Riprendiamo dal CORRIERE della SERA del 15/11/2015, a pag. 30, con il titolo "L'indifferenza, altro nemico delle nostre coscienze", il commento di Donatella Di Cesare.
Dopo aver sbianchettato Martin Heidegger, il filosofo di Hitler, Donatella Di Cesare scrive un corsivo dedicato alla strage di Parigi dal titolo interessante. Il titolo, però, non è mai scelto da chi scrive ma dalla redazione, probabilmente per questo è corretto.
Nel pezzo, invece, Di Cesare replica la stessa operazione pro-Heidegger, riuscendo in tutto l'articolo a non scrivere mai la parola "islam". Ci vuole una certa abilità nell'escludere da un'analisi, per quanto politicamente corretta possa essere, ciò che sta alla base dell'ideologia islamista. Ebbene, Di Cesare ci è riuscita. Ci chiediamo cosa ne pensino il direttore del Corriere e gli illustri editorialisti (Panebianco, Mieli, Battista ecc.), che hanno invece correttamente indicato la matrice religiosa dell'ideologia islamista.
Ecco l'articolo:
Donatella Di Cesare
Come bene illustra questa vignetta, "islam significa pace"
Lo spettro della guerra globale si è ormai materializzato nel cuore dell’Europa. A Parigi è stato decretato lo «stato di emergenza» e sono state prese misure quasi belliche, dopo che il terrorismo organizzato ha colpito la città nelle ore del riposo e dello svago, uccidendo bambini, donne e uomini. Luoghi di ritrovo, di convivialità, di incontro, sono stati trasformati in scene di un crimine planetario — un crimine voluto e pianificato. Esseri umani inermi e indifesi, nella loro nuda vulnerabilità, sono caduti sotto i colpi di una violenza senza limiti. Perché è una violenza ispirata da un fanatismo sacrificale e guidata da un progetto politico che, al di là di ogni fronte e di ogni frontiera, pretenderebbe di essere globale.
Dopo la notte del 13 novembre 2015 non è più possibile sottovalutare ancora l’attacco del terrorismo in Europa che mira a una estensione sistematica delle zone di guerra e che ha eletto a proprio nemico, passibile di essere sterminato, anche chi ne è, o vuole esserne, ignaro. Il terrore lacera intenzionalmente le coscienze. Se alcuni hanno ormai da tempo aperto gli occhi, altri torneranno forse alle proprie nicchie, alle loro private riserve della realtà, si aggrapperanno a immagini del mondo pregresse, cercheranno illusoriamente zone di immunità, rifugi protetti di un’epoca che non c’è più. Quasi che non vivessimo nello stesso universo, quasi che non costituissimo più una società comune. Questa lacerazione sarebbe l’effetto più devastante, perché metterebbe a repentaglio la convivenza civile, svuoterebbe di significato la cittadinanza. Come nessuno può chiudersi e ripiegarsi nell’indifferenza, così nessuno può essere lasciato solo. Tanto meno quei cittadini che, appartenendo a minoranze, sono più esposti. Il terrore è totale e mira al cuore della democrazia.
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