Chi va con i terroristi antisraeliani...
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: manifestanti No Tav esprimono solidarietà ai terroristi di Hamas che vogliono la distruzione di Israele
Cari amici,
non occorre essere freudiani per riconoscere che spesso dai lapsus emergono delle verità di cui chi ne è vittima non è consapevole. Insomma c'è una verità dell'inconscio che viene fuori dagli errori, dai gesti mancati, dai tic, oltre che dai sogni. Bene, qualcosa del genere, naturalmente in ambito politico, è accaduto l'altro ieri a Bologna e vale la pena di sottolinearlo.
La storia è semplice: c'è stato un piccolo attentato con danni alle cose, uno di quegli eventi che credo Erri de Luca chiamerebbe “sabotaggio”. Hanno dato fuoco a una gru in un cantiere, quando non c'era nessuno, accompagnando questo simpatico gesto con scritte inneggianti ai No Tav. Bologna è un bastione del sovversivismo “autonomo” fin dagli anni Settanta, in cui se la prendevano col “fascismo” del sindaco comunista Zangheri (e anche allora avevano l'appoggio di mezza intellettualità europea, Deleuze in testa). Di recente hanno bruciato una centralina della linea dell'Alta Velocità, naturalmente in nome di quel rifiuto della modernità e della tecnologia che il buon vecchio Marx in persona condannava come “luddismo” infantile e reazionario. Naturalmente hanno provocato un sacco di guai soprattutto a gente che lavora e che ormai usa i treni ad alta velocità (questo vuol dire TAV, per chi se l'è dimenticato) per andare a lavorare, come pendolari. Ma anche il disinteresse per i problemi veri di chi lavora fa parte della tradizione luddista e in genere ultrasinistra. Però quell'attentato era sulla linea ferroviaria, per idiota e reazionario che fosse, aveva almeno a che fare col suo oggetto.
Il luogo dell'attentatato alla Bolognina
Questo invece è stato fatto in un cantiere che non ha nulla a che fare con la ferrovia, se non una vicinanza topografica. Sta in Via Carracci, alla Bolognina, il quartiere famoso per l'inizio della fine del Pci. Dunque, un errore. Ma perché dire che è un lapsus e per di più rivelativo? Per capirlo basta chiedersi che cosa stessero costruendo con quella gru. La risposta è un momento in ricordo della Shoà, che dovrebbe essere inaugurato per la Giornata della Memoria, il 27 gennaio.
Perché un lapsus? Il suggerimento è delle pagine locali di “Repubblica”, la mia fonte per questa notizia: “L’ipotesi più plausibile, come detto, è che si sia trattato di un errore da parte degli ideatori del danneggiamento, ignari dei lavori in corso in quel cantiere”, dice la Bibbia della sinistra dei salotti. (http://bologna.repubblica.it/cronaca/2016/01/03/news/bologna_attentato_no_tav_nella_piazza_della_shoah-130530373/). Sarà, crediamoci pure. Non sapevano, porelli, hanno scelto un cantiere a caso, purché fosse nella stessa zona della ferrovia.
Ma certo è un lapsus rivelativo. Perché i No Tav in tempi non sospetti (2013) hanno mandato “in Palestina” una delegazione per scambiare le esperienze della “resistenza popolare” (il nome con cui oggi definiscono gli accoltellamenti): http://www.notav.info/movimento/dallitalia-alla-palestina-israele-gli-attivisti-condividono-riflessioni-sulla-lotta-popolare/. Hanno confrontato metodi e ideologie trovandosi simili e simpatici (http://www.notav.info/post/palestina-e-valsusa-lontane-ma-vicine-per-fili-spinati-muri-e-mafie/). E dunque hanno pensato bene che la loro luddista opposizione a un 'opera pubblica necessaria all'Italia e in particolare a Torino si spiegasse con il fatto che i palestinisti non vogliono che Gerusalemme sia unita a Tel Aviv da una linea ad alta velocità (http://www.notav.info/post/dalla-val-susa-alla-palestina-notav/), che è iniziata molto dopo la Torino-Lione ma terminerà molto prima, probabilmente fra un anno o due - dato che Israele è un paese più serio del nostro.
Insomma, che scegliendo un cantiere a caso con cui giocare al piccolo terrorista i nostri No Tav si siano imbattuti in un'opera che deve ricordare la Shoà e ammonire sulla complicità italiana con lo sterminio degli ebrei, sarà casuale, sebbene di una casualità molto improbabile e sospetta. Ma se è un caso è ben trovato, visto che sono amici e ammiratori di quelli che dell'assassinio degli ebrei e del compimento dell'opera lasciata a metà dal nazismo hanno fatto una missione di vita. Anche nella cronaca vi è una verità del caso e una cecità della giustizia.
Ugo Volli