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La Stampa Rassegna Stampa
10.01.2016 Le sfide del Meis, Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah
Il presidente Dario Disegni intervistato da Alain Elkann

Testata: La Stampa
Data: 10 gennaio 2016
Pagina: 26
Autore: Alain Elkann
Titolo: «Dario Disegni: 'E' questo l'anno per celebrare Bassani e Levi'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/01/2016, a pag. 26, con il titolo "Dario Disegni: 'E' questo l'anno per celebrare Bassani e Levi' ", l'intervista di Alain Elkann a Dario Disegni.

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Alain Elkann

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Dario Disegni

Dario Disegni, lei è stato nominato di recente dal ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini, presidente del Meis di Ferrara, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, succedendo allo scrittore Riccardo Calimani. Potrebbe illustrarmi le caratteristiche di questo museo?
«Il museo è stato istituito con una legge dello Stato nel 2003 e, quindi, modificato nel 2006 e ha per scopo fondamentale raccontare la storia e la cultura dell’ebraismo italiano: è il patrimonio di saperi, idee, attività ed esperienze che hanno caratterizzato la più che bimillenaria presenza ebraica in Italia, a cui si aggiunge l’apporto della comunità ebraica italiana allo sviluppo dell’ebraismo e del nostro Paese».

Quanti sono gli ebrei oggi in Italia?
«La comunità ebraica italiana è molto piccola, oggi, e conta poco più di 25 mila persone, ma è caratterizzata da una grande vivacità culturale e intellettuale».

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La sede del Meis a Ferrara

Perché è stata scelta Ferrara per il museo?
«Ferrara è stato un centro importante della vita e della cultura ebraica e la scelta del Parlamento italiano di collocare il museo in quella città, e in particolare nell’ex carcere, in cui vennero imprigionati antifascisti ed ebrei italiani, tra cui lo scrittore Giorgio Bassani, è emblematica: quello che è stato in passato un centro di segregazione si avvia oggi a diventare un centro di cultura, divulgazione, ricerca e di incontro tra civiltà e religioni diverse».

E’ anche il museo della Shoah?
«Il museo è stato inizialmente istituito come Museo Nazionale della Shoah, ma successivamente è prevalsa l’idea che fosse essenziale raccontare tutta la lunghissima storia dell’ebraismo italiano, di cui la Shoah rappresenta soltanto un tragico capitolo. La Shoah troverà spazio nell’ultima sezione cronologica del museo. Sezione che verrà curata in stretta collaborazione con il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano».

Quale sarà il suo compito di presidente?
«Il compito essenziale sarà quello di sovraintendere, insieme con il consiglio di amministrazione, che si riunirà domani alla presenza del ministro Franceschini, con il comitato scientifico e con il direttore, al completamento del cantiere e alla definizione del progetto culturale e museale».

Chi è il direttore del museo?
«Il posto è vacante, ragione per la quale il primo adempimento a cui il consiglio sarà chiamato sarà quello di emanare un bando internazionale per la selezione del direttore: è la figura fondamentale per l’assetto del museo».

Come viene finanziato questo museo?
«Il museo, che è costituito nella forma giuridica di fondazione, ha ottenuto importanti contributi da parte del Mibact, il ministero per i beni e le attività culturali e il turismo. Nella scorsa estate il ministro Franceschini ha incluso il Meis all’interno del piano strategico dei grandi progetti culturali, stanziando sette milioni di euro per l’ultimo lotto dei lavori del museo. Per la cessione ordinaria e le varie attività il museo dovrà contare, oltre al contributo istituzionale del ministero, sull’apporto di altri fondi, provenienti da privati, istituzioni e fondazioni in Italia e all’estero».

Lei ha citato Giorgio Bassani, di cui ricorre quest’anno il centenario dalla nascita, ed è bene ricordare che negli Stati Uniti è appena stata pubblicata l’opera completa in inglese di Primo Levi. Avete in programma iniziative per ricordare questi due grandi testimoni dell’ebraismo italiano?
«Certo. Per Bassani sono allo studio diverse iniziative, in Italia e all’estero, mentre, per quanto concerne Primo Levi, la sua opera omnia appena uscita negli Usa verrà presentata a maggio a New York nella sede dell’Onu. Il Meis, a partire dal 24 gennaio, ospiterà nel Castello Estense di Ferrara la mostra “I mondi di Primo Levi”: realizzata dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi, era stata allestita con enorme successo di pubblico, lo scorso anno, a Palazzo Madama, a Torino».

Avete dei collegamenti con i grandi musei ebraici del mondo?
«È uno degli obiettivi fondamentali di questo consiglio far entrare il Meis nella rete dei grandi musei ebraici del mondo. Credo sia fondamentale anche in questo campo costruire reti con tutte le altre istituzioni culturali italiane ed internazionali che studiano l’ebraismo italiano».

Quest’anno ricorre l’anniversario dei 500 anni dell’istituzione del primo ghetto della storia, il ghetto di Venezia.
«Sì e da marzo verranno promosse, ad opera della comunità ebraica di Venezia, molte importanti iniziative, tra le quali una mostra sugli ebrei a Palazzo Ducale, “Venezia e il Mediterraneo”».

Lei, nella sua vita professionale, ha avuto vari incarichi sia in prestigiose istituzioni culturali, quali il Museo Egizio e il Museo del Risorgimento a Torino, sia nel mondo ebraico: presiedere il Meis è una sintesi del suo percorso?
«Può certamente esserlo: si tratta in ogni caso di una sfida tra le più importanti di quelle che finora mi sono trovato ad affrontare. L’obiettivo che mi propongo è fare in modo che il museo contribuisca, attraverso una rappresentazione corretta e chiara dell’ebraismo italiano e del suo lungo e profondo legame con il Paese, a diventare un luogo di incontro e di confronto tra le varie realtà culturali e religiose che compongono il mosaico della nostra società».

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