sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
16.11.2015 Come è stato organizzato l'11 settembre dell'Europa
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 16 novembre 2015
Pagina: 5
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L'ordine partito da Al Baghdadi, e la Francia bombarda Raqqa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/11/2015, a pag. 5, con il titolo "L'ordine partito da Al Baghdadi, e la Francia bombarda Raqqa", l'analisi di Maurizio Molinari.

Immagine correlata
Maurizio Molinari

Immagine correlata
Dentro il Bataclan

È stato Abu Bakr al-Baghdadi a ordinare il massacro di Parigi e l’Eliseo reagisce con una pioggia di bombe su Raqqa, la capitale del Califfato. A portare il diluvio di fuoco sono almeno dieci jet francesi che colpiscono il cuore dello Stato Islamico poco dopo il tramonto, ora siriana, sulla base delle informazioni di intelligence fornite dal Pentagono alla «war room» dell’Eliseo. Centri di comando e controllo, sedi militari, luoghi di reclutamento, depositi di munizioni e campi di addestramento vengono colpiti con bombe francesi teleguidate sull’obiettivo dai satelliti americani. L’intento è assestare al Califfato il più duro dei colpi militari. Il presidente americano Barack Obama, meno di due ore prima, lo aveva anticipato ad Antalya al capo del Cremlino Vladimir Putin discutendo faccia a faccia - solo con gli interpreti a fianco - per 30 minuti.

Cellule ancora attive
La decisione di Parigi e Washington di infliggere al Califfato danni severi nasce anche dai risultati delle indagini sul massacro di francesi avvenuto venerdì sera. A descrivere la genesi di quell’attacco sono, in particolare, ufficiali dell’intelligence irachena, citando le informazioni raccolte «dalle nostre fonti nello Stato Islamico» in un resoconto alla Associated Press che si accompagna alla rivelazione di «aver informato in anticipo le capitali occidentali, Mosca e Teheran» sulla decisione del Califfo di Isis di «colpire in profondità i Paesi che lo attaccano» pur con il limite di «non sapere quando sarebbe avvenuto con precisione».

Il documento con l’allarme degli 007 iracheni è stato mostrato all’Ap, per avvalorare la credibilità delle affermazioni di Baghdad, assieme ad un resoconto sulla genesi degli attentati che ruota attorno al personaggio del Califfo. «È stato lui a volere e decidere l’attacco» affermano le fonti, sottolineando come la regia è stata «a Raqqa». In maniera analoga a quanto fece Osama bin Laden, leader di Al Qaeda, dalle basi afghane in occasione dell’attacco a New York e Washington dell’11 settembre 2001, al-Baghdadi ha ideato il piano e ne ha poi affidato la realizzazione a un «nuovo dipartimento responsabile degli attacchi all’estero».

Il nome di chi lo dirige non è stato rivelato ma è da qui che è stato gestito, nei minimi dettagli, l’attacco alla Francia che vuole portare la «tempesta» in Europa. I jihadisti impegnati sono stati 24, divisi in 19 terroristi votati al suicidio e 5 responsabili della logistica: dagli spostamenti ai documenti fino a trovare armi ed esplosivi. Ciò significa che gli 8 nomi in mano agli investigatori francesi sono solo un tassello di un piano terroristico assai più vasto anche perché, aggiungono gli 007 iracheni, «si è giovato della cooperazione di una cellula dormiente in Francia».

La vendetta francese
Ciò significa che al-Baghdadi è riuscito a muovere sul terreno della nazione nemica prescelta tre gruppi diversi: i responsabili, i killer ed i fiancheggiatori. Che si tratti di informazioni corrette, frutto della capacità di Baghdad di infiltrare Isis, oppure di un’abile operazione di disinformazione del Califfato ciò che ne esce è l’immagine di una Francia trafitta da un nemico dimostratosi abile non solo nel colpirla come mai avvenuto prima ma anche a beffarla, riuscendo in gran parte a dileguarsi. È uno scenario che spiega la decisione dell’Eliseo di prolungare per tre mesi lo stato di emergenza - inclusa la chiusura delle frontiere - nel timore che i rimanenti jihadisti del commando-killer siano ancora in circolazione e possano far parte di un piano più vasto, teso a tenere in scacco la Francia.

È in questa cornice che Hollande ordina l’attacco a Raqqa. È una scelta che ricorda quanto fatto da re Abdullah di Giordania dopo l’uccisione del suo pilota di jet - bruciato vivo dentro una gabbia dai jihadisti di Isis - quando l’aviazione hashemita bombardò per tre giorni di seguito la capitale del Califfato. Colpire subito contiene il messaggio della vendetta delle tribù del deserto che allora i capi beduini pretesero da re Abdallah e ora Hollande ripete per far percepire ad al-Baghdadi che la guerra è entrata in una nuova fase. Ma non è tutto: se i raid francesi sono massicci contro la culla dello Stato Islamico è perché Parigi vuole far sapere ad al-Baghdadi che reagirà colpo su colpo ad ogni nuovo attacco contro i propri cittadini.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT