Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/12/2015, a pag. 13, con il titolo "Natale vietato nel Brunei: in carcere chi festeggia", la cronaca di Alessandra Rizzo.
Il sultano del Brunei Hassanal Bolkiah
Vietati alberi di Natale, addobbi, canti natalizi e perfino i biglietti di auguri: il sultano del Brunei, come il Grinch della favola per ragazzi, ha «rubato» il Natale. Il monarca del minuscolo e ricchissimo Stato a maggioranza musulmana ha vietato ogni tipo di festeggiamento pubblico, pena una condanna fino a 5 anni di carcere. Il motivo del bando? Il timore che il Natale possa influenzare la fede islamica e distrarre i fedeli.
Il Brunei, ex protettorato britannico nell’isola del Borneo stracolmo di petrolio e gas naturale, è governato dal sultano Hassanal Bolkiah, uomo dalle ricchezze leggendarie (il palazzo presidenziale conta qualcosa come 1700 stanze) e proprietario di hotel extra-lusso da Beverly Hills a Londra, da Parigi e Milano. Bolkiah, 68 anni, è monarca assai rigido quando si tratta di religione: l’anno scorso ha cominciato a imporre la «sharia», la legge coranica. Il bando del Natale mira, secondo un comunicato del ministero per gli Affari Religiosi ripreso dal «Daily Mail» e altri giornali inglesi, «a tenere sotto controllo festeggiamenti eccessivi o pubblici che potrebbero danneggiare il credo della comunità musulmana».
I residenti non musulmani possono celebrare il Natale, ma solo in forma intima, senza «ostentazione». Dunque no a manifestazioni pubbliche e tanto meno a cerimonie che possano coinvolgere i musulmani, che sono circa il 65% dei 420 mila residenti del Paese. Il bando già vige dal 2014 ma quest’anno è stato rinnovato con più forza. E, semmai ce ne fosse bisogno, giorni fa un gruppo di imam ha messo in guardia i fedeli dall’imitare usi e costumi di altre religioni. «Ad alcuni può sembrare materia frivola, non degna di essere discussa. Ma come musulmani dobbiamo evitare di seguire le celebrazioni religiose altrui perché potrebbero influenzare la nostra fede», hanno detto. Tra le attività bandite: «Usare simboli religiosi come la croce, accendere candele, fare alberi di Natale o cantare canzoni religiose, mandare auguri di Natale, montare decorazioni».
La notizia ha fatto subito il giro dei social media, dove è già in corso una campagna per la difesa della libertà di religione in Medio Oriente e in altre parti del mondo, sotto l’hashtag «My Treedom» (gioco di parole tra «Tree», albero, e «Freedom», libertà).
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