Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/12/2015, a pag. 4, con il titolo "Il Cremlino attacca ancora il Sultano: 'Compra petrolio dal Califfato' ", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan
Truppe speciali lungo la frontiera con la Turchia e una nuova base aerea a ridosso delle posizioni dell’Isis. Quindi l’affondo diretto contro Erdogan: «Ha fatto abbattere – dice Vladimir Putin, da Parigi dove si trova per la conferenza sul clima – il nostro aereo per difendere i propri traffici petroliferi con lo Stato islamico». «Se fosse vero, mi dimetterei», risponde sprezzante Erdogan citato dall’agenzia russa «Tass». La tensione fra i due Paesi, anche dopo le sanzioni russe varate venerdì e ratificate domenica, è alle stelle. Le conseguenze sono le mosse sul terreno. Con i russi che muovono le pedine sul teatro di operazioni siriano per aumentare la pressione militare sugli avversari. A svelare quanto sta avvenendo sul terreno è «Al-Rai», il quotidiano del Kuwait che ha già dimostrato di aver accesso a fonti riservate nella «war room» creata a Baghdad fra le unità di intelligence di Russia, Iran, Hezbollah, Siria ed Iraq.
A schierarsi lungo il confine siriano, a pochi metri dalla Turchia, sarà una «brigata di intelligence», ovvero gli eredi diretti delle truppe speciali «Spetsnaz» protagoniste della Guerra Fredda. Il compito sarà controllare i corridoi terrestri che attraversando i posti di controllo di Aazaz e Bab al-Salamah consentono ai camion civili provenienti dalla Turchia di portare in Siria armi, munizioni e rifornimenti ai gruppi ribelli che si battono contro il regime di Assad.
L’intelligence raccolta dai russi nell’ultimo mese – anche con sorvoli aerei simili a quello interrotto dall’abbattimento del Sukhoi-24 – ha portato ad identificare proprio in questo passaggio una delle più importanti rotte di consegna dei missili anti-tank «Tow». Assad, incontrando domenica a Damasco l’inviato iraniano Ali Akbar Velayati, ha accusato Ankara di «far arrivare i Tow ai terroristi». Si tratta di un segnale forte a Recep Tayyp Erdogan: se i russi dovessero intercettare un carico di armi dalla Turchia ai ribelli islamici, Ankara sarebbe in forte imbarazzo.
Le nuove basi di Mosca
Ma non è tutto perché, aggiunge «Al-Rai», le unità di intelligence saranno di base nei pressi della base aerea di Al-Shayrat, a circa 35 km a Sud-Est di Homs. Se al momento l’aviazione russa dispone di circa 50 aerei nella base di Hmeimim, adiacente all’aeroporto di Latakia, ad Al-Shayrat sono già pronti 45 hangar e ciò significa che il numero degli apparecchi raddoppierà. Al-Shayrat è vicina a due località siriane nelle mani dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis): Qaryatayn e Palmyra. Al momento sono iraniani ed Hezbollah a fronteggiare l’Isis in entrambe le città ma poiché ora vi saranno gli aerei russi è prevedibile una maggiore pressione contro lo Stato islamico. Lo spettro delle operazioni russe dunque si allarga: da un lato puntano a bloccare i rifornimenti per i ribelli islamici filo-turchi e filo-sauditi nella provincia di Idlib, dall’altro ad incalzare l’Isis con più efficacia rispetto a quanto finora avvenuto.
A rafforzare l’impressione di un’accelerazione militare di Mosca ci sono le notizie che rimbalzano da Parigi sull’incontro fra Benjamin Netanyahu e Putin teso a «estendere e rafforzare» l’accordo di «cooperazione militare in Siria per evitare incidenti non necessari» ovvero simili all’abbattimento del Sukhoi-24 da parte della Turchia. Si tratta di intese con importanti conseguenze tattiche: negli ultimi giorni aerei russi che operavano sul Golan siriano hanno potuto sorvolare il territorio israeliano durante missioni di combattimento.
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