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La Stampa Rassegna Stampa
14.01.2016 Bernie Sander, il socialista terzomondista che vorrebbe fare il Presidente degli Stati Uniti
Commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 14 gennaio 2016
Pagina: 13
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «L'incredibile cavalcata di Sanders, il socialista che fa tremare Hillary»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/01/2016, a pag. 13, con il titolo "L'incredibile cavalcata di Sanders, il socialista che fa tremare Hillary", il commento di Paolo Mastrolilli.

Gli Usa di Obama non finiscono di stupire. Non solo avremo l'ospite della Casa Bianca in carica fino al prossimo gennaio, ma avanza la candidatura di Bernie Sanders, sicuramente il peggio di quanto il partito democratico possa proporre. E' stato paragonato da Ugo Volli a Jeremy Corbyn, e questo potrebbe bastare. Ma Sanders, in quanto ebreo, è riconducibile al filone che vede in Noam Chomsky un esempio preoccupante di quanto un estremismo ebraico possa arrivare in politica.

L'argomento è delicato, ce ne rendiamo conto, ma la sola idea che a dirigere la politica americana arrivi un socialista terzomondista, rende in modo esplicito a quali abissi potrebbe giungere una grande nazione come gli Usa.

A differenza di Corbyn, che in Gran Bretagna ha trovato un elettorato laburista che si è accorto dell'errore fatto nell'averlo votato a capo del partito, negli Usa l'elettorato democratico non ne è forse così cosciente, influenzato soprattutto dalla tradizione che ha sempre visto a grande maggioranza il voto degli ebrei americani quasi automaticamente verso il partito democratico.

E' prematuro esprimersi oggi sulle candidature alle primarie di entrambi i partiti. Fra i repubblicani non è ancora emerso un leader in grado di raccogliere la maggioranza dei voti. Tra i democratici le previsioni accreditavano Hillary Clinton, nonostante i dubbi di molti sulla sua capacità in politica estera. Se Sanders la superasse l'America finirebbe nelle mani peggiori. Un socialista di un tipo che persino in Europa ha ormai relegato nelle piccole formazioni politiche di opposizione.

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

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Bernie Sanders

Quando Hillary manda in campo anche la figlia Chelsea, incinta del secondo figlio, vuol dire proprio che qualcosa non sta andando per il verso giusto nella sua campagna. È successo l’altro giorno in Iowa, dove l’ex bambina cresciuta alla Casa Bianca si è scagliata contro Bernie Sanders, accusandolo di voler distruggere l’assistenza sanitaria negli Stati Uniti.

Come mai questo attacco frontale della giovane Clinton? Semplice: il senatore del Vermont sta rimontando nei sondaggi, e oltre ad essere avanti nel vicino New Hampshire, ormai ha quasi raggiunto Hillary anche in Iowa. La campagna è lunga e ci saranno altri 48 Stati dove recuperare. Se però la grande favorita del Partito democratico cominciasse la sua corsa perdendo tanto in Iowa il primo febbraio, quanto in New Hampshire il 9, l’inevitabilità della sua incoronazione diventerebbe assai meno inevitabile.

Contro l’establishment
Sondaggi a parte, la vera domanda da porsi è un’altra: come mai l’unico senatore americano che si professa socialista, anatema negli Stati Uniti anche prima della caccia alle streghe di McCarthy, sta insidiando una ex first lady, ex senatrice di New York, ed ex segretaria di Stato? Per rispondere forse bisogna guardare al successo sorprendente di Donald Trump fra i repubblicani, e metterlo allo specchio. Così si scopre che lo stesso sentimento anti establishment che sta spingendo il costruttore, ha gonfiato anche le vele del super liberal del Vermont. Se a destra le sirene della retorica anti immigrazione, anti islam, e anti tasse, stanno trascinando gli elettori della classe media e bassa verso un miliardario, a sinistra quelle della diseguaglianza economica, la prepotenza dei ricchi, e l’uso eccessivo della forza militare stanno lanciando verso la Casa Bianca un socialista.

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Hillary Clinton


Chi è Bernie l’outsider
La storia di Sanders era perfetta per non contare mai nulla, almeno nella corsa presidenziale. Troppo lontano dal «centro vitale», che secondo lo storico Arthur Schlesinger bisogna sempre occupare per conquistare la Casa Bianca. Nato a Brooklyn 75 anni fa da una famiglia di ebrei, il padre era sfuggito all’Olocausto in Polonia. «Un tizio di nome Adolf Hitler - ricorda ora lui - vinse un’elezione nel 1932, e come risultato morirono 50 milioni di persone. Così ho capito che la politica è molto importante».
Già quando era all’università, Chicago all’inizio degli anni Sessanta, Bernie si era iscritto alla Young People’s Socialist League, e in pratica non ha mai più rinnegato quella scelta. La sua vita, e la sua carriera politica, hanno così seguito il corso prevedibile di un alternativo. Si è trasferito nelle campagne del Vermont, e come indipendente è diventato prima sindaco di Burlington, poi deputato, e infine senatore. Sempre alzando la voce per le cause liberal, dal socialismo all’opposizione contro la guerra in Iraq. Preparato, ma troppo estremista. Tranne sulle armi, dove in onore alle tradizioni rurali del Vermont è prudente sulla limitazione delle vendite.

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Noam Chomsky


La sua candidatura alla Casa Bianca doveva essere una provocazione, lanciata soprattutto per punire i miliardari colpevoli della crisi economica del 2008. Poi però la senatrice Elizabeth Warren ha rinunciato a incarnare l’ala liberal del Partito democratico, e lui è diventato l’unica alternativa possibile a Hillary, la candidata dell’establishment e di Wall Street. Così popolare da trasformarsi in una macchietta televisiva interpretata da Larry David, il creatore di «Seinfeld»: «Ho solo due paia di mutande, uno addosso e uno sul termosifone ad asciugare!». Nessuno crede che possa arrivare alla Casa Bianca, ma nessuno finora è riuscito a fermarlo.

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