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Sui viaggi diocesani... e la Repubblica 06/12/2105

Pubblichiamo alcune lettere scritte dai nostri lettori a REPUBBLICA dopo la pubblicazione dell'articolo uscito ieri:
ecco il link:http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=60632
Lasciamo ai lettori il commento.
IC Redazione

Egregio Direttore,
a proposito dell'articolo a pag. IX della cronaca di Torino di oggi sulla turista ferita a Gerusalemme, osservo come l'episodio, lungi dall'essere servito per serie ed utili considerazioni, sia stato trattato dal vostro giornale con superficialità e senza alcuno spirito di corretta informazione. Innanzi tutto, per chiunque conosca la realta' di Israele e di Gerusalemme, e' evidente che la signora dice cose difformi dal vero , forse frutto di propria soggettiva interpretazione, quando parla di "blindo che avrebbe sfornato soldati che hanno cominciato a buttare bombe": scena grottesca assolutamente destituita di ogni fondamento. O quando accenna a impraticabilita' di cure ospedaliere : posto che negli ospedali israeliani si curano indifferentemente tutti, e talora principalmente palestinesi e beduini, Ma, soprattutto, non e' stato messo in luce cio' che piu' conta, ossia che, se c'e' un paese ove il turista e' sicuro e' proprio Israele, se non altro perche' e' l'unico paese che, minacciato costantemente e pubblicanente di distruzione da parte di tutto il vasto mondo musulmano, e' costretto a curare con estrema attenzione la sicurezza propria e dei propri ospiti. Il punto e' che non bisogna andare in Israele con l'Opera Diocesana Viaggi, per due motivi : 1) perche' i suoi viaggi non informano ma disinformano su Israele, che nemmeno chiamano col suo nome, denominandolo "Terra Santa", e del quale ignorano completamente la storia e l'attualita' 2) perche', proprio a causa di tale impostazione, hanno di mira pressoche' esclusivamente le problematiche del conflitto israelo-palestinese e la retorica dei poveri palestinesi oppressi. Il risultato e' che spesso si affidano a guide arabe, che conducono nelle parti arabe di Gerusalemme, per nulla sicure specie in questo periodo nel quale gli arabi hanno ideato le aggressioni coi coltelli o gli investimenti stradali, con possibilita' , dunque, di conseguenze spiacevoli come quella occorsa alla signora in questione. Questo bisognava evidenziare, se si voleva fare un buon servizio alla verita'. Peccato che il vostro giornale abbia perso questa interessante occasione".

Donatella Masia
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 Vi scrivo in riferimento all'articolo sul viaggio della signora torinese in Israele e vorrei portarvi la mia testimonianza. Sono stata due volte in Israele con l'associazione Italia -Israele ,in periodi che dall'Italia potevano sembrare a rischio eppure non ho mai avvertito la minima sensazione di pericolo. Penso sia molto importante come il tutto viene organizzato,con molta attenzione alle possibili criticità,,con prudenza dove necessario,non lasciando nulla al caso,anche nei nostri comportamenti. Con questi presupposti noi non abbiamo rinunciato a nessun luogo di interesse religioso,culturale o anche solo turistico, godendo con assoluta tranquillità di un paese bellissimo,capace di dare grandi emozioni. Auguro alla signora Gregonin di superare questo momento difficile,ma non credo che Israele dove il controllo della sicurezza è da sempre ai massimi livelli,sia più pericoloso di tanti altri,non dimenticando mai la prudenza ,come ovunque soprattutto oggi. cordialmente

Marisa Pagetto
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Gentilissima Redazione,
il racconto della turista/pellegrina pubblicato sulla Repubblica di ieri desta più di una perplessità. Non solo i soldati israeliani sarebbero intervenuti lanciando indiscriminatamente granate stordenti, per di più in apparente assenza di disordini, ma avrebbero prima costretto una turista ferita a scendere dall'ambulanza, poi le avrebbero impedito l'accesso all'ospedale. Rispetto ad un simile racconto è del tutto logico che esso si concluda con un invito ad evitare viaggi in Israele: chi mai vorrebbe andare in un posto in cui dei militari danno inopinatamente battaglia a civili pacifici ed impediscono a turisti feriti di farsi curare? Se i fatti si sono svolti come narrati nell'articolo, suggerirei alla signora di denunciare i fatti alle autorità israeliane, i cui tribunali non mancheranno di fare giustizia. Quanto agli itinerari dei pellegrinaggi, la Città Vecchia di Gerusalemme ne è il cuore, per l'evidente ragione che lì si trovano il Santo Sepolcro, il Kotel e numerose chiese di grande interesse, anche archeologico, lungo tutto il percorso dalla Porta dei Leoni (o di S. Stefano) al Santo Sepolcro, tra cui la Chiesa di Sant'Anna menzionata nell'articolo (accanto alla quale si estende una magnifica area archeologica). Perciò, a meno che le stesse autorità israeliane vietino o sconsiglino l'accesso alla Città Vecchia di Gerusalemme per ragioni di sicurezza ed ordine pubblico o la radio sia notizia di disordini od attentati in corso od appena avvenuti, difficilmente si può biasimare l'organizzatore di un pellegrinaggio (o di un viaggio turistico in Israele) per aver portato pellegrini o turisti alla Chiesa di Sant'Anna o, in generale, nel cuore di Gerusalemme. (Per inciso, molti dei santuari cristiani sorgono in zone abitate prevalentemente da arabi, ma l'ubicazione dipende dalla storia o da tradizioni ultramillenarie). Purtroppo, l'attuale ondata terroristica in Israele ha modalità tali che il rischio zero non esiste, neppure per i turisti. Ma, ahinoi, il rischio zero non esiste neppure in Italia.
Molto cordialmente,

Annalisa Ferramosca
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In risposta all’articolo pubblicato da REPUBBLICA / Torino il 5/12/2015, a pag.IX, con il titolo "Io, ferita in Israele". Ho avuto il grande piacere di visitare Israele in un viaggio organizzato dall'Associazione Italia - Israele di Torino nel 2013. Era la prima volta che vi andavo ed ero pieno di preoccupazioni sia per la (dis)informazione di cui gode Israele, sia per i vari pregiudizi che si sentono nei confronti degli ebrei e di Israele. Volevo vedere come si trova un musulmano nello Stato degli ebrei. Questo viaggio ha rafforzato ancora di più la mia opinione positiva su Israele. Ho avuto la possibilità di incontrare tante persone, la cui cordialità e ospitalità mi ha impressionato. Quello che ti lascia stupito - essendo Israele circondata da nemici e costantemente sotto minaccia - è stata la serenità e la gioia di vivere che gli israeliani sono in grado di trasmettere agli altri. Dopo quel viaggio sono ritornato altre 5 volte. Ci sono stato anche nell'estate 2014, durante l'operazione Margine di Protezione, e molti amici mi dicevano "sei pazzo ad andare in questo periodo in Israele", ma io ci sono andato lo stesso proprio perché Israele è un paese sicuro e i turisti sono sempre considerati degli "ambasciatori" di Israele nei paesi di provenienza. Sono dispiaciuto che la signora torinese vi si sia trovata male. La colpa non è da attribuire a Israele e alla sua sicurezza. La colpa è di Opera Diocesana Viaggi che ha messo a repentaglio la vita dei suoi pellegrini. Israele va visitata con agenzie di viaggio laiche, perché ti consentono di visitare tutto il paese e non solo i posti dove ha vissuto Gesù. Suggerisco alla signora Gregnanin di tornare in Israele insieme all'associazione Italia - Israele di Torino e sono sicuro che la sua opinione su Israele cambierà e avrà la possibilità di conoscere la generosità e la vitalità degli israeliani. Avrà modo di vedere quanto gli israeliani amano la vita.

Astrit Sukni
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Desidero parlare con un dirigente di ic perchè siete degli autolesionisti e non sapete fare i vostri interessi, quelli di un sano sionismo. Siete matti a sconsigliare ai turisti di usare le organizzazioni cattoliche di pellegrinaggi. Ma non sapete che moltissimi pellegrnaggi vengono con loro. Nella questione della turista danneggiata avete fatto male a non assisterla meglio.

dottor Dario Dall'Aglio Cellulare italiano 3494705064, Pace
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Da abituale lettore di Repubblica giudico l'articolo in questione del tutto sbagliato, quasi una voluta scelta di boicottare il turismo in Israele. Ha perso un lettore !

Cristiano Parigi
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