Antisemitismo in Germania?
Analisi di Roberto Giardina
L'articolo è stato pubblicato su ITALIA OGGI del 24/11/2015. Segue una nota scritta da Roberto Giardina in esclusiva per Informazione Corretta sugli eredi della famiglia Wertheim e sulla battaglia per il risarcimento che li ha visti coinvolti.
Ecco l'articolo:
KaDeWe
Nei giorni di paura e di incertezza, seguiti agli attentati di Parigi, la notizia è passata in secondo piano. Il KadeWe, il Kaufhaus des Westens, il grande magazzino entrato nella storia di Berlino, ha tolto dai suoi scaffali i prodotti alimentari e i cosmetici provenienti da Israele. Poi, dopo le reazioni sdegnate, la direzione è tornata indietro, ma non si cancella quanto è avvenuto.
Frau Petra Faldenhofen, portavoce del KadeWe, spiega: “Abbiamo obbedito all´ordinanza di Bruxelles dell´undici novembre che impone di specificare sulle etichette il luogo esatto di produzione.” Quanto proviene dai territori occupati non potrebbe essere messo in vendita come “Made in Israel”. Tel Aviv ha protestato con sdegno; “Una Lex anti Israel”. Una misura politica, e si dimenticano altri paesi, si prende di mira solo Israele. “Non tocca a noi discutere i provvedimenti di Bruxelles, si sono difesi i responsabili del KadeWe, ci limitiamo a applicare le regole”. Tuttavia, diversi importatori in Germania non hanno reagito con altrettanta prontezza alle decisioni della UE: il documento, in quattro pagine, non è chiaro, si sostiene, e attendiamo chiarimenti.
“Zu rasch und unsensibel”, troppo veloci e insensibili, invece al KadeWe, come hanno commentato in molti. Il magazzino, sommerso dalle critiche, è prontamente tornato indietro. I prodotti “dubbi” sono tornati negli scaffali, dimostrando che si poteva anche evitare di toglierli. Tutto a posto, dunque? Evidentemente, no. Il comportamento del KadeWe, che appartiene ora a un imprenditore austriaco, ricorda tristemente lo slogan nazista “Kauft nich beim Juden”, non comprare dall´ebreo. Un avvocato di Berlino, in una email, ricordava: “Già dall´inizio, nel 1933, i “bravi tedeschi”, diligenti e obebdienti, evitavano di andare nei negozi e nei ristoranti degli ebrei…il KadeWe si dovrebbe vergognare”. Forse il contrordine è giunto rapidamente perché in Israele si è invitato a boicottare il grande magazzino. I turisti israeliani amano fare shopping al KadeWe, anche perché, per triste paradosso, considerano che appartenga alla loro storia.
Il movimento antisemita BDS
Fu aperto nel 1907 da Adolf Jandorf, che era ebreo come altri proprietari di grandi magazzini, Oscar e Hermann Tietz, o Abrahan e Theodor Wertheim. Una Kaufhaus Wertheim è ancora presenta sulla Kurfürstendamm, il grande boulevard nella parte occidentale della capitale, anche se solo il nome ricorda il suo passato. Gli attacchi iniziarono subito: i grandi magazzini mettevano in pericolo la sopravvivenza dei piccoli negozi, ed erano un´espressione del “tipico spirito giudaico”. E questo più di vent´anni prima dell´avvento di Hitler. Oggi, un passo falso? L´antisemitismo sopravvive in Germania settant´anni dopo la fine del III Reich? Rispondere è sempre pericoloso, si corre l´inevitabile rischio di sottovalutare. E in articolo si rischia di venire fraintesi. Sopravvive come ovunque in Europa.
In Germania è, ovviamente, più nascosto e meno tollerabile. Andreas Nachama, che per anni è stato a capo della comunità ebraica, ed ora dirige la Topographie des Terrors, il museo creato in quella che fu la sede della Gestapo, si è adoperato per la riconciliazione, e quando lo intervistai era ottimista. Gli ebrei della metropoli erano duemila alla caduta del “muro”, oggi sono ufficialmente 12mila, probabilmente più di 20mila. Ma oggi, a causa della situazione internazionale, le cose cambiano. Alcuni turisti israeliani sono stati aggrediti per le vie di Berlino, la squadra del Maccabi Berlin, viene insultata dagli spettatori quasi a ogni partita. A provocare e aggredire sono quasi sempre giovani di origine araba. “Der Krieg im Klassenzimmer”, la guerra nelle aule scolastiche, era il titolo di un lungo reportage nello “Spiegel” del 13 novembre. Il ministro della Giustizia, il socialdemocratico Heiko Mass, ha dichiarato: “Gli ebrei in Germania non dovranno mai più tornare a nascondersi.” La rivista riporta le parole dell´insegnante di storia in un liceo di Amburgo, Yael M.: “Non mi azzardo a rivelare ai miei studenti che sono ebrea”. I giovani nella sua classe sono in maggioranza d´origine araba, e divisi in gruppi tra loro spesso ostili, ma sempre uniti nell´odio contro gli ebrei. E´ vitale che le autorità non trascurino il problema. La decisione del KadeWe, per quanto annullata, rimane un brutto segnale.
Ecco la nota sulla famiglia Wertheim:
Il centro commerciale Wertheim a Berlino nel 1920 in Leipziger Platz
E´andata diversamente per l´altro grande Kaufhaus creato da una famiglia. Gli eredi Wertheim sono stati risarciti, sia pure parzialmente, ma hanno dovuto combattere per oltre settant´anni per avere giustizia. I fratelli Abraham e Theodor Wertheim aprirono il loro grande magazzino il 15 aprile del 1852 a Stralsund, sul Baltico. Solo nel 1885 i loro figli e nipoti aprirono la prima filiale a Berlino. La grande Kaufhaus, con 106mila metri quadrati la più grande d´Europa, venne aperta nel 1896 nella Leipzigerstrasse.
Nel 1934, per sfuggire alle leggi razziali, Georg Wertheim donò i suoi grandi magazzini alla moglie Ursula, che non era ebrea. Ma non servì. Nel 1937, i Wertheim vennero espropriati. Nel 1944, il grande magazzino fu raso al suolo dalle bombe. Dopo la sconfitta del III Reich, il Wertheim, o quello che ne restava, si venne a trovare nella parte sovietica della capitale divisa dal “muro”. I grandi magazzini furono ricostruiti e riaperti nel 1949 e ribattezzati “Konsum”. Quasi contemporaneamente, un Wertheim aprì anche ad ovest, sulla Kurfürstendamm. Ma dell´originale rimaneva solo il nome.
La battaglia giuridica avviata dagli antichi proprietari contro il gruppo Karstadt (la nuova proprietà) durò decenni. Solo il 30 marzo del 2007, i responsabili della catena di supermarkt annunciarono che era stato firmato un accordo con Jewish Claims Conference, e che la famiglia Wertheim veniva risarcita di 88 milioni di euro. La somma sarebbe stata impiegata per aiutare i superstiti dell´Olocausto in tutto il mondo. E, infine, nel 2009, il nome Wertheim scomparve dalla facciata della Kaufhaus sulla Krufürstendamm. A 64 anni dalla fine della guerra, Karstadt rinunciava a spacciarsi per Wertheim.
Roberto Giardina