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Shalom Rassegna Stampa
23.12.2015 Bds: quando il silenzio è uguale alla complicità
Analisi di Angelo Pezzana

Testata: Shalom
Data: 23 dicembre 2015
Pagina: 19
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Quando il silenzio è uguale alla complicità»

Riprendiamo da SHALOM di oggi, 23/12/2015, a pag. 19, con il titolo "Quando il silenzio è uguale alla complicità", l'analisi di Angelo Pezzana.

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Angelo Pezzana

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Gli ipocriti di BDS vogliono che lei perda il lavoro: BDS non è pro-Palestina - è semplicemente contro Israele

Che Israele sia sotto attacco dalle istituzioni internazionali, dalle agenzie Onu alla Ue, è un dato di fatto ormai incontrovertibile, anche se i media, con poche eccezioni, si guardano bene dal sottolinearlo. Il BDS, da movimento che aveva trovato spazio soprattutto negli ambienti accademici, sindacali e religiosi, ha ottenuto una vittoria dopo la decisione dell’Unione Europea di etichettare i prodotti israeliani provenienti da Giudea/Samaria/Golan, un marchio che influenzerà in senso negativo anche la vendita di tutto ciò che avrà il marchio ‘made in Israel’. Per quanto riguarda frutta e verdura lo possiamo già verificare sin da ora nei mercati rionali delle grandi città e nei supermercati. Sono scomparsi melograni, avocado, datteri, pompelmi, mango, frutta secca ecc targati Israele. Nel più grande mercato alimentare di Torino, a Porta Palazzo, dove quasi la metà dei banchi sono gestiti da arabi musulmani, sono scomparsi tutti i prodotti israeliani dopo la diffusione di un volantino scritto in arabo che minacciava i rivenditori se avessero continuato a venderli.

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BDS: bigotti, doppio standard, antisemiti

La decisione UE ha suscitato indignazione fra gli amici di Israele, ma non fra tutti, come se il boicottaggio economico non avesse un aspetto politico. È vero che possiamo ordinare via internet, ricevere a casa direttamente da Israele ciò che vogliamo, ma il mercato alimentare ha una sua specificità diversa da altri tipi di acquisto. ‘Fare la spesa’ ha delle regole che nessun internet potrà mai sostituire, il danno c’è, guai a nascondercelo. Gli amici di Israele si sono subito mobilitati, ma non tutti. Perché tacciono quelle voci che dovrebbero avere accesso e ascolto presso quelle parti politiche che non perdono occasione di criminalizzare lo Stato ebraico ? A sinistra ci sono figure importanti nel mondo politico, accademico e sindacale che non condividono – ad esempio – il boicottaggio, perché tacciono ? Perché non aprono una discussione sui media sui quali scrivono o parlano per difendere, da sinistra, il diritto di Israele di essere trattato senza discriminazioni ? Perché non mandano all’Ansa la loro autorevole opinione, che troverebbe immediato ascolto e quindi pubblicazione ? E l’informazione cattolica, perché tace ?

Un silenzio inaccettabile, se si considera che Israele è l’unico paese nel quale i cristiani sono cittadini a pieno titolo, mentre nei paesi islamici sono perseguitati e anche uccisi. Avviene esattamente l’opposto, le prese di posizione di chi rappresenta la S.Sede in Israele evitano la benché minima polemica con il mondo arabo-musulmano, anche quando è senza ombra i dubbio responsabile di crimini contro i cittadini di Israele. Perché il Papa, che è ormai il personaggio più presente in tutti i nostri TG , tace di fronte alle violenze che Israele sta subendo ? Anche nel mondo ebraico della diaspora, in molti ci chiediamo perché le voci critiche verso la politica del governo israeliano non prendano posizione almeno con eguale vigore, a difesa della sicurezza del paese, superando le polemiche di fronte alle discriminazioni sempre più pesanti ? Qualcosa incomincia a muoversi, ma sono segnali ancora troppo deboli per riuscire a condizionare la politica estera delle democrazie occidentali. Anche a livello territoriale, le comunità ebraiche, con la solidarietà di tutti gli organismi locali che vorranno partecipare, perché non organizzano manifestazioni pubbliche contro il veleno antisemita che si ripresenta travestito da antisionista ? La guerra del nazi-islamismo minaccia tutti, chi ha a cuore libertà e giustizia, chi vuole vivere in una società democratica, ha oggi il dovere di schierarsi a fianco di Israele, pubblicamente. Esprimere solidarietà non basta più, le parole, da sole, hanno lo stesso significato del silenzio.

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