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La Stampa Rassegna Stampa
24.12.2015 Palermo: ricercatrice universitaria libica inneggia allo Stato Islamico
La magistratura che non funziona. Cronaca di Riccardo Arena

Testata: La Stampa
Data: 24 dicembre 2015
Pagina: 11
Autore: Riccardo Arena
Titolo: «Palermo, libica fermata e poi rilasciata: ‘Inneggia all’Isis sul Web, è pericolosa’»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/12/2015, a pag. 11, con il titolo "Palermo, libica fermata e poi rilasciata: ‘Inneggia all’Isis sul Web, è pericolosa’ ", la cronaca di Riccardo Arena.

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Il fermo di Khadiga Shabbi

 Era durissima sul web, Khadiga Shabbi: secondo la Digos avrebbe avuto contatti con foreign fighters e sul profilo Facebook questa ricercatrice universitaria libica, da tre anni impegnata in un dottorato a Palermo, postava di tutto, anche immagini propagandistiche dell’integralismo e del terrorismo jihadista. Assieme a foto del nipote ucciso in Libia, da lei considerato un martire, ritratto con Al Zahawi, uno dei leader libici dell’Isis, a sua volta assassinato.

Di durissimo, però, dopo che la Digos e la Procura avevano fermato questa donna di 45 anni, c’è la polemica tra i pm e l’ufficio del Gip di Palermo, che ha rimesso in libertà, dopo 72 ore, l’indagata: niente esigenze cautelari, ha stabilito il giudice Fernando Sestito, che non ha ravvisato né il pericolo di fuga né quello di inquinamento probatorio e alla Shabbi ha imposto solo l’obbligo di dimora. E lei, ricercatrice della facoltà di Economia e Commercio, titolare di una borsa di studio pagata dal governo libico di Bengasi, sua città di origine, non avrà neanche il divieto di comunicazione.

Lo scafista fuggito
Non è convinto il procuratore di Palermo, Franco Lo Voi, pronto a sostenere il suo aggiunto Leonardo Agueci e il sostituto Gery Ferrara, che impugneranno la decisione negativa del Gip. E mentre a Lo Voi giunge il sostegno del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, un altro provvedimento negativo di un Gip di Palermo, Giangaspare Camerini, viene annullato dal tribunale del riesame, che ordina l’arresto del presunto scafista siriano Issa Okrema Ahmad. Il giovane di 22 anni, accusato di un naufragio costato la vita, in agosto, a 52 persone, ora è però scappato chissà dove. Un segnale pesante di scollamento tra inquirenti e giudici nella valutazione della reale pericolosità dei sospetti jihadisti, in un momento in cui l’ombra lunga delle infiltrazioni terroristiche comincia a toccare pure la Sicilia. Perché in contemporanea alle due operazioni condotte a Palermo, contro Khadiga Shabbi e contro i tre presunti trafficanti di uomini presi martedì, proprio ieri a Catania sono stati arrestati quattro somali, che avrebbero fornito passaporti falsi a propri connazionali. Il sospetto della Digos è che i quattro, col loro «lavoro», finanziassero l’organizzazione terroristica Al Shabaab. Oltre all’attivismo sui social, la Shabbi, secondo la Digos di Palermo, aveva contatti con due foreign fighters tornati in Belgio e Inghilterra dopo aver combattuto in Libia e Medio Oriente. «Non sono una terrorista, sono contro l’Isis - ha detto uscendo dal carcere - amo il mio Paese e l’Italia, Palermo è per me la mia città». Il nipote martire è Fathi Abdulrazeq Al Shabbi, combattente delle milizie islamiche in Libia: Khadiga voleva fargli ottenere un visto d’ingresso in Italia per motivi di studio. Ma è stato ucciso in combattimento.

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