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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Israele-Svezia: una storia piena di forti tensioni 17/12/2015
Israele-Svezia: una storia piena di forti tensioni
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)

da Jerusalem Center for Public Affairs

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Una manifestazione per il boicottaggio di Israele in Svezia


Il Partito svedese Social Democratico non è noto per la sua simpatia verso Israele. I suoi due leader attuali, il Primo Ministro Stefan Loefvén e la Ministra degli Esteri Margot Wallstroem, hanno superato ogni limite, conducendo una sistematica campagna contro Israele. Il partito vinse le elezioni nel settembre 2014, ritornando al potere dopo una breve assenza. Una volta formato il governo, il Primo Ministro Loefvén per prima cosa riconobbe lo Stato palestinese. Un evento eccezionale, persino in un paese ostile dell’Unione europea, che non aveva adottato una politica così estremista contro Israele e una ondata di riconoscimenti allo Stato palestinese che non erano stati approvati in parlamenti importanti come quelli inglesi, francesi e altri. Malgrado le risoluzioni non fossero vincolanti, Israele subì un danno politico. Ciononostante, in Svezia non ci sono rimpianti o ripensamenti, e gli attacchi contro Israele continuano come se fosse il Nemico n°1, e tutti i problemi economici e sociali della Svezia – che sono numerosi – sono oscurati dalla “minaccia” che Israele rappresenta per questo lieto e pacifico paese.

Sebbene il riconoscimento dello stato palestinese sia la continuazione della politica ostile della sinistra svedese contro Israele, c’è stato anche l’appoggio della vasta minoranza musulmana – circa 700.000 persone - con lo scopo di portare voti islamici al partito nelle successive elezioni. Dato che il Partito Social Democratico ha raccolto soltanto il 31.2% dei voti, poteva formare un governo di minoranza con il Partito dei Verdi, un partito estremista schierato contro Israele, quelle elezioni si sarebbero dovute tenere dopo un certo lasso di tempo. Quando ero ambasciatore in Svezia all’inizio degli anni 2000, tutti i miei sforzi per aprire un dialogo con quel partito fallirono. Alla fine, però, le elezioni anticipate vennero annullate sulla base che il governo sarebbe durato per l’intero mandato di quattro anni.

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Il Primo Ministro svedese Stefan Loefvén

Questo però non gli impedì di continuare a scagliarsi contro Israele, con le relazioni fra i due paesi sempre più tese. Nella sua risposta dopo la strage di novembre a Parigi, la Ministra degli Esteri ha collegato lo Stato Islamico al problema palestinese, descrivendo i terroristi islamici giovani frustrati come i terroristi palestinesi che assassinano gli ebrei. Pochi giorni dopo, il 4 dicembre 2015, durante una sessione del parlamento svedese dedicata agli attentati terroristici, che in Israele si manifestavano con accoltellamenti e attacchi con auto alle fermate degli autobus, la Ministra degli Esteri ha detto che condannava quegli atti ma aggiungendo che la risposta non doveva essere identica. Le esecuzioni sul posto, avevano come risultato attaccanti uccisi in misura sproporzionata. In altre parole Margot Wallstroem avrebbe preferito che fossero stati uccisi in maggior numeri gli ebrei assaliti, poco importa se erano bambini, donne, anziani, ma anche soldati e poliziotti, si doveva lottare con in criminali, accoltellatori, in modo da poterli giudicare in tribunale.

C’è da chiedersi se la signora Wallstroem, attaccata - Dio non voglia - da un accoltellatore o travolta da un’auto, avrebbe preferito dire all’aggressoree “Signor terrorista, prego, si fermi, capisco che lei sia disperato, chiamerò un poliziotto, l’arresterà, così lei potrà avere un giusto processo”. Durante il dibattito la Ministra degli Esteri rivelò una ignoranza totale di ciò che stava avvenendo in Israele. Che conoscesse o ignorasse intenzionalmente il rifiuto dei palestinesi a negoziare con Israele e i violenti incitamenti contro Israele operati dall’Autorità palestinese, era tutto organizzato dallo stesso Mahmoud Abbas. Ignorava che Hamas propugnasse la distruzione di Israele e tutti gli articoli usciti sui social network con i video che insegnavano ad accoltellare gli ebrei ? Invece citava come Abbas le avesse detto che voleva la pace, e lei gli credette. Il Primo Ministro Loefvén, che prese le sue difese, commentò che accoltellare non costituiva terrorismo !

Queste affermazioni sortirono immediate risposte diplomatiche da parte israeliana. Il riconoscimento dello stato palestinese provocò il richiamo dell’ambasciatore per un breve periodo. Quelle dichiarazioni ricevettero una dura risposta dal Primo Ministro Netanyahu. Non si contano le sistematiche ostilità derivate dalla ideologia di lunga data dell’odio del Partito Social Democratico.

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Anziché occuparsi dei propri problemi, la Svezia si schiera contro Israele

La politica anti-Israele ha una lunga storia
In retrospettiva, risulta chiaro che il comportamento del duo Loefén-Wallstroem ha una lunga tradizione, il partito che attualmente rappresentano ha unaricca storia di intimidazioni contro Israele. L’ostilità cominciò con Olof Palme, quando divenne leader del partito alla fine degli anni ’60. Da un punto di vista ideologico, Palme allontanò la Svezia dall’Occidente, dall’America, a quello che veniva chiamato “campo della pace”, e al Movimento dei Non-Allineati, che si muovevano per minare la politica Usa nei confronti dell’Unione Sovietica. Appoggiò apertamente il Nord Vietnam e peggiorò le relazioni del proprio paese con gli Stati Uniti. Si allontanò da Israele e rafforzò il legame con i paesi arabi. Una politica evidente nelle posizioni alle Nazioni Unite e nelle istituzioni dell’ Unione europea, denunciando Israele e ignorando le aggressioni e il continuo terrorismo arabo. La Svezia fu il primo paese europeo ad avere invitato ufficialmente Arafat.

Ricordo molto bene i forti rimproveri rivolti a Israele durante la seconda intifada. Mentre i palestinesi facevano esplodere gli autobus e i ristoranti, uccidevano migliaia di israeliani, il governo svedese sceglieva di condannare Israele e onorava con un premio dedicato ai diritti umani a Hanan Ashrawi, ben conosciuta per la sua totale ostilità contro Israele. Nulla di nuovo, dunque, per il duo Loefvèn-Wallstroem. Oggi, tuttavia, è sempre più sotto l’influenza dei musulmani. Ha raggiunto l’apice, non potendo più assorbire le centinaia di migliaia di migranti musulmani, vista la generosa accoglienza che la Svezia ha applicato negli ultimi 40 anni, che bussano alla sua porta. Il Primo Ministro Loefvén ha recentemente affermato che la Svezia è stata ingenua in merito a un possibile attacco terrorista, e che ci sono cittadini svedesi che simpatizzano con gli assassini dello Stato Islamico. Per cui, ha detto, devono essere rafforzati i sistemi di sicurezza, le leggi vanno cambiate per consentire il monitoraggio e la sorveglianza dei cittadini. Anche le ispezioni ai confini devono essere più severe. Se necessario, persino il ponte sullo Stretto Oresund, che collega Copenhagen, Danimarca e Malmoe Svezia, che viene visto come il simbolo della libertà di movimento, verrebbe chiuso. In aggiunta, anche il denaro per l’assorbimento degli immigrato è finito, tanto che il governo alzerà le tasse il prossimo anno.

È la nuova politica svedese verso i migranti, obbligata dalle circostanze, ha spingere il duo Loefvén-Wallstroem a intensificare l’ostilità verso Israele quale compensazione per il mondo musulmano ? Va anche rilevato che la Svezia è candidata per un seggio non permanente al Consiglio di Sicurezza dellOnu per gli anni 2017-2018 e h bisogno dell’aiuto degli stati islamici. In questo contesto c’è stato un interessante alterco tra Svezia e Arabia Saudita.

La Svezia rompe con l’Arabia Saudita
Lo scorso marzo, Margot Wallstroem ha avuto il coraggio di allontanarsi dalla abituale indifferenza verso la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, criticando fortemente la condanna riservata al blogger saudita Raif Badawi, in base al sistema legale saudita xhe si basa sulla Sharia. L’Arabia Saudita reagì annullando l’intervento del ministro svedese alla Lega Araba sul tema dei diritti umani, e la cosa non è certo dispiaciuta agli stati arabi. I sauditi hanno richiamato il loro ambasciatore a Stoccolma, bloccato i visti agli uomini d’affari svedesi e affermando che le parole di Wallstroem costituiscono una interferenza ai propri affari interni e sono contrari alla legge internazionale. Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno richiamato il loro ambasciatore dalla Svezia.

La Lega Araba e l’Organizzazione della Cooperazione Islamica hanno ugualmente denunciato le parole di Wallsroem. La quale, colpita dal timore di colpire le relazioni commerciali con gli stati islamici, si è rivolta al Re di Svezia – che non ha alcun rapporto con il Re dell’Arabia Saudita- affinchè esprimesse in una dichiarazione politica improprio interesse alla “disputa” con l’ArabiaSaudiuta, anche se, in base alla costituzione svedese, il Re non può fare simili dichiarazioni. Wallstroem allora si precipitò in parlamento con un lungo intervento nel quale elogiava l’islam per il suo contributo allo sviluppo dell’umanità e alla Arabia Saudita come un paese importante per la comunità internazionale. Qui sta il problema: mentre gli arabi sono tanti, esercitano un potere politico ed economico e sono pronti a esercitare in ogni momento minacce, il minuscolo Israele è l’unico Stato ebraico. È chiaro, dunque, che anche qui, giacciono i calcoli della “illuminata “Svezia, dei quali non dovrebbe essere orgogliosa.


Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 20012 al 2004. Dal 1989 al 1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta


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