Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/11/2015, a pag. 2, con il titolo "Putin mette i tank in prima linea, raid di Parigi nel Mediterraneo", il commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Vladimir Putin con Ali Khamenei
Operazioni di terra contro i ribelli islamici e un summit di guerra a Teheran con Ali Khamenei: Vladimir Putin alza il profilo della propria coalizione militare in Siria alla vigilia dell’incontro alla Casa Bianca fra Obama e Hollande.
A svelare le operazioni terrestri russe sono i satelliti americani che osservano, fra le province di Latakia ed Idlib, almeno sette tank T-90 russi - che già erano stati dislocati in Siria a settembre - avanzare contro le posizioni dei ribelli islamici. Al loro fianco unità della fanteria russa. È uno dei fronti dove i combattimenti sono più aspri. Quattro offensive di terra siriane non sono finora riuscite a superare le difese avversarie ma i T-90 fanno la differenza, il Pentagono osserva duri colpi subiti dai ribelli consentendo alle forze russe, siriane e iraniane di avanzare verso Nord. In direzione di Aleppo.
Unità di fanteria
È uno sviluppo tattico che suggerisce un’accelerazione militare e la notizia viene rivelata da «Al-Rai», quotidiano del Kuwait, e ripresa dai media israeliani. Sin da settembre il Pentagono aveva «visto» i tank, schierati a protezione delle piste di Latakia, ma ora ci sono le batterie anti-aeree a svolgere quelle mansioni e i T-90 servono di più per raggiungere Aleppo. Il Cremlino ha sempre smentito l’impiego di truppe di terra ma questa volta sceglie il basso profilo sulle indiscrezioni kuwaitiane nel giorno in cui Vladimir Putin arriva a Teheran, in occasione di un summit regionale fra produttori di gas, e incontra la Guida Suprema della rivoluzione, Ali Khamenei, in quello che i portavoce di entrambi definiscono un «summit sulla Siria».
Il sorriso di Khamenei a Putin, immortalato sulle foto ufficiali, suggerisce l’atmosfera del colloquio: l’Iran è raggiante perché l’intervento russo ha cambiato il corso del conflitto e lo spettro di perdere il controllo di Damasco si allontana. I toni di Khamenei sono ostili all’Occidente: «Gli Stati Uniti e i loro alleati tentano con la diplomazia lì dove hanno fallito con le armi», ovvero nel rovesciare Assad. E Putin gli risponde: «Il futuro dei siriani deve essere deciso da loro». La sintonia è in chiave pro-Assad. A consolidarla arriva l’annuncio di Mosca sull’avvenuto sblocco della consegna a Teheran del sistema missilistico anti-aereo S-300, ovvero la garanzia di protezione degli impianti nucleari da attacchi nemici.
L’offensiva occidentale
La somma fra maggiore impegno militare e alleanza di ferro con Teheran esalta il ruolo di Putin come leader delle operazioni in Siria alla vigilia di quella che si preannuncia come un’accelerazione occidentale. Mentre gli aerei Usa distruggono 283 camion cisterne di greggio di Isis, la portaerei francese De Gaulle, con i suoi 26 jet, arriva in Medio Oriente e Parigi la sfrutta per lanciare raid contro Isis in Iraq. Allo stesso tempo il presidente François Hollande riceve dal britannico David Cameron l’autorizzazione per usare le basi militari a Cipro per «intensificare l’offensiva». Lo stesso Cameron preannuncia che giovedì chiederà al Parlamento di autorizzare i raid contro Isis in Siria. «La Gran Bretagna farà tutto ciò che è in nostro potere per sostenere la Francia, amica e alleata nello sconfiggere questo malefico culto di morte», promette Cameron. Il tutto a poche ore dal vertice nello Studio Ovale fra Obama e Hollande per varare quella che si preannuncia come l’offensiva contro Raqqa, capitale del Califfato. Se i russi aprono a siriani e iraniani la via per Aleppo, gli occidentali preparano l’attacco alla roccaforte di Isis.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante