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La Repubblica Rassegna Stampa
22.11.2015 L'ultimo romanzo di A.B.Yehoshua
Recensione di Susanna Nirenstein

Testata: La Repubblica
Data: 22 novembre 2015
Pagina: 51
Autore: Susanna Nirenstein
Titolo: «La protagonista che visse la sua vita da comparsa»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/11/2015, a pag. 51, con il titolo " La protagonista che visse la sua vita da comparsa" la recensione di Susanna Nirenstein all'ultimo libro di A.B.Yehoshua.

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Susanna Nirenstein    A.B.Yehoshua

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Abraham Yehoshua, Buli per gli amici, tra i tre grandi autori israeliani considerati quasi dei profeti dal loro infinito pubblico internazionale, nonostante i suoi 78 anni è sempre spiazzante, stravagante. Se i suoi primi romanzi erano un susseguirsi vorticoso di fatti, racconti, tensioni, personaggi disegnati dal fluire di una narrativa travolgente, negli ultimi tempi è come se alcune recenti trasposizioni dei suoi libri in opere o drammi, lo spinessero su una scena quasi teatrale, ricca di spunti polemici come sempre, disseminata di momenti farseschi o situazioni surreali nati da un'inventiva speciale e ironica, di piccoli gesti quotidiani, monologhi, discussioni dai tratti psicoanalitici. una scena affidata soprattutto a un protagonista sfaccettato sempre sul palcoscenico. Sulla stessa scia dunque de Il responsabile delle risorse umane o de La scena perduta, ecco qui La comparsa, attore principale ( ed è quasi un gioco di parole anche perché il titolo ebraico nitzevet, una parola di origine biblica ricca di sfumature, vuol dire anche qualcosa come "colei che sta" ) è per la prima volta una figura femminile. Noga, che in ebraico vuol dire Venere, 42enne avvenente, suona l'arpa, strumento defilato quanto dolcissimo, in un'orchestra di Arnhem, Olanda, dove si è trasferita da anni, subito dopo esser stata lasciata dal marito Uriah perché lei non vuole avere bambini. Noga rientra perd a Gerusalemme: la madre 75enne rimasta vedova da poco è stata spinta dal figlio Honi -che la vuole più vicina, a Tel Aviv - a provare per tre mesi una di queste case di riposo, quasi hotel ormai, molto ben organizzate e vivaci che in Israele si stanno sempre più diffondendo. Noga deve prendere invece il suo posto nell'appartamento gerusalemmitano, presidiarlo in fondo: per una serie di vecchie clausole, se fosse disabitato potrebbe tornare ai proprietari desiderosissimi di venderlo a uno dei molti chassidim che ormai affollano il quartiere Makor Baruch,e lo stesso caseggiato. L'invasione è un fatto concreto: due bambini non fanno che entrare anche attraverso una finestra fino dentro il salotto per guardare la tv che nelle loro famiglie religiose gli sarebbe proibita. Per strada non si muovono che figure in nero con le peyot ( i riccioli accanto agli orecchi degli ultraortodossi ), eppure c'è una qualche dolcezza della fede a cui l'autore delle Cinque stagioni allude spesso. Le macchiette che si susseguono sono degne di Molière o Ionesco. E la famiglia, le famiglie, come *** spesso in Yehoshua sono al centro, universali si, ma anche terribilmente israeliane. Come del resto è a1 centro la questione dei figli: perché se la questione demografica è diventata fondamentale per tutto l'Occidente ormai, in Israele è da sempre cruciale, non solo per tenersi al passo con quella palestinese e non farsi superare numericamente almeno dentro i propri confini, ma per ribadire dopo la Shoah la propria determinazione a crescere e moltiplicarsi. Dunque perché Noga non ha voluto dare un bambino a Uriah che pure amava riamata, e forse ancora ama, riamata? Yehoshua, che ha già 7 nipoti, non si dà pace, la maternità gli appare il senso stesso della vita. Ed è intorno a questo fulcro che viene allestita la strana pausa che Noga si prende dalla sua normalità, dalla sua musica e dall'Olanda. Per passare il tempo e fare due soldi il fratello gli trova un lavoro saltuario, come comparsa appunto, in film, serial e perfino in una Carmen allestita a Masada tra le strane persone che incontra non ce n'è una con cui non parli di questa sterilità decisa tra sé e sé. In realtà non sa dare né darsi una spiegazione. Finché, in una situazione decisamente paradossale, non rincontra Uriah: è con lui e in alcuni stringenti colloqui con la madre che affiorano i mille psicoanalitici perché di questa sua scelta di non vivere da protagonista qualsiasi cosa faccia, dalla scelta dello strumento musicale, al mathmonio, al paese: forse è arrivato il momento di riprendere la propria esistenza nelle sue mani.

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