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La Stampa Rassegna Stampa
30.11.2015 Islamic Relief a Torino: non descriveteli come moderati
La cronaca superficiale di Massimiliano Peggio, Lodovico Poletto

Testata: La Stampa
Data: 30 novembre 2015
Pagina: 51
Autore: Massimiliano Peggio; Lodovico Poletto
Titolo: «L'imam anti Israele non c'è: l'incontro dell'Ong islamica diventa uno spettacolo pop»

Riprendiamo dalla STAMPA - TORINO di oggi, 30/11/2015, a pag. 51, con il titolo "L'imam anti Israele non c'è: l'incontro dell'Ong islamica diventa uno spettacolo pop", la cronaca di Massimiliano Peggio, Lodovico Poletto.

Il titolo della cronaca è sbagliato: Omar Abdelkafi non è un "imam anti Israele", ma un imam che ha più volte predicato il più becero antisemitismo, legato a un complottismo planetario.
Non una parola, inoltre, sulle attività della ong Islamic Relief, legata alla Fratellanza Musulmana, che si occupa tra l'altro della propagazione dell'odio contro Israele e del tacito consenso verso il terrorismo islamico.
Una cronaca che nasconde la vera storia dell'imam Abdelkafi

Ecco l'articolo:

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Omar Abdelkafi

Priska è arrivata da Venezia l’altro ieri e se ne va da Torino già oggi in giornata. Biondissima. Italianissima. Accompagnata dalla mamma-sergente, Lorena, che non la molla un attimo, del mondo islamico ne sa ben poco. Ma sa che i cantanti che devono esibirsi in questa giornata che «Islamic Relief» ha organizzato a Torino, per raccogliere fondi a favore degli orfani nel mondo musulmano sono i Vasco Rossi di lingua araba. Ed è per questa semplicissima ragione che se ne infischia bellamente di tutto il resto. Anche della lunga tirata che l’Imam del centro culturale islamico di Piacenza, Yassin El Yafie, fa dal palco del teatro Colosseo, location strapiena per la convention pro raccolta fondi.

L’imam assente
Ieri è stata la quarta tappa di cinque che la Ong tiene in Italia. Ma Yassin El Yafie è un moderato, ed è l’ospite a sorpresa di questa giornata. Lui non ha niente a che vedere con l’ospite annunciato e temuto e considerato un osservato speciale, Omar Adbelkafi, uno che in tempi relativamente recenti ha pronunciato frasi che hanno fatto gridare allo scandalo. Del tipo: «Il Corano riferisce che gli ebrei hanno portato nella loro storia la corruzione sulla terra». Oppure aver giudicato gli attacchi contro Charlie Hebdo e il negozio kosher a Parigi come «la commedia alla quale i musulmani sono assoggettati fino alla nausea in tutto il mondo». Ma il «cattivo», il «duro», l’«integralista» non c’è e sotto le volte del teatro Colosseo va in scena un’altra storia.

In questa giornata-evento le parole dell’Imam piacentino, infatti, hanno sapore della riconciliazione, anzi della ricucitura di uno strappo, quello del 13 novembre. «Non dobbiamo lasciare Tizio o Caio macchiare l’Islam» predica per venti minuti in lingua araba. «La miglior pubblicità per l’Islam è il nostro comportamento. Comportamento e non sigle». I pochi che non parlano arabo lo ascoltano in cuffia: «Dobbiamo ripristinare l’immagine dell’Islam delle origini. Siamo ambasciatori di misericordia». Come in una gigantesca moschea, la gente che è qui ascolta in silenzio. Niente telefonini alzati per riprendere la predica. E dopo nessuna polemica, distinguo, limature tra i presenti. I morti di Parigi, le polemiche sul mondo islamico, sono il non detto di questa giornata.

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L’appello ai fedeli
Yassine Fram, uomo di punta della Ong che aiuta i bambini e le vedove del mondo islamico rincara la dose: «Non lasciamo che in nome della nostra religione vengano com” essi dei misfatti che nulla hanno a che vedere con l’Islam». E ancora: «Dobbiamo essere parte integrante del territorio e delle città nella quali viviamo». Niente applausi, questo non è uno spettacolo, è il dogma di una giornata che si concluderà con un crowdfunding. Niente fotografie all’Iman, basta la sua parola: «Che va custodita nel cuore». Il resto è la musica, che qui è parte integrante della giornata, non è il male assoluto come sostiene un certo integralismo musulmano. Per dirla con una battuta sembra una serata Theleton. E i due ospiti Maher Zain e Humood Alkhudher, uno libanese e l’altro kuwaitiano, sono rockstar per cui i ragazzi si strappano i capelli. Noti anche a latitudini che non ti aspetti.

La soddisfazione
Il signor Rachid Jamal, responsabile di Islamic Relief Italia a fine giornata è più che soddisfatto per come è andata. «Quando si parla di musulmani c’è un po’ la tendenza a generalizzare. È come se si dicesse che i siciliani sono tutti mafiosi. Non è così. Noi siamo un’altra roba, un’altra realtà. E con l’integralismo non abbiamo nulla che vedere». E l’imam Abdelkafi che doveva venire a Torino? «Ha cambiato idea».

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