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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.11.2015 La lettera di Antoine Leiris forse ha 'commosso il mondo', ma lo ha anche ingannato
Commento di Angelo Pezzana al testo di Massimo Gramellini, intervista di Jean Leymarie a Antoine Leiris

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 novembre 2015
Pagina: 1
Autore: Angelo Pezzana - Massimo Gramellini - Jean Laymarie
Titolo: «La lettera di Antoine Leiris forse ha 'commosso il mondo', ma lo ha anche ingannato»

La lettera di Antoine Leiris forse ha 'commosso il mondo', ma lo ha anche ingannato
Commento di Angelo Pezzana

Seguono il "Buongiorno" di ieri di Massimo di Gramellini sulla STAMPA e l'intervista di Jean Leymarie a Antoine Leiris sulla REPUBBLICA.

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Angelo Pezzana

La rubrica di Massimo Gramellini in prima pagina sulla STAMPA di ieri, 17.11.2015, si presta ad alcune riflessioni. Il titolo è “Non avrete il mio odio”, il testo è di Antoine Leiris, la cui moglie è stata uccisa dai terroristi islamici nella strage del teatro Bataclan. Un testo che in altre occasioni avremmo definito nobile, commovente, sincero, estremamente umano. In altre occasioni, non in questa.

Gramellini lo riporta a mo’ di esempio, non si deve odiare mai, non è con l’odio che si risolvono i problemi, la vita continua ecc.ecc. Tutti buoni sentimenti, che però nascondono la vera realtà. Siamo in guerra non contro quattro delinquenti che sparano e uccidono, ma contro una forza immensa che si chiama “islam” e che si propone di conquistare il mondo. Adesso ha il nome ‘Isis’, ma è solo uno di una lunga serie di gruppi e movimenti che hanno in comune lo stesso progetto: distruggere la civiltà occidentale, le nostre società democratiche, che avranno sì tanti difetti, ma che finora sono il meglio di quanto il genere umano ha saputo inventare.

Quelli che uccidono al grido di Allah hu Akbar vogliono invece sottometterci, imporci l’inferno delle loro regole di vita, in pratica renderci schiavi. Un esempio può aiutare: se durante il nazismo qualcuno avesse scritto le stesse parole di Antoine Leiris, le democrazie avrebbero avuto la forza di dichiarare guerra a Hitler ? O non si sarebbero invece arrese di fronte al ragionamento che l’odio è una brutta cosa, che avremmo continuato a vivere liberi e felici, che non avremmo mai fatto a Hitler il regalo di odiarlo, ecc.ecc. ? L’islam è come il nazismo, si propone lo stesso obiettivo: sottometterci. Per questo diciamo no, grazie, ci rifiutiamo di diventare schiavi di una religione-stato, la combatteremo con tutte le nostre forze. Se i musulmani vogliono vivere nelle nostre società democratiche, ne adottino le leggi e i costumi, ma questo è un pio desiderio, il Corano non lo permetterebbe mai, per bene che vada rimarranno in silenzio, schiavi loro per primi di una religione-stato che non ha la libertà nel suo dna. Guardate questo video, potrebbe essere il nostro futuro: https://www.youtube.com/watch?v=44vzMNG2fZc

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LA STAMPA - Massimo Gramellini: “Non avrete il mio odio”

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Massimo Gramellini

Se ciò che chiamiamo Occidente ha un senso, questo senso palpita nelle parole con cui il signor Antoine Leiris si è rivolto su Facebook ai terroristi che al Bataclan hanno ucciso sua moglie. «Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa. L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio».

LA REPUBBLICA di oggi, 18/11/2015, riprende le parole di Antoine Leiris pubblicando un'intervista a cura di Jean Leymarie. Invece di presentare Leiris come l'autore della lettera che ha "commosso il mondo" avrebbe dovuto scrivere che il mondo lo ha ingannato.

Ecco il pezzo:

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Antoine Leiris

Le vittime della strage hanno, amici parenti, figli. Come il nostro collega Antoine Leiris, giornalista di France Bleu. Sua moglie Helene era al Bataclan, e lì è stata uccisa.

Su Facebook lei ha pubblicato una lettera ai terroristi in cui dice: non avrete il mio odio. Quando ha deciso di scriverla? «Ho visto finalmente Helene lunedì mattina, rivederla mi ha fatto un bene che non potevo immaginare. Pensavo che era morta ma al tempo stesso sentivo che il nostro nido esiste ancora e che in qualche modo potremo continuare a vivere insieme. Ho preso nostro figlio Melvil che ha 17 mesi all’asilo, siamo tornati a casa per mangiare, mi sono messo al computer e le parole sono uscite da sole. Solo dopo ho scoperto cosa era diventato il mio messaggio. Quando Melvil è andato a dormire ho cominciato a ricevere decine di messaggi dal mondo intero e solo allora mi sono reso conto che quello che avevo scritto aveva toccato il cuore».

Parlando ai terroristi scrive: avete ucciso l’amore della mia vita ma non avrete mai il mio odio. Forse sono proprio queste parole che hanno colpito gli internauti. «Mi sembrava la miglior risposta: non avranno mai quello che cercano, continuerò a vivere la mia vita, ad amare la musica, ad uscire. Non voglio che mio figlio cresca nell’odio, nella paura e nel risentimento. Gran parte di me è andata via con Helene quel giorno, quello che di resta di me è per Melvil, per lui sono obbligato a dimenticare odio, risentimento e collera. Se lui crescesse così diventerebbe quello che loro sono diventati: gente cieca, violenta che preferisce le scorciatoie al cammino più complesso della riflessione, della cultura. Gente che si rifiuta di vedere il mondo come è: magnifico».

Scrive agli assassini: questo bambino vi farà l’affronto di essere felice. «Vi racconto un aneddoto. Chiunque vi parlerà di Helene vi racconterà che aveva uno sguardo immenso, occhi grandi che mangiavano letteralmente il volto. Melvil è nato con gli occhi già aperti. L’idea, quello che volevo trasmettere, è che lo aiuterò a tenerli aperti sulla cultura, libri, musica, arte e su tutto quello che fa vedere il mondo come un prisma, l’ opposto di come lo vedono i terroristi. Voglio donargli questa apertura perché così avrebbe voluto, e in realtà ha già fatto, Helene: perché Melvil adora le storie e la musica. Continuerò a tenere gli occhi aperti per lui. Spero di dargli armi di carta, di penna, di note e non kalashnikov».

Dice: non sacrificherò la libertà alla sicurezza. «Sì, non vorrei avere l’aria di essere un superuomo, non lo sono anche perché oggi dico questo, magari dopodomani dubiterò e anche io sarò tentato dall’odio, dalla paura. Helene era stata molto colpita dagli attentati di gennaio, è stata una delle persone che ho visto reagire con più compassione e umanità, per tutti. Penso che bisogna fare lo sforzo di scegliere il cammino più lungo, complesso, duro. Quello della ragione, della riflessione e del perdono, quello di continuare a vivere. Magari domani avrò dubbi, e commetterò degli errori ma almeno avrò questo pensiero a guidarmi».

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La Stampa 011/65681
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