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La Stampa Rassegna Stampa
05.12.2015 Arabia Saudita: con Iran e Cina l'altra capitale della barbarie
Analisi di Enrico Caporale

Testata: La Stampa
Data: 05 dicembre 2015
Pagina: 16
Autore: Enrico Caporale
Titolo: «Sempre più condanne a morte. il triste record dell'Arabia Saudita»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/12/2015, a pag.16, con il titolo " Sempre più condanne a morte. il triste record dell'Arabia Saudita", l'analisi di Enrico Caporale.

Che l'Arabia Saudita sia uno dei paesi, insieme a Iran e Cina,  caratterizzati dalla barbarie più feroce è risaputo. In questo servizio tutti i dati per informarsi.
Ci viene in mente la polemica della passata primavera quando l'Arabia Saudita doveva essere il paese ospite del Salone Internazionale del Libro di Torino, invito poi cancellato quando i giornali hanno posto la domanda su quale 'cultura' sarebbe arrivata da quel paese.

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Enrico Caporale

Ecco l'articolo:

Sono oltre 50 le persone che attendono di essere messe a morte in Arabia Saudita. Secondo il giornale locale «Okaz», si tratta soprattutto di «terroristi di Al Qaeda» e «abitanti di Al-Awamiyah », villaggio della regione orientale di Al-Qatif dal 2011 al centro di proteste da parte della minoranza sciita. Tra loro ci sarebbe anche Ali al-Nimr, condannato a essere decapitato e poi messo in croce per aver partecipato nel 2012, quando aveva 17 anni, a manifestazioni di piazza contro l’arresto dello zio, un clerico sciita anche lui condannato a morte. L’Arabia Saudita è, secondo i dati diffusi da Amnesty International, uno dei Paesi con il più alto numero di esecuzioni nel mondo, superata solo da Cina e Iran. Tra il 1985 e il giugno 2015 sono state uccise 2.208 persone. E nei primi sei mesi dell’anno le esecuzioni sono aumentate, con un incremento di quasi il 50%. Che significa 102 persone messe a morte.

I reati capitali

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Come altri Paesi, l’Arabia Saudita prevede la condanna a morte dei colpevoli di omicidio o traffico di droga, ma a Riad l’elenco completo dei reati capitali è lungo e include crimini che in altri Paesi non costituiscono neppure reato: si va dall’adulterio all’omosessualità; dall’apostasia alla blasfemia; dall’idolatria alla stregoneria; dal consumo di sostanze stupefacenti alla magia. Il sistema giuridico del Paese si basa sulla sharia, la legge islamica, e i suoi giudici sono religiosi della scuola wahabita, corrente ultraconservatrice sunnita che insiste su un’interpretazione letterale del Corano.

I numeri della vergogna

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Secondo Amnesty International, tra il 1985 e il giugno 2015 in Arabia Saudita sono state uccise 2208 persone. Insieme a Cina e Iran, Riad è in testa alla classifica per condanne a morte. Rispetto agli altri due Paesi, però, ha una popolazione nettamente inferiore: 30 milioni di abitanti contro il miliardo e mezzo della Cina e gli 80 milioni dell’Iran. Circa la metà delle persone uccise negli ultimi 30 anni erano stranieri, che costituiscono il 30% della popolazione. Nei primi sei mesi del 2015 sono state messe a morte 102 persone, con un incremento di quasi il 50% rispetto allo stesso periodo del 2014 (quando in tutto l’anno i morti si sono fermati a 90).

Le esecuzioni

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Le condanne sono eseguite tramite decapitazione, salvo alcuni casi in cui viene usato il plotone d’esecuzione. Nella maggior parte dei casi le esecuzioni avvengono sulla pubblica piazza, e i cadaveri con le teste mozzate vengono lasciati esposti per giorni. L’adulterio è punito con la lapidazione se sposati, altrimenti con cento frustate. Di recente, per far fronte all’aumento del numero di esecuzioni, la monarchia saudita ha «assunto » nuovi boia. «Critichiamo Isis - ha detto il segretario generale di Amnesty, Salil Shetty -, ma in Arabia Saudita c’è un governo che negli ultimi mesi ha effettuato decine di decapitazioni pubbliche».

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