Pubblichiamo una rassegna degli articoli e dei titoli disinformanti apparsi sui quotidiani italiani oggi sul varo definitivo, da parte dell'Ue, delle etichette che discriminano i prodotti israeliani dei Territori contesi.

In altra pagina i commenti che informano. Ecco il link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=60274

Cecità e opportunismo provocano il collasso dell'Europa

LA REPUBBLICA pubblica un articolo di Fabio Scuto dal titolo "Israele, l'Ue etichetta i prodotti delle colonie: l'ira di Netanyahu", in cui il giornalista scrive di "Una decisione ampiamente anticipata, fin dallo scorso aprile, ma che ha provocato una reazione durissima". Anche nel titolo, inoltre, la notizia principale non è il provvedimento varato dalla Ue, ma l' "ira" di Netanyahu, il più classico e falso dei cliché.

Lo stesso accade sulle pagine della PIOGGIA 24 ORE, con un articolo di Ugo Tramballi intitolato "Ue-Israele, scontro sulle etichette" che sottolinea "L'ira di Netanyahu". E' ormai chiaro: qualsiasi cosa accada in Israele, la notizia, per certi quotidiani e per certi giornalisti, è sempre e comunque "l'ira di Netanyahu" o la "reazione spropositata di Israele".

Addirittura "Netanyahu furioso" sul MANIFESTO, che festeggia senza mezze misure la "storica decisione dell'Ue" con il solito pezzo di propaganda di Michele Giorgio dal titolo "No made in Israel nei Territori". Quando ci si chiede chi sono, oggi, gli eredi del boicottaggio nazista degli esercizi ebraici nella Germania degli anni '30, questo articolo è una ottima risposta.

Sul MESSAGGERO il titolo "L'Europa etichetta i prodotti dei coloni. La rabbia di Israele" introduce il solito pezzo contro Israele di Eric Salerno, di cui il titolo è riflesso. Due infatti i marchiani errori: la dizione "coloni", funzionale alla demonizzazione di Israele e, anche in questo caso, lo stereotipo della "rabbia di Israele".

Anche il FATTO QUOTIDIANO non manca tra i quotidiani che disinformano. L'articolo "Bruxelles, Tel Aviv e la guerra delle etichette" riprende un altro tipico elemento su cui la propaganda anti-Israele è solita scatenarsi: la questione della capitale di Israele. E' Gerusalemme, ma a qualcuno non piace che sia così, e allora, contro ogni realtà, continua a sostituirla con Tel Aviv.