Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/12/2015, a pag. 2, con il titolo "Ma non si può prescindere dal ruolo che ha la giustizia", l'intervista di Ilario Lombardo a rav Giuseppe Laras.
Il giudizio, spiega rav Laras, è fondamentale in ogni circostanza. Giustizia non significa vendetta, ma neanche superficiale "misericordia" a prescindere. Perdonare senza capire, dunque, è una strada senza uscita. L'equivoca interpretazione del perdono è alla base della non comprensione del terrorismo islamico. Con lo stesso criterio bisognerebbe perdonare anche i nazisti?
Ecco l'articolo:
Giuseppe Laras
"Giustizia, non vendetta", di Simon Wiesenthal
Giuseppe Laras è il presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana ed è figura chiave del dialogo ebraico-cristiano.
Rabbino, papa Francesco ha detto che bisogna «anteporre la misericordia al giudizio». Come interpreta queste parole?
«Innanzitutto penso che bisognerebbe seguire le parole del Pontefice, che sono belle e confortanti, senza troppi arzigogoli teologici. Il discorso intorno alla misericordia è molto umano, ma all’interno del vivere sociale non può prescindere dalla capacità di giudizio e dalla necessità della giustizia».
La misericordia non è più importante del giudizio? In un momento come quello che viviamo, il messaggio di pace potrebbe essere questo: il perdono come forza prima della giustizia.
«Ma no, sono e devono essere contestuali. La giustizia non è mai fredda e meccanica, perché rischierebbe di essere espressione di vendetta, violenza e odio. La giustizia per essere tale deve partire da una posizione di rispetto e di benevolenza. Per questo dico che la misericordia è contestuale all’atto di giudizio. Non pensiamo solo alla giustizia nel senso della condanna, ma alla capacità di dare un giudizio, anche severo, che riesce a rimettere sulla giusta via le persone».
Esiste un atto di misericordia assoluto?
«Sono due categorie distinte ma egualmente importanti. La misericordia è amore misto alla pietà, e bisogna avere una forte disposizione verso l’altro che non è così facile da possedere. In tal senso, la misericordia è importante nell’impostare i nostri rapporti con le altre persone. Ma non si può prescindere dalla giustizia perché se non siamo giusti, con noi e con gli altri, una società si può ammalare. Non si può, insomma, semplicemente amare con pietà senza dire all’altro se sbaglia o se ha peccato».
Che differenze ci sono tra il pensiero ebraico e quello cristiano?
«Nel corso dei secoli si è molto fantasticato su un presunto pensiero ebraico totalmente incentrato sulla giustizia e poco sull’amore. Non è così. “Amerai il prossimo tuo come te stesso” si trova nella Torah prima che nei Vangeli. L’amore del prossimo è fondamentale ma lo è anche l’azione di giudizio che, se permeata dalla misericordia, è un fattore di stabilizzazione del vivere umano».
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