Breve rassegna oggi, 27/12/2015, sulla disinformazione quotidiana attravero titolazioni e sottotitoli, in gergo 'catenaccio', un breve riassunto dell'articolo.
Cominciamo con :
IL FATTO Quotidiano a pag.15
Titolo: " Tiro a segno contro il nuotatore palestinese"
Leggendolo, il 99% dei lettori identificherà negli autori del 'tiro a segno' chi se non Israele ? Ecco un classico esempio di 'menzogna omissiva', perchè la vittima palestinese è stata presa a fucilate dai soldati egiziani mentre a nuoto voleva raggiungere Gaza. Ignobile poi l'articolo, violentemente anti-israele.
Segue IL MANIFESTO a pag.5
Titolo: " La polizia spara al posto di blocco, ucciso un altro palestinese"
Vergognoso quanto l'articolo di Michele Giorgio (ma questo non è una novità).
Il posto di blocco tale non era, ma erano alcuni poiiziotti che controllavano l'ingresso in Città Vecchia alla Porta di Yafo. Avendo visto un giovane dal fare sospetto l'hanno fermato per accertamenti. Che fa il bravo giovane ? Tira fuori un coltello e si avventa sui poliziotti. Secondo Giorgio avrebbero dovuto chiedergli che intenzioni aveva ? Naturalmente si sprecano frasi del tipo 'ucciso dal fuoco dei soldati', che fa sempre il suo bell'effetto sull'ignorante lettore del quotidiano comunista.
Infine ILMESSAGGERO a pag.13
Titolo: "Palestinese ucciso dai soldati egiziani"
Lo citiamo perchè corretto, i colleghi del Manifesto lo leggano e diventino rossi non perchè comunisti ma per vergogna.
Peccato che poi nel catenaccio il quotidiano romano scriva:
"uccisa madre di 4 figli accusata di voler travolgere con l'auto una pattuglia israeliana "
Verrebbe da ridere se il grado di disinformazione non fosse tragicamente alto. Immaginate dei soldati israeliani che si mettono a sparare a un'auto guidata da una donna, se la medesima non stava per lanciarsi con la vettura contro dei passanti ? Chissà quanti ne avrebbe uccisi e feriti non fosse stata fermata. E l'unico mezzo per fermarla era spararle. Finale che lei attendeva con gioia, così poteva finalmente morire da 'martire', il massimo secondo l'ideologia palestinista cui può aspirare un buon musulmano.