelo di Luca, a chi gli chiede chi sia il prossimo da amare, Gesù risponde con la parabola del samaritano che si fa prossimo dell’ebreo ferito dai briganti, soccorrendolo e curandolo, e invita l’interlocutore a fare lo stesso.

Ora, negli stessi Vangeli, ebrei e samaritani risultano piuttosto ostili gli uni agli altri e non paiono affatto considerarsi membri del medesimo popolo (samaritani in carne e ossa cacciano in malo modo Gesù o i Suoi discepoli perché si stanno recando a Gerusalemme; nel celebre colloquio con la samaritana nel Vangelo di Giovanni, Gesù contrappone ‘noi [giudei]’ e ‘voi [samaritani]’; Gesù stesso viene apostrofato come ‘samaritano’ da un interlocutore ebreo critico od ostile); - Gesù ha anche detto, molto esplicitamente: “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Matteo, capitolo 5, ‘Discorso della montagna’), ovvero “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano” (Luca, capitolo 6).

Per la Chiesa Cattolica, alla luce di questi e altri passi, è fuori discussione che ‘prossimo’ sia ogni uomo sulla faccia della Terra. (E la Nova Vulgata, reperibile sul sito della Santa Sede, al pari della traduzione della Bibbia in italiano ed alcune altre lingue e del Catechismo della Chiesa Cattolica) impiega il termine ‘proximus’ sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento (ovviamente, nel Levitico, sull’interpretazione influisce il contesto segnalato dal prof. Volli). Quanto ai limiti della carità verso lo straniero bisognoso, da un punto di vista cristiano non ve ne sono, nel tempo e nello spazio, al di fuori della concreta capacità di chi la compie: ed è sotto quest’ultimo profilo che credo si debba considerare l’attuale situazione, non avendo alcun dubbio sulla necessità di evitare di innescare la miccia di una tragedia in Europa. Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca

Gentile avvocato Ferramosca, se l'atteggiamento pregiudizialmente favorevole agli immigrati che non seguono le regole dell'immigrazione legale fosse esplicitamente etichettato sotto l'imperativo di "amare i propri nemici", lo comprenderei meglio. Sarei comunque dissenziente, perché nella mia etica ha rilievo anche la seconda parte dell'indicazione biblica ("amerai...come te stesso", che implica l'obbligo di "amare se stessi" ovvero tutelare i propri diritti e agire giustamente anche nei confronti di sé e dell'eredità culturale, artistica, giuridica, spirituale e materiale di cui siamo depositari ma anche debitori nei confronti delle generazioni future). Ma capirei. Anche perché si ammetterebbe che si tratta di "nemici" che provano a invadere il nostro continente e in genere l'Occidente, non di innocui "rifugiati". Quel che non capisco è l'idea che la virtù oggi non sia semplicemente aiutare (per esempio investendo nei paesi di origine) coloro che sono in difficoltà ma specificamente "accogliere" gli stranieri e farli diventare nostri concittadini, rinunciando alla nostra identità collettiva. E' questa volontà di snazionalizzazione, che implica anche la scristianizzazione dell'Europa, il progetto contro cui mi batto, e su cui spero di avere il consenso di persone di fede impegnate e intelligenti come lei

Ugo Volli


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