Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/12/2015, a pag. 30, con il titolo "Non dobbiamo costruire Guantanamo europee per i migranti", il commento di Donatella Di Cesare; da LIBERO, a pag. 12, con il titolo "L'Unione Europea si stanca dell'Italia: 'Prendete le impronte agli immigrati' ", il commento di Daniel Mosseri.
Ecco gli articoli:
Il CIE di Ponte Galeria
CORRIERE della SERA - Donatella Di Cesare: "Non dobbiamo costruire Guantanamo europee per i migranti"
Ci chiediamo in quale veste colei che è stata per anni vicepresidente della fondazione nata per onorare Martin Heidegger, il filosofo di Hitler, possa insegnare ai Paesi democratici come comportarsi per difendersi dal terrorismo.
Ecco il pezzo:
Donatella Di Cesare Martin Heidegger
Proprio mentre in Francia viene ventilata l’ipotesi di una detenzione amministrativa per chi è sospettato di terrorismo, gli incendi e le proteste al Cie di Ponte Galeria riportano alla ribalta della cronaca un luogo oscuro della nostra democrazia. Gli internati (perché di un campo di internamento si tratta) sono ex detenuti, donne vittime di tratta, richiedenti asilo, tossicodipendenti, immigrati regolari che hanno perso l’impiego. Da tempo viene denunciata la presenza di minori non accompagnati. Il settore maschile, a sinistra dell’edificio centrale, è un inquietante sistema concentrico di sbarre dove perfino i poliziotti entrano in assetto anti-sommossa e la zoologizzazione dell’umano è perpetrata con disinvoltura. I «Centri di identificazione e espulsione» non sono prigioni per stranieri. Chi è recluso non ha commesso alcun reato.
Sta qui l’inganno della cosiddetta «detenzione amministrativa», a ben guardare una detenzione illegale, in base alla quale vengono trattenuti stranieri in attesa di essere identificati e quindi espulsi. Si arresta un individuo non per come ha agito, bensì per quello che è. Ecco la gravità. Una detenzione del genere, che viola i diritti umani, prima ancora dei principi costituzionali, sarebbe assurda anche solo per pochi giorni. Ma che dire se giunge perfino a un anno e oltre? Possibile che non si riesca a modificare la Direttiva Rimpatri? Le difficoltà burocratiche, che ostacolano l’identificazione, non possono giustificare una pena indefinita, insensata. Chi è recluso nelle gabbie di Ponte Galeria è condannato all’immobilità, depositato in una discarica di scorie in attesa di essere ripartite altrove. I Cie, che già da tempo avrebbero dovuto essere chiusi, devono far riflette sulla «detenzione amministrativa». L’Europa non ha bisogno di nuove Guantanamo.
LIBERO - Daniel Mosseri: "L'Unione Europea si stanca dell'Italia: 'Prendete le impronte agli immigrati' "
Molti terroristi islamici sono entrati senza controlli in Europa, liberi poi di organizzare attentati. Prendere le impronte digitali non ci pare una violenza, anzi. Così come la citazione di Guantanamo della Di Cesare non tiene conto della globalizzazione del terrore. Abolire la carcerazione preventiva quando è in corso una guerra che utilizza la permissività dei paesi democratici è pura follia.
Daniel Mosseri
La linea dura si afferma a Bruxelles. La Commissione europea chiede agli altri partner europei di «permettere l'uso della forza per la raccolta delle impronte e prevedere di trattenere più a lungo i migranti che oppongono resistenza». Un invito rivolto in particolar modo all'Italia, che deve fare di più per l'identificazione e la registrazione dei migranti in arrivo, per arrivare «al più presto» a un tasso del 100% di impronte digitali registrate.
Sono le richieste dell'esecutivo di Bruxelles che oggi presenterà il suo rapporto sul funzionamento degli «hotspot» per la registrazione dei richiedenti asilo e la gestione delle informazioni da parte dell'Italia. II rapporto evidenzia diverse criticità, e sottolinea l'urgenza dell'apertura di nuovi centri, oltre a quello già operativo di Lampedusa. «Gli hotspot di Pozzallo e Porto Empedocle devono essere aperti senza indugio» e devono essere avviati i lavori per aprirne altri «all'inizio del 2016». E il seguito della procedura d'infrazione aperta nei giorni scorsi nei confronti dell'Italia. Al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, convinto che «dal punto di vista tecnico abbiamo ragione noi, oltre ad avere ragione dal punto di vista politico», sembra una misura «ingiusta e irragionevole». Sceglie il basso profilo e non lo scontro, «ma riteniamo che l'Europa dovrebbe ringraziarci», anzi, «l'Italia merita una grande procedura di ringraziamento per quello che ha fatto, perché ha salvato vite umane. Le nostre impronte digitali vengono registrate ormai quasi al 100 per cento».
La linea morbida, invece, è quella di Angela Merkel al 28° congresso della Cdu: davanti alle telecamere il partito cristiano-democratico si è mostrato unito attorno alla sua leader. Eppure nelle ultime settimane la formazione si era spaccata in due: chi, con la cancelliera, a favore dell'accoglienza dei rifugiati del Medio Oriente; e chi, contro di lei, per uno stop a un flusso di richiedenti-asilo senza precedenti nella storia tedesca. Dall'inizio dell'anno sono oltre un milione i profughi accolti nella Repubblica federale, un quinto dei quali giunti solo nel mese di novembre mandando in tilt la macchina burocratica. I primi a protestare contro la fuga in avanti della cancelliera - autoproclamatasi la scorsa estate paladina dei rifugiati siriani - sono stati i Comuni e i Lander sui quali è ricaduto l'obbligo dell'accoglienza. In breve, la rivolta si è fatta politica: alla testa degli scontenti sia il governatore bavarese, Seehofer, leader della formazione-sorella Csu sia l'ala destra della stessa Cdu. Dissenso contro la linea dell'accoglienza anche da parte degli JU, i giovani del partito che a Merkel hanno chiesto di fissare un tetto al limite dei rifugiati. Davanti a mille delegati riuniti a Karlsruhe, la cancelliera ha trovato la quadra: no alla "Obergrenze" richiesta dai giovani del partito, ma da lei ritenuta incostituzionale, e sì a «misure tangibili per ridurre il numero dei profughi e dei richiedenti-asilo», come recita la mozione presentata dalla leader.
Scettici sono rimasti i rappresentanti dei Länder orientali, dove l'ostilità dei cittadini verso i profughi è più diffusa e dove la Cdu perde terreno nei sondaggi a favore dei populisti di Alternative für Deutschland. «La mozione non fornisce alcuna base di lavoro per ridurre l'afflusso dei rifugiati», ha dichiarato alla Deutsche Welle il leader del partito in Sassonia, Arnold Vaatz, lamentando l'assenza di un piano perla ridistribuzione dei richiedenti-asilo con il resto dell'Europa. Della necessità di redistribuire, ma anche di allontanare dall'Europa i rifugiati, ha parlato nelle stesse ore il capogruppo del Ppe, il tedesco Manfred Weber, esprimendo una linea meno tollerante di quella della cancelliera: «Non tutti i migranti che arrivano possono realmente rimanere in Europa». La leader venuta dall'est ha invece difeso la propria linea ricordando l'importanza della «dignità umana» e la solidarietà iscritta nel genoma della Cdu. Il partito si è lasciato convincere. Due le ragioni principali: benché in disaccordo con lei sui profughi, i tedeschi si fidano di Frau Merkel; a marzo, inoltre, si vota in Sassonia Anhalt, nel Baden Württemberg, in Renania Palatinato. Se la Cdu non otterrà risultati soddisfacenti, si rifarà sulla cancelliera nei mesi successivi.
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