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Shalom Rassegna Stampa
24.11.2015 L'accusa a Israele è la sua forza: non essere uguale ai suoi nemici
Analisi di Angelo Pezzana

Testata: Shalom
Data: 24 novembre 2015
Pagina: 10
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «L' 'errore' di Israele»

Riprendiamo da SHALOM di novembre 2015, a pag. 10, con il titolo "L' 'errore' di Israele", l'analisi di Angelo Pezzana.

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Angelo Pezzana

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Qualunque altro stato che si comportasse come Israele, dopo quasi 70 anni di guerre scatenate dagli stati arabi per cancellarlo dalle carte geografiche, avrebbe ricevuto il più grande riconoscimento per essersi attenuto alle leggi della democrazia che si era dato al momento della Dichiarazione di Indipendenza. Mai, nemmeno un qualsivoglia tentativo di militarizzare le proprie istituzioni ha mai tentato la democratica Israele. Pur essendo circondata da stati in gran parte dittatoriali, lo stato ebraico ha continuato a perseguire i valori che l’hanno confermato una delle democrazie di maggior successo, un esempio a livello internazionale. Eppure tutto questo si direbbe - salvo poche eccezioni - che non è servito a nulla. Sarebbe un grave errore nasconderci che non solo la maggior parte degli stati arabo-musulmani, ma anche molti stati occidentali che definiamo democratici, le sono nemici, avversari.

Così come gli organismi internazionali, non solo l’Onu, lo capiremmo, la maggioranza degli stati membri appartengono al terzo mondo o sono arabo-islamici, sono contro Israele a prescindere, ma che dire dell’Unione Europea, il cui atteggiamento, la politica estera, è quasi sempre ostile? Quali errori ha commesso Israele per ricevere tanto odio? Perché è fuor di dubbio che qualcosa di sbagliato lo Stato degli ebrei deve aver commesso, una spiegazione dovrà pur esserci. Alla base c’è l’odio antico, duemila anni di islam e cristianesimo, duemila anni di tentativi di assimilazione, palese, nascosta, brutale, criminale, tutti andati in fumo, questo lo sappiamo, ma viene ricordato raramente. Già questo farebbe capire lo ’scandalo’ di un popolo che riesce a ricostruirsi uno Stato sulla propria terra, malgrado sia stato fatto di tutto per impedirlo.

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Prima di tutto non riconoscerlo, quanti sono gli stati al mondo che non hanno rapporti con Israele? Che cosa dovrebbe fare Israele per stabilire, almeno, un rapporto accettabile con gli stati del mondo? E’ una domanda che molti si sono posti, ma la risposta è stata spesso: sparire. Che in fondo è ciò a cui mirano i palestinesi, che hanno ripreso lo scorso mese le violenze, inaugurando lo stile fai da te, avendo fallito con tutti gli altri mezzi. Torniamo allora alla prima domanda, quali errori ha fatto Israele per avere così tanti avversari e nemici? Perché di errori deve averne fatti, non saranno giudicati tali non da Israele, ma dai suoi nemici e avversari sì. E se la risposta fosse più semplice di quel che sembra?

E’ indubbio che Israele si comporta diversamente da tutti gli altri stati: non attacca mai, limitandosi a difendersi, e cercando ovviamente di vincere, cosa che finora le è riuscita. Se nel difendersi conquista territori, appena può li restituisce, e cerca con tutte le forze di fare la pace, come ha fatto con l’Egitto e la Giordania. Già in questo è diversa da tutti gli altri stati, che fanno le guerre per vincerle e conquistare altri territori. Con gli aggressori Israele cerca di venire a patti, mai ha imposto le regole dei vincitori ai vinti, con i palestinesi è arrivata a dire di sì a quasi tutte le richieste che riceveva, sotto qualunque governo, ma il risultato era sempre no, con in aggiunta l’aumento di nuove richieste, oltre a quelle precedenti che non erano più sufficienti, e così da sempre fino ad oggi.

Dove avrà sbagliato? Forse doveva comportarsi come gli altri stati, allargare il proprio territorio ed espellere chi non era ebreo, cosa praticata dagli stati arabi che hanno espulso i loro ebrei senza che si sia levata nessuna protesta in tutto il mondo? Il loro numero era maggiore degli arabi che hanno lasciato Israele nel 1948, non espulsi, si badi bene, ma per loro scelta, spinti dagli stati arabi vicini che davano il nuovo stato ebraico già sconfitto. E nel ’67, dopo aver sconfitto i medesimi eserciti arabi, ha forse sbagliato nel cercare accordi con la popolazione araba, segnatamente per quanto riguarda le due moschee sul Monte del Tempio? Se avessero vinto gli arabi, avrebbero distrutto tutto ciò che era ebraico (ma anche cristiano), con la scusa che sulla terra musulmana non c’è posto per gli infedeli e i loro simboli religiosi.

Se Israele, nel liberare Gerusalemme, per renderla una città dove tutti i culti sono liberi, si fossero comportati come gli arabi - oggi non ci sarebbero luoghi e vestigia in discussione. Eccolo l’errore di Israele, non essere uguale ai suoi nemici, una differenza che non le viene perdonata, nemmeno dalle democrazie europee, ancora troppo affezionate all’anti-semitismo, che così può tornare alla ribalta nei panni dell’anti-sionismo. Individuato l’errore, non vuol dire seguire l’esempio e le maniere degli stati arabo-musulmani o delle organizzazioni/movimenti terroristi, restiamo affezionati alla società democratica di’Israele, per nulla al mondo vorremmo vederla cambiare. Vorremmo solo che il mondo apprezzasse la tenacia con la quale Israele difende le proprie istituzioni, invece di commuoversi per la sorte di assassini e criminali quando le vittime innocenti sono gli ebrei d’Israele.

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