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La Stampa Rassegna Stampa
08.12.2015 Obama si inchina ai sondaggi: scopre che deve avere una strategia contro lo Stato islamico
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 08 dicembre 2015
Pagina: 8
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Doccia fredda su Obama: 'L'Isis è sempre più forte'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/12/2015, a pag. 8, con il titolo "Doccia fredda su Obama: 'L'Isis è sempre più forte' ", la cronaca di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

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Barack Obama

Le ragioni per cui Obama ha parlato alla nazione domenica sera, promettendo di «distruggere l’Isis senza rinunciare ai nostri valori», sono principalmente due: il calo nei sondaggi della fiducia sulla sua gestione dell’emergenza terrorismo, dopo la strage di San Bernardino, e un rapporto dell’intelligence Usa secondo cui lo Stato islamico è tutt’altro che contenuto.

Il capo della Casa Bianca ha sentito la necessità di rassicurare i cittadini, da una parte preoccupati, e dall’altra distratti dai toni molto accesi della campagna presidenziale. Non ha cambiato strategia, ma sullo sfondo ci sono anche alcuni risultati incoraggianti, e alcune nuove iniziative militari, che non vuole vengano perdute nel chiasso della propaganda politica.

La strage in California
Obama ha riconosciuto che la strage in California è stata «un atto terroristico». Ha anche sottolineato, per la prima volta con tanta forza, che «esiste il problema di una ideologia estremista in alcuni ambienti musulmani, e i musulmani devono fare di più per contrastarla». Quindi ha detto che la minaccia è mutata e si è fatta più insidiosa, perché siamo passati agli attacchi in grande scala di al Qaeda, più facili da individuare e fermare, agli spari in mezzo alla gente dei seguaci ispirati da Isis.

Il presidente sa dai sondaggi che la fiducia degli americani sta svanendo, anche perché i candidati repubblicani lo accusano di debolezza, con toni che sconfinano nel razzismo. Nella sua stessa squadra però c’è chi sollecita iniziative militari più aggressive, a partire dal segretario di Stato Kerry, schierato su posizioni simili a quelle di Hillary Clinton, che ha chiesto anche alla Silicon Valley nuove tecnologie per controllare i terroristi. Obama poi aveva commissionato all’intelligence un rapporto sulla situazione dell’Isis. Il documento, rivelato dal «Daily Beast», è arrivato e dice che Isis si sta espandendo, e continuerà a farlo, se non verrà privato delle basi in Siria e Iraq.

Il presidente ha ribadito che una strategia esiste ed è quella giusta. Si basa sui raid per colpire l’Isis, ora con Francia e Gran Bretagna; gli aiuti per una forza araba sunnita sul terreno in grado di riconquistare i territori occupati; il blocco dei finanziamenti; l’iniziativa diplomatica avviata a Vienna per porre fine alla guerra in Siria; le operazioni di intelligence e polizia per impedire ai terroristi di reclutare e colpire all’estero. Le forze speciali stanno creando una base in Iraq, e una testa di ponte nella Siria settentrionale, da cui lanciare attacchi contro la leadership, dirigere i raid aerei e preparare le forze locali, arabe sunnite e curde, ad attaccare la capitale dello Stato islamico Raqqa, e Ramadi in Iraq.

Il capo della Casa Bianca ha spiegato anche «ciò che ritengo non si debba fare», e cioè un’invasione come in Iraq, o peggio ancora uno scontro planetario di religione contro l’islam. Entrambe queste strategie farebbero il gioco dell’Isis. L’invasione provocherebbe molte vittime fra i soldati Usa, che poi dovrebbero occupare in eterno la Siria per garantire la sua stabilità, incitando le reazioni terroristiche. La guerra di religione all’islam sarebbe invece uno scontro globale catastrofico.

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