Riprendiamo dal MATTINO di oggi, 07/12/2015, a pag. 3, con il titolo "Lévy: francesi stanchi, vogliono concretezza", l'intervista di Mauro Zanon a Elizabeth Lévy, direttrice di "Causeur".
Mauro Zanon
Elizabeth Lévy
«Era già stato tutto annunciato. È questo l'umore attuale del Paese. I francesi sono stanchi di anni di chiacchere e promesse non mantenute». Elizabeth Lévy, giornalista, scrittrice e direttrice del magazine Causeur, non è affatto sorpresa del risultato delle urne: «La Francia vuole voltare a destra. Questo risultato si iscrive nella scia degli altri successi raccolti dal Front national: nel 2014, alle comunali e alle europee, e a marzo di quest'anno, alle dipartimentali».
Non è bastato un François Hollande nei panni di commandier-en-chief? «L'elmetto e il petto in fuori, l'aumento dei bombardamenti e dei Rafale impiegati contro lo Stato islamico, non nascondono tre anni di presidenza mediocri. Al massimo, come gli ultimi sondaggi hanno evidenziato, permettono di aumentare di qualche punto percentuale l'indice di popolarità. Per invertire la tendenza a lungo termine, Hollande e compagni devono fare molto di più».
Le Monde e La Voix du Nord, così come molti altri quotidiani francesi, hanno condotto una campagna mediatica senza precedenti contro il Front national arrivando a parlare di «impostura» e di «proposte contrarie ai valori repubblicani» (parole di Jérome Fenoglio, direttore di Le Monde). I francesi dunque sono anti-repubblicani? «Hanno parlato e continuano a parlare a vuoto. Le percentuali raggiunte dal Front national sono la prova provata che i francesi non badano più a questi allarmismi quotidiani».
Per la verità contro il «pericolo Le Pen» si è lanciato anche il primo ministro Valls. «L'esecutivo socialista cominci a fare qualcosa di serio sull'immigrazione, l'insicurezza, l'islamismo. Cominci a dare delle risposte concrete. Il Partito socialista, così come i Républicains della destra neogollista, se non daranno segni di vita su questi temi centrali, lasceranno il monopolio del dibattito al Front national».
Marion Maréchal-Le Pen, con quel 41% raccolto in Paca, rischia di offuscare Marine Le Pen? «È sicuramente un risultato importante, rumoroso. Di certo, con Marine Le Pen ci sono diverse divergenze, che alla lunga potrebbero creare problemi. Anzitutto, non hanno lo stesso rapporto con la modernità. Marion è conservatrice. Marine non lo è, ed è influenzata dal suo braccio destro, Florian Philippot, capofila del Front parigino, l'ala goscista del partito, colbertista sul piano economico e con posizioni progressiste sui diritti civili. Marion è cattolica fervente e liberale invece, come suo nonno Jean-Marie che negli anni Ottanta adorava Reagan».
Cosa rappresenta per la gauche questa sconfitta? «Per la gauche è uno schiaffo doloroso e per il Partito socialista in particolare comincia la marginalizzazione politica. Siamo ufficialmente entrati nell'era del tripartitismo».
Marine Le Pen all'Eliseo nel 2017 è fantapolitica? «È ancora troppo presto, a mio avviso. Come reagirà il Partito socialista? E i Républicains? Continueranno con la loro litania anti Fn, mettendo in guardia i francesi dal pericolo di una "nebulosa nera"?»
E Marion, all'orizzonte 2022, potrebbe creare problemi di leadership all'interno del Front national, ostentando sempre più la sua voglia di Eliseo? Con il vicepresidente Philippot i rapporti sono molto tesi. «È prematuro parlare di ciò. Marion è sicuramente una giovane donna tosta e ambiziosa, ma ci dimentichiamo che ha solamente 25 anni».
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