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La Stampa Rassegna Stampa
13.12.2015 Gambia: un altro paese nelle mani dello Stato Islamico
Commento di Vittorio Sabadin

Testata: La Stampa
Data: 13 dicembre 2015
Pagina: 15
Autore: Vittorio Sabadin
Titolo: «Il fronte del Corano verso Sud: il Gambia ora è 'stato islamico'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/12/2015, a pag.15, con il titolo " Il fronte del Corano verso Sud: il Gambia ora è 'stato islamico' ", il commento di Vittorio Sabadin.

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Vittorio Sabadin

Il presidente del Gambia, Yahya Jammeh, ha annunciato che il suo Paese diventerà uno stato islamico, simile all’Iran o all’Afghanistan. Questo significa che perderà la sua connotazione laica e secolare per sottostare a un controllo religioso, esercitato da un «Consiglio dei guardiani» che avrà ampi poteri sulla promulgazione delle leggi. Il Gambia è un piccolissimo stato, stretto tra il Senegal e la Guinea Bissau. Si dice che i suoi confini siano stati delineati dai cannoni delle navi inglesi che risalivano il fiume di cui porta il nome: dove arrivava la palla di cannone, lì c’era il confine. Quello che decide il presidente Jammeh dovrebbe dunque importare molto poco al resto del mondo e bisognerebbe stupirsi che la notizia trovi invece ampio spazio su molti giornali, soprattutto inglesi. Il fatto è che il Gambia fino al 2013 faceva ancora parte del Commonwealth britannico e conservava solidi legami con l’Occidente. Aveva ottenuto, dopo quasi quattro secoli, l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1965, ma era ancora a Ovest che sempre guardava quando c’era da risolvere qualche problema. La rapidità con la quale ha scelto di diventare uno stato islamico ha lasciato interdetti politici e osservatori, i quali si stanno domandando in che cosa l’Occidente abbia sbagliato. L’annuncio Nel discorso con il quale ha dato l’annuncio, pronunciato nel piccolo villaggio costiero di Brufut, Yahya Jammeh ha solennemente annunciato: «In linea con l’identità religiosa e i valori della nazione, proclamo il Gambia uno stato islamico. Poiché i musulmani sono la maggioranza, il paese non può più sottostare alla sua eredità coloniale». I musulmani sono il 95% della popolazione e il resto è cristiano, ma le due religioni hanno finora convissuto nel reciproco rispetto. Jammeh ha precisato di non avere intenzione di proclamare leggi che decidano come le donne devono vestirsi, di non volere istituire una polizia islamica e che i diritti dei cittadini saranno rispettati. Ma c’è chi ne dubita. Anni fa, aveva annunciato che nel suo Paese le mutilazioni genitali femminili sarebbero finite, ma non ha mai approvato una legge che lo stabilisse. È ancora convinto che l’omosessualità sia una delle maggiori minacce all’esistenza dell’umanità e non passa certo per un progressista. La vera ragione per la quale il Gambia diventerà uno stato islamico, spiegano gli oppositori del presidente, è un’altra. Nel 2014 l’Unione Europea ha deciso di sospendere gli aiuti al Paese a causa di ripetute violazioni ai diritti umani. Jammeh ha infatti preso il potere nel 1994 con un colpo di stato e ancora elimina, imprigiona e tortura chi gli pare. Privo di ogni sostegno esterno, il Gambia è alla rovina e il suo dittatore strizza l’occhio al mondo arabo per ricevere gli aiuti che l’Europa gli nega. Li avrà di sicuro, forse più di quelli che chiede. E c’è il rischio che un’altra giusta battaglia dell’Occidente, condotta nel nome della libertà contro le dittature, lasci presto le porte spalancate a tirannie e oppressioni ancora peggiori.

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